Gerusalemme Dalet Sivan, Tav-Shin (5 giugno 1940)
Questo giornale, La Nazione, è una creatura nuova sulla strada ebraica. È un giornale la cui struttura è "tra le parti” (interpartitica). E se vi chiedeste: “Cosa significa un giornale “tra le parti”? Come possiamo concepire un giornale che possa essere al servizio di tutte le parti insieme, nonostante i contrasti e le contraddizioni tra esse?
Infatti è una specie di “creatura” nata in grandi ristrettezze, attraverso duri e terribili travagli, in preda al veleno dell’odio che aveva spinto le nazioni del mondo a eliminarci dalla faccia della Terra, con il terribile sterminio di milioni dei nostri fratelli, e sono pronte a fare anche di peggio. La loro inclinazione sadica è insaziabile ma la catastrofe è duplice, perché non possiamo illuderci che tutto questo sia solo un fenomeno passeggero, transitorio, date le nostre passate esperienze nella storia, in cui se una nazione si scatena contro di noi, ne troviamo un’altra per sostituirla.
Tuttavia, adesso la situazione è totalmente cambiata. Non solo siamo circondati contemporaneamente da tutte le parti della nazione, ma anche le nazioni più illuminate ci hanno chiuso la porta in faccia senza alcun sentimento di pietà o compassione, in un modo così spietato che non ha precedenti in tutto il processo della storia umana, neanche nei tempi più barbari.
È chiaro, salvo affidarsi ai miracoli, che la nostra esistenza come individui o come nazione è sospesa sui piatti della bilancia tra la vita e la morte. E la nostra salvezza sarà quando individueremo la strategia necessaria, quel grande schema la cui direzione potrà essere trovata soltanto nell’imminente pericolo, e che farà inclinare l’ago della bilancia a nostro favore, al fine di dare un rifugio sicuro a tutti i nostri fratelli della diaspora, dato che come dicono tutti, al momento, è l'unico luogo di salvezza.
Allora per noi si aprirà la strada della vita, per continuare in qualche modo la nostra esistenza nonostante le difficoltà. E se perderemo l’occasione e non ci risolleveremo come una sola persona, con i grandi sforzi richiesti nel momento del pericolo, per garantire la nostra permanenza sulla terra, allora i fatti che abbiamo davanti rappresentano per noi una grande minaccia, poiché gli eventi si stanno sviluppando secondo la volontà dei i nostri nemici, determinati a eliminarci dalla faccia della Terra.
È altrettanto chiaro che l’enorme sforzo che richiede la strada dissestata da percorrere impone un’unità solida e dura come l’acciaio, da parte di tutti gli organi della nazione, senza eccezioni.
Se non usciremo con schiere unite verso le potenti forze che si mettono sulla nostra strada con lo scopo di nuocerci, scopriremo che la nostra speranza è condannata in anticipo.
E nonostante tutto ciò, ogni persona e ogni partito rimane a difendere scrupolosamente i propri beni senza alcuna concessione. E in nessun caso essi possono o, più correttamente, vogliono raggiungere l'unità nazionale, come richiederebbe questo periodo, così pericoloso per tutti noi. Così, siamo immersi nell'indifferenza come se nulla stesse accadendo.
Provate a immaginare se qualche nazione ci "indicasse la porta", come è così comune al giorno d'oggi, è certo che allora nessuno di noi penserebbe al proprio partito di appartenenza, perché il guaio ci impasterebbe tutti in un'unica massa, per difenderci o per fare i bagagli e fuggire per mare o per terra. Se sentissimo il pericolo come realtà, anche noi come loro saremmo senza dubbio uniti correttamente, senza alcuna difficoltà.
In queste circostanze, abbiamo riunito qui un piccolo gruppo di noi, appartenente a diverse correnti, persone che sentono la terribile frusta sulla schiena come se fosse già una realtà. Si sono presi l'impegno di pubblicare questo giornale, che credono sarà un canale affidabile attraverso cui trasmettere le loro sensazioni all’intero popolo, con tutte le sue correnti e fazioni, nessuna esclusa. Così, sarebbero cancellati i contrasti la faziosità di una visione ristretta. Più correttamente verrebbero messi a tacere e farebbero posto a ciò che esisteva prima, e tutti noi saremo in grado di unirci in un unico, solido corpo, capace di proteggere sé stesso in questo momento cruciale.
E sebbene questo pericolo sia conosciuto da tutti, come da noi, probabilmente questa conoscenza non si è ancora diffusa abbastanza in tutta la collettività per ciò che è veramente. Se lo avessero sentito, avrebbero già da tempo rimosso la polvere della faziosità con la stessa intensità che impedisce l'unità dei nostri ranghi. Se non è così, è solo perché questo sentimento non è ancora condiviso dalla maggioranza.
Per questo ci siamo assunti la spese di questo giornale, per stare in guardia, segnalare il guaio e spiegarlo al pubblico, fino a quando tutti gli elementi di segregazione saranno messi a tacere e saremo in grado di incontrare il nostro nemico con schieramenti uniti, dandogli la giusta risposta in tempo.
Inoltre, è garantito che ancora Israele non è vedovo e tra noi ci sono ancora quelli che cercano i cuori, che possono fornire un piano riuscito che unirà tutti gli strati della nazione.
Per esperienza, abbiamo imparato che proprio quelle persone passano inosservate e non hanno ascoltatori. In questo giornale, siamo disposti a fare spazio a chiunque abbia una soluzione garantita per unire la nazione, per pubblicizzarla e diffonderla al pubblico.
Oltre a quanto già detto, con la pubblicazione di questo giornale, ci proponiamo di difendere la nostra antica cultura millenaria, che risale a prima della rovina del nostro paese.
Miriamo a rivelarla e ripulirla da tutto ciò che su di essa si è accumulato durante gli anni del nostro esilio tra le nazioni, in modo che la pura natura degli ebrei torni a essere riconosciuta, come lo era a quel tempo. Questo ci porterà il beneficio più importante, poiché saremo in grado di collegare il nostro modo di pensare durante la diaspora con quel tempo glorioso, per redimerci dal prendere in prestito dagli altri.
I redattori
L’uomo è un essere sociale e poiché non può soddisfare i suoi bisogni vitali senza l’aiuto degli altri, è necessaria la collaborazione di molte altre persone per la sua esistenza.
Questo non è il luogo adatto per esaminare la formazione delle nazioni, possiamo solo studiare la realtà così come ci appare.
È un dato di fatto che non possiamo soddisfare le nostre esigenze da soli e per farlo abbiamo bisogno di una vita sociale.
Per questo motivo, gli individui furono costretti a riunirsi in un gruppo chiamato “nazione" o "stato", in cui ognuno si impegna nel proprio mestiere, alcuni nell'agricoltura, altri nell'artigianato. Sono collegati tramite il commercio dei loro prodotti. Così si sono create le nazioni, ognuna con la sua natura specifica, sia nella vita materiale che nella vita culturale.
Osservando la vita, vediamo che il processo di una nazione è totalmente uguale al processo di un individuo.
Il ruolo di ogni persona all’interno della nazione è uguale al ruolo degli organi di un singolo corpo. Ci deve essere totale armonia tra gli organi di ogni persona, gli occhi vedono e il cervello è assistito da essi per pensare e cercare, poi le mani lavorano o combattono, le gambe camminano.
Così ognuno sta in guardia e attende al suo ruolo. Allo stesso modo gli organi che compongono il corpo della nazione: consulenti, datori di lavoro, lavoratori, fornitori ecc. dovrebbero interagire in completa armonia tra loro.
Come la morte naturale di un individuo è il risultato della disarmonia tra i suoi organi, il declino naturale della nazione deriva da qualche impedimento che si è presentato tra i suoi organi, come hanno testimoniato i nostri saggi: “Gerusalemme fu distrutta solo a causa dell’odio infondato che esisteva in quella generazione”.
In quel periodo la nazione era afflitta e moriva, e i suoi organi erano sparsi in ogni direzione.
Pertanto è una condizione obbligatoria per ogni nazione essere fortemente unita al suo interno, così che tutti gli individui al suo interno siano legati l’uno all’altro da amore istintivo. Inoltre, non solo ogni individuo dovrebbe sentire che la felicità della nazione è la sua propria felicità e la degenerazione della nazione è la sua, ma deve essere disposto a dedicare tutto il suo essere al bene della nazione ogni volta che è necessario. Altrimenti il diritto di esistere come nazione nel mondo è perso fin dall’inizio.
Ciò non significa che tutti gli appartenenti alla nazione, senza eccezioni, debbano essere così. Significa che le persone della nazione che provano la sensazione armoniosa detta sopra sono quelle che formano la nazione e secondo le loro qualità viene misurata la felicità della nazione e il suo diritto di esistere. Questa, l’unità, dovrebbe esserci dopo che è stata trovata una quantità di individui sufficiente all’esistenza della nazione. Ci possono essere un certo numero di arti sparsi che non sono connessi al corpo della nazione in tutta la misura menzionata, ciononostante la base è già assicurata senza di loro.
Quindi, nell’antichità, non abbiamo trovato organizzazioni e società senza legami di parentela tra i loro membri, poiché quell'amore primitivo, necessario per l'esistenza della società, si trova solo nelle famiglie che discendono da un unico padre.
Tuttavia, con l'evoluzione delle generazioni, ci sono state società collegate sotto il termine di "stato", cioè senza legami familiari o razziali. L'unica connessione dell'individuo allo stato non è più un legame naturale e primitivo, ma nasce da un'esigenza comune in cui ogni individuo si lega al collettivo in un unico corpo, che è lo stato. E lo stato protegge con tutto il suo potere statale il corpo e i beni di ogni singolo individuo.
Di fatto questa transizione in cui le generazioni passarono da nazioni naturali a stati artificiali, cioè da legami derivati dall'amore primitivo a quelli nati da un bisogno comune, nulla toglie alle condizioni necessarie in una nazione naturale, di comune etnia.
Questa è la regola: come ogni individuo sano è dotato di un controllo totale dei propri organi, basato esclusivamente sui sentimenti di amore, poiché gli organi obbediscono volentieri senza nessun timore di punizioni, lo stato dovrebbe governare completamente tutti gli individui al suo interno, nel rispetto dei loro bisogni generali, basandosi sull’amore e sulla devozione istintiva degli individui nei confronti della collettività.
Questa è la forza più idonea, capace di muovere gli individui verso i bisogni della collettività.
Ad ogni modo, il dominio basato su coercizione e punizione è una forza troppo debole per motivare sufficientemente un individuo e renderlo capace di salvaguardare i bisogni collettivi.
Anche la società si indebolirà e non sarà in grado di adempiere al suo impegno di custodire e di salvaguardare la sicurezza fisica e i beni personali di ognuno.
E non ci interessa quale sia la forma di governo dello stato, se autocratica, democratica o cooperativa. Queste non cambiano affatto l’essenza della creazione di una forza di unità sociale. Non potrà essere costituita, tantomeno perdurerà, se non attraverso legami di amore sociale.
È una vergogna dover ammettere che uno dei meriti più preziosi che abbiamo perso durante l’esilio, e il più importante di essi, sia la perdita della consapevolezza della nazionalità, cioè quel sentimento naturale che unisce e sostiene ogni singola nazione.
I legami d’amore che connettono la nazione, così naturali e primitivi in tutte le nazioni, sono degenerati e si sono distaccati dai nostri cuori, e sono scomparsi.
E peggio di tutto, quel poco di amore che ci resta per la nazione, non ci viene instillato positivamente, come invece avviene in tutte le nazioni. Piuttosto è presente in noi con un aspetto negativo: è la sofferenza comune che prova ognuno di noi ad essere membro della nazione. Questo ci ha impresso una consapevolezza e una vicinanza nazionale, come tra compagni di sventura.
Questa è una causa esterna. Dal momento in cui questa causa esterna si è unita e si è mescolata con la nostra naturale consapevolezza nazionale, è emerso e germogliato da questo miscuglio una specie di amore nazionale, un fenomeno strano innaturale e incomprensibile. E soprattutto è completamente inadatto al suo compito. La sua quantità di calore è sufficiente solo per un ardore effimero, ma senza la potenza e la forza con cui poterci ricostruire come una nazione che si sostiene da sola. Questo perché un’unione dovuta a una causa esterna non si può considerare unione nazionale.
In questo senso siamo come un mucchio di noci unite dall’esterno in un unico corpo, in un sacco che le avvolge e le unisce.
La loro dimensione di unità non le rende un corpo unico, e ogni movimento applicato al sacco produce in loro tumulto e separazione. Così esse arrivano costantemente a nuove unioni e ad aggregazioni parziali. Tutta la mancanza è che sono prive di una coesione naturale interna e tutta la loro forza di unificazione proviene da accadimenti esterni. Tornando a noi, questo fa molto male al cuore.
In effetti la scintilla del nazionalismo è rimasta dentro di noi nella sua misura massima ma si è affievolita ed è diventata inattiva. È stata anche molto colpita dalla mescolanza ricevuta dall’esterno, come abbiamo detto. Tuttavia questo ancora non ci aiuta e la realtà è molto amara.
L'unica speranza per noi è quella di istituire una nuova educazione nazionale, che riveli e riaccenda il naturale amore nazionale che si è offuscato dentro di noi, per far rivivere ancora una volta, con ogni mezzo adatto allo scopo, i muscoli della nazione, rimasti inattivi per due millenni. Allora sapremo di avere una base naturale e affidabile, per poter ricostruire e continuare la nostra esistenza come nazione qualificata a comportarsi come tutte le nazioni del mondo.
Questo è un prerequisito per qualsiasi lavoro e per qualsiasi azione. All'inizio, le fondamenta devono essere costruite in modo sufficientemente sano per sostenere il carico che devono sopportare. Poi inizia la costruzione dell'edificio. Ma è un peccato per coloro che costruiscono edifici senza una base abbastanza solida. Non solo non costruiscono nulla, ma mettono a rischio se stessi e coloro che gli stanno accanto, perché l'edificio cadrà con il minimo movimento e le sue parti si disperderanno in tutte le direzioni.
Per quanto riguarda l'istruzione nazionale menzionata prima, mi preme sottolineare quanto segue: sebbene io miri a seminare un grande amore tra gli individui della nazione in particolare e per tutta la nazione in generale, nella massima misura possibile, ciò non è affatto simile allo sciovinismo o al fascismo. Noi li detestiamo e la mia coscienza ne è totalmente libera. Nonostante l’apparente somiglianza delle parole nel loro suono superficiale, poiché lo sciovinismo non è altro che eccessivo amore nazionale, sono essenzialmente ideologie lontane come il nero dal bianco.
Per percepire facilmente la differenza, dovremmo confrontarle con le misure dell'egoismo e dell'altruismo nell'individuo. Come detto sopra, il processo della nazione è molto simile a quello di un individuo in tutti i dettagli specifici. Questa è una chiave generale con cui comprendere tutte le leggi nazionali senza deviare a destra o a sinistra, nemmeno di un millimetro.
Chiaramente, la misura dell'egoismo impresso in ogni creatura è una condizione necessaria per la sua stessa esistenza. Senza di esso, non sarebbe affatto un essere distinto e a sé stante. Tuttavia, questo non dovrebbe affatto negare la quantità di altruismo in una persona. L'unica cosa necessaria è stabilire dei confini precisi tra queste: la legge dell'egoismo deve essere mantenuta in tutta la sua potenza, nella misura del minimo per la sopravvivenza. E a qualunque eccedenza di tale misura è concesso il permesso di rinunciare per il benessere del prossimo.
Naturalmente, chiunque si comporti in questo modo è da considerarsi eccezionalmente altruista. Tuttavia, chi rinuncia alla propria minima parte anche se per il bene degli altri, e quindi rischia la propria esistenza, questo è da considerarsi un atto completamente innaturale e non può essere mantenuto che una sola volta nella vita.
L'egoista eccessivo, che non ha alcuna considerazione per il benessere degli altri, è ripugnante ai nostri occhi, poiché questa è l’essenza di saccheggiatori, assassini e tutti coloro che sono corrotti.
Similmente per l'egoismo e l'altruismo nazionale: anche l'amore nazionale deve essere impresso in tutta la popolazione, non meno dell'amore individuale egoistico di una persona per i propri bisogni, in modo sufficiente a sostenere l'esistenza della nazione in quanto tale, così che possa continuare da sola. E il surplus anche in misura minima può essere destinato al benessere degli uomini, all'umanità intera, senza distinzioni di nazione o di razza.
Di contro, noi odiamo profondamente l’eccessivo egoismo nazionale, a partire da quelle nazioni che non hanno alcuna considerazione per il benessere degli altri, fino a quelle che depredano e distruggono altre nazioni per il proprio piacere, che è chiamato "sciovinismo".
Così, coloro che si sottraggono completamente al nazionalismo e diventano cosmopoliti per motivi umanitari e altruistici commettono un errore fondamentale, poiché il nazionalismo e l'umanesimo non sono affatto in contraddizione.
È quindi evidente che l'amore nazionale è la base di ogni nazione, così come l'egoismo è alla base di tutti gli esseri che esistono individualmente. Senza di esso, il mondo non potrebbe esistere. Allo stesso modo, l'amore nazionale negli individui di una nazione è la base dell'indipendenza di ogni popolo. Questa è l'unica ragione per cui essa continua o cessa di esistere.
Per questo motivo, questa dovrebbe essere la prima preoccupazione per la rinascita della nazione. Questo amore non è in noi attualmente, perché lo abbiamo perso durante il nostro vagabondaggio tra le nazioni negli ultimi due millenni. Qui si sono riuniti solo individui senza alcun legame di puro amore nazionale tra di loro. Piuttosto, uno è collegato da una lingua comune, un altro per la medesima patria di provenienza, un terzo per la religione comune, e un quarto per una storia condivisa. Tutti vogliono vivere qui secondo la modalità con cui hanno vissuto nella nazione da cui sono venuti. Non tengono conto del fatto che c'era una nazione basata sui propri membri, prima che lui o lei si inserissero, e per la cui costruzione lui o lei non hanno avuto parte attiva.
Tuttavia, quando una persona viene in Israele, dove non ci sono ordinamenti prestabiliti in grado di far funzionare una nazione da sola, non abbiamo un'altra base nazionale su cui poter contare, e non abbiamo neppure un desiderio per questo. Piuttosto, qui dobbiamo affidarci interamente alla nostra struttura; e come può avvenire quando non c'è ancora un naturale legame nazionale che ci unisca per questo compito?
Questi legami deboli, come linguaggio, religione e storia, sono valori importanti, e nessuno nega i loro meriti nazionali. Tuttavia, sono ancora del tutto insufficienti per il sostentamento autonomo di una nazione. Alla fine, tutto ciò che abbiamo qui è un raduno di estranei, discendenti da culture di settanta nazioni, ognuno dei quali costruisce un palcoscenico per sé stesso, il proprio spirito e le proprie inclinazioni. Qui non c'è nulla di fondamentale e naturale che ci unisca tutti dall'interno in un'unica massa.
So che c'è una cosa che è comune a tutti noi: la fuga dall’amaro esilio. Tuttavia, questa è solo un'unione superficiale, come il sacco che tiene insieme le noci, come si è detto sopra. Per questo ho detto che dobbiamo istituire per noi un'educazione speciale attraverso una vasta propaganda, per infondere in ognuno di noi sentimenti di amore nazionale, sia tra una persona e l'altra, che tra gli individui e la collettività, per riscoprire l'amore nazionale che è stato instillato in noi fin da quando eravamo sulla nostra terra come nazione tra le nazioni.
Questo lavoro precede tutti gli altri perché, oltre a essere la base, dà statura e successo a tutte le altre azioni che vogliamo intraprendere in questo campo.
A.G.
Dovremmo riesaminare il nome della nostra nazione. Siamo cresciuti abituati a chiamarci "Ebrei", mentre i nostri nomi abituali, "Giudeo" o "Israele", sono diventati obsoleti. Tanto che per distinguere il gergo dalla lingua della nazione chiamiamo la lingua “ebraico" e il gergo "yiddish".
Nella Bibbia troviamo il nome, ebreo, pronunciato solo dalle nazioni del mondo, e specialmente dagli Egiziani, come in: "Vedi, egli ci ha portato un ebreo per prendersi gioco di noi" (Genesi 39:14), o "E lì c'era con noi un giovane, un ebreo" (Genesi 41:13), o "Questo è uno dei figli degli Ebrei" (Esodo 2:6). Anche i filistei usano questo nome: "Per timore che gli ebrei facciano una spada" (1 Samuele 13:19). Lo troviamo anche nel rapporto tra noi e le nazioni, come nella guerra di Saul con i filistei, quando egli dichiarò: " Che gli Ebrei ascoltino" e "gli Ebrei attraversarono il Giordano" (1 Samuele 13:7).
Inoltre, troviamo costantemente il nome "Ebreo" vicino a termini come schiavi, come uno schiavo ebreo o una serva ebrea, ecc. Tuttavia, in verità, non incontreremo mai nella Bibbia il nome "Ebreo", ma solo uno dei due nomi, "Israele" o "Giudeo".
L'origine del nome, "Ebreo", è legata al fatto che probabilmente esisteva un popolo antico conosciuto con quel nome, poiché il versetto (Genesi 10:21) indica il nome del figlio di Noè come il padre di quella nazione: “E haShem, il padre di tutti i figli dell’Eterno". Abramo il patriarca apparteneva a quella nazione, ed è per questo che le nazioni lo chiamavano: "Abramo l'Ebreo", come pure: "e disse ad Abramo l'Ebreo"
(Genesi 14:13).
Per questo motivo, prima che Israele diventasse una nazione tra le nazioni, essi erano chiamati "Ebrei", come la nazione di Abramo il patriarca, l'Ebreo. Sebbene i figli di Israele si distinguessero in Egitto come una nazione a parte, come è scritto: "Ecco, il popolo dei figli di Israele è troppo numeroso e troppo potente per noi; venite, affrontiamoli con saggezza, per evitare che si moltiplichino" (Esodo 1:10). Tuttavia, questo nome è come il nome di una tribù e non di una nazione, perché essi diventarono una nazione solo dopo essere arrivati nella terra di Israele. Da ciò dovremmo concludere che questo è il motivo per cui le altre nazioni non hanno voluto chiamarci: “la nazione israeliana” anche dopo che eravamo arrivati in quella terra, per non ammettere la nostra esistenza come nazione. Lo hanno sottolineato chiamandoci “ebrei”, come ci avevano chiamato prima che arrivassimo nella terra.
Non è un caso che il nome, "Ebrei", sia assente nella Bibbia e nella letteratura successiva, tranne che in relazione ai servi e alle domestiche, a cui il nome "Ebreo" si associa con insistenza: "Schiavo ebreo", "Serva ebrea". Ma non incontreremo mai uno "schiavo israeliano" o uno "schiavo giudeo". Questo accostamento è probabilmente una testimonianza della schiavitù in Egitto, che ci viene comandato di ricordare (Deuteronomio 5:15), "E tu ricorderai di essere stato uno schiavo in terra d'Egitto".
Ancora oggi la maggioranza delle nazioni si riferisce a noi come "giudei" o "israeliani", e solo la nazione russa si riferisce a noi come "ebrei". Si suppone che coloro che odiano Israele abbiano adottato tra loro questa etichetta, con la cattiva volontà di negare la sua nazionalità, proprio come i popoli antichi. Sembra che essi abbiano approfondito il significato di questo nome molto più di noi, che l'abbiamo scelto distrattamente perché usato nella lingua russa, senza troppi interrogativi. Ne consegue che, se vogliamo rispettare noi stessi, dobbiamo smettere di usare il termine "ebreo" in relazione a qualsiasi persona libera tra noi.
Infatti, per quanto riguarda il nome della lingua, se avessimo una fonte storica, una lingua parlata dall'antica nazione ebraica, allora forse potremmo chiamarla "ebraico". Tuttavia, non ho trovato una sola prova storica che questa antica nazione parlasse questa lingua.
Per questo motivo, dovremmo prendere in considerazione la letteratura talmudica, che è più vicina alla fonte di quanto lo siamo noi da quindici secoli.
Tra loro è stato inequivocabilmente accettato che gli antichi ebrei non usavano affatto questa lingua. Essi dicevano: "All'inizio la Torah fu data a Israele tramite le lettere ebraiche e nella lingua sacra. Fu data loro una seconda volta ai tempi di Ezra, in lettere assire e nella lingua aramaica. Israele scelsero per loro le lettere assire e la lingua sacra, e lasciarono ai non istruiti le lettere ebraiche e la lingua aramaica" (Sanhedrin, 21b).
Così, apprendiamo dalle loro parole che solo le lettere ci sono arrivate dagli ebrei, e non la lingua, perché dicevano: "lettere assire e lingua sacra" e non "lettere e lingua ebraica".
Troviamo (Megillah, p. 8), "Al contrario, una Bibbia che è scritta come traduzione, e una traduzione che è scritta come Bibbia, e le lettere ebraiche non contaminano le mani". Così, hanno sottolineato, "una traduzione che è scritta come la Bibbia, con scritte ebraiche". Non hanno detto "una traduzione che è scritta in ebraico e in lettere ebraiche", come la Mishnah (Yadaim, 4:5). Questo "al contrario" è tratto da lì per insegnarci che solo le lettere sono attribuite agli ebrei e non la lingua.
Inoltre non vi è alcuna prova nelle parole della Mishnah perché sembra che sul testo ci sia stata un'influenza romana. Ma quando stavano memorizzando la Mishnah hanno fatto le dovute precisazioni.
Invece, troviamo che più volte i Tannaim si riferivano al linguaggio come “la lingua sacra”. Una era (Sifrey Beracha [Libri delle Benedizioni], 13), “Tutti coloro che abitano nella terra di Israele, leggono lo Shema mattina e sera e parlano la lingua sacra, meritano il mondo a venire”. E anche (Shekalim fine del capitolo 3) “Impariamo da Rabbi Meir che tutti coloro che si trovano stabilmente nella terra d’Israele e parlano la lingua sacra….” ecc.
Anche supponendo di poter trovare in qualche fonte storica che gli antichi ebrei parlavano questa lingua, ciò non ci obbliga a dare loro il nome di questa lingua, poiché non c’è traccia di questa nazione tra i vivi. Come abbiamo detto, questo nome non aggiunge nulla alla nostra dignità nazionale e solo i nostri nemici ce lo hanno attribuito di proposito, per eliminare e minimizzare l’immagine dei meriti della nazione.
Quindi dovremmo anche evitare di seguire la lingua inglese, che definisce la nazione “Giudei” e la lingua “ebraica”
Dovremmo anche determinare quale sia il nome più adatto a noi: "Giudei" o "Israeliani". Il nome "Israele" deriva da nostro padre, Giacobbe, che, come è scritto, viene chiamato con espressioni di potere e di onore: "Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele; poiché hai lottato con Dio e con gli uomini e hai trionfato" (Genesi 32:29). È dopo di lui che siamo stati chiamati "Israele”.
Tuttavia, dopo re Salomone, la nazione si divise in due: le dieci tribù, che consacrarono Geroboamo figlio di Navat e le due tribù, di Giuda e Beniamino, che rimasero sotto la dinastia di Rehav'am, figlio di Salomone. Il nome "Israele" rimase alle dieci tribù, e le due tribù, di Giuda e Beniamino, presero per loro il nome di "Giudei", come abbiamo constatato nella storia di Ester: "C'era un certo giudeo nel castello di Shushan, il cui nome era Mordecai, il figlio di Jair, figlio di Shimei, figlio di Kish, un beniamita". Così anche coloro della tribù di Beniamino si chiamarono "giudei".
Le dieci tribù furono esiliate dalla terra molto prima dell'esilio di Giuda, e da allora non ne è più rimasta traccia. L’esule Giuda, che fu mandato in Babilonia, ritornò in quella regione dopo settant'anni di esilio e la ricostruì. Per questo motivo, durante tutto il periodo del Secondo Tempio, il nome "giudei" è menzionato più spesso, mentre il nome "Israele" è menzionato raramente, solo in circostanze straordinarie.
Anche noi, figli dell'esilio del Secondo Tempio, siamo chiamati principalmente con il nome di "giudei", poiché veniamo dall'esilio del Secondo Tempio, e siamo la progenie delle due tribù, di Giuda e Beniamino, che si sono dati il nome di "giudei". Di conseguenza, dovremmo stabilire che il nome della nostra nazione è "giudei" e non "la nazione israeliana" o "Israele", che è il nome delle dieci tribù.
E per quanto riguarda la lingua, dovremmo
scegliere certamente la "lingua giudaica", e non la "lingua israeliana", perché non troviamo nella Bibbia questo accostamento di "lingua israeliana", in contrapposizione alla definizione di "giudaica": "Essi non sapevano parlare giudaico" (Neemia 13,24), e anche: "E Dio disse ... 'parla ora ai tuoi servi in aramaico, perché noi lo capiamo; e non parlare con noi in giudaico il popolo che è sulle mura ha orecchie per sentire '" (2 Re 18)
Piuttosto, dobbiamo sottolineare che questo è il motivo per cui chiamavano la loro lingua, "giudaica", dato che il popolo del re Ezechiah era chiamato "giudeo", così come quelli che venivano dall'esilio in Babilonia. Ma le dieci tribù, che erano chiamate "israeliani", chiamavano anche la loro lingua "lingua israeliana". Eppure, anche se supponiamo che sia così, non è comunque una ragione per noi, figli di Giuda e di Beniamino, chiamare la nostra lingua "israeliana".
Per riassumere quanto abbiamo detto, sia alla nazione che alla lingua deve essere dato solo il nome di Giuda. La nazione deve essere chiamata "giudei", e la lingua "giudaica". Questa lingua nel suo gergo dovrebbe essere chiamata "yiddish". Solo la terra può essere chiamata "la terra di Israele", poiché è l'eredità di tutte le tribù.
Critica del marxismo alla luce della nuova realtà e soluzione alla questione dell'unificazione di tutte le fazioni della nazione.
Mi è stato chiesto di offrire una soluzione, secondo il mio punto di vista, al doloroso problema di unire tutti i partiti e le fazioni intorno a una base omogenea. Innanzitutto devo ammettere di non avere una soluzione a questa questione nel modo in cui è stata presentata. Né ci sarà mai una soluzione, come risulta dal fatto che i saggi di tutte le nazioni e di tutti i tempi l'hanno esaminata, ma non hanno trovato una soluzione naturale che possa essere accettata da tutte le fazioni. Molti hanno sofferto e molti soffriranno ancora prima di trovare l’aureo cammino che non contraddica alcuna delle loro opinioni.
La difficoltà della questione è che gli uomini non possono affatto rinunciare alla tendenza dei loro ideali, poiché si possono fare concessioni quando si tratta della vita materiale, nella misura in cui sono necessarie all'esistenza del proprio corpo, ma non è così con gli ideali. Per natura gli idealisti daranno tutto ciò che hanno per il trionfo della loro idea. E se devono rinunciare ai loro ideali anche solo un po', questa non sarà una concessione completa. Piuttosto, stanno all'erta e aspettano il momento opportuno in cui possono reclamare ciò che è loro. Non ci si può quindi fidare di tali compromessi.
Ciò è ancora più evidente con una nazione antica, con una civiltà millenaria. I suoi ideali si sono già sviluppati molto prima che in nazioni formate più di recente, quindi non c'è alcuna speranza che possano scendere a compromessi su questo, nemmeno un po'. Non è saggio pensare che alla fine, l'idea più giusta vincerà sulle altre, perché col tempo andranno tutte bene, dato che “non c'è un uomo senza il suo spazio, né una questione senza il suo momento", come hanno affermato i nostri saggi.
Per questo motivo, gli ideali ritornano nel mondo ciclicamente. Idee che erano state abbandonate nell'antichità sono riapparse nel Medioevo, e una volta dimenticate nel Medioevo, sono state fatte rinascere nella nostra generazione. Questo indica che sono tutte corrette e nessuna di esse ha il diritto di esistere in eterno.
Ma anche se questa corsa continua fa danni tremendi alle nazioni del mondo queste, hanno ancora una forte spina dorsale che permette loro di tollerare questo terribile fardello. In qualche modo questo non minaccia nell’immediato la loro esistenza. Ma cosa può fare una misera nazione quando la sua intera esistenza dipende dalle briciole e dagli avanzi di cibo che le nazioni le gettano misericordiosamente una volta che sono completamente sazie? La loro schiena è troppo fragile per sopportare il peso di questa corsa frenetica, soprattutto in questo periodo pericoloso in cui ci troviamo sull'orlo dell'abisso - tutti concordano che non è il momento per scontri e guerre interne tra fratelli.
Alla luce della gravità della situazione, ho una vera e propria soluzione da suggerire, che credo meriti di essere accettata, e che riunirà tutte le nostre fazioni in una singola unità. Tuttavia, prima di iniziare a presentare il mio suggerimento, vorrei tranquillizzare i lettori riguardo alle mie opinioni politiche.
Devo ammettere che considero l'idea socialista di una divisione equa e giusta come la più vera. Il nostro pianeta è abbastanza ricco da provvedere a tutti, quindi perché dovremmo combattere fino alla morte questa tragica guerra che ha offuscato le nostre vite per generazioni?
Condividiamo in egual misura tra noi il lavoro, i suoi prodotti e la fine di tutti i problemi. Dopotutto che piacere provano i milionari, se non la sicurezza del loro sostentamento e quello della loro progenie per diverse generazioni? Ma in un regime di divisione equa potranno ottenere la stessa forte certezza e anche di più.
E se doveste dire che non avranno il rispetto che avevano quando erano proprietari di patrimoni, anche questo è insignificante, dato che tutti i forti che hanno acquisito il potere di meritarsi il rispetto come proprietari, troveranno certamente la stessa misura di onore altrove, perché le porte della competizione e dell’onore non saranno mai chiuse a chiave.
In effetti, per quanto autentico possa essere questo ideale, a coloro che vi aderiranno ora non prometto neanche un angolo di paradiso. Al contrario, è garantito che avranno problemi come all'inferno, come ci ha già insegnato la Russia che ne è la prova vivente. Tuttavia, questo non nega la correttezza di questo ideale.
Il suo unico difetto è che per noi è prematuro. In altre parole la nostra generazione non è ancora moralmente matura da poter digerire un regime di divisione equa e giusta. Questo perché non abbiamo avuto abbastanza tempo per evolvere a sufficienza per accettare il principio: “da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo le sue necessità"
Questo è come il peccato di Adam HaRishon, il primo uomo. I nostri antichi saggi hanno spiegato che il peccato fu perché: “egli mangiò frutta acerba”, prima che fosse abbastanza matura. Per quel piccolo gesto il mondo intero è stato condannato a morte. Questo ci insegna che questo fatto è il precursore di tutti i mali nel mondo.
Le persone non sanno come porre attenzione e osservare i fatti per vedere se sono maturi a sufficienza. Anche se una questione può essere utile, ed è vera secondo il suo contenuto, dobbiamo approfondire per vedere se è maturata a sufficienza, e se i destinatari sono sufficientemente maturi per poterla digerire nel loro intestino. Finché manca ancora il tempo dello sviluppo, ciò che è veritiero e benefico si trasformerà in qualcosa di dannoso e ingannevole da digerire. Pertanto saranno condannati a morire, perché chi mangia frutta acerba muore per il suo peccato.
Alla luce di ciò, il groviglio russo non ha dimostrato che l’ideale socialista sia sostanzialmente ingiusto, dato che non hanno avuto tempo a sufficienza per accettare questa verità e questa giustizia.
Non sono ancora in grado di comportarsi di conseguenza, sono solamente danneggiati dal loro sviluppo insufficiente e dalla mancanza di predisposizione verso questo ideale.
Vale la pena di ascoltare le parole di M. Botkovsky (Davar, articolo n. 4507): Egli chiede: “Perché un politico, un membro del movimento socialista, non dovrebbe fare come quel fisico che, in seguito all’esperienza, ha scoperto difetti nell’interpretazione a cui era abituato secondo le leggi ferree della sua teoria, e non ha avuto paura di abbandonarla?
Prima ha cercato di aggiustarla leggermente e alla fine, quando non ha potuto più fronteggiare la realtà, fu pronto a dichiararla non idonea”.
Egli spiega: “In un momento di distruzione del Movimento Operaio Internazionale, dobbiamo purificarci dai pregiudizi. Quando i fatti parlano il linguaggio della sconfitta, dobbiamo sederci di nuovo alla scrivania ed esaminare con rigore il metodo e i suoi principi. Dobbiamo riconoscere la responsabilità che grava sulle spalle di coloro che continuano a indagare su quella strada e i suoi fondamenti.
Questo è il percorso del pensiero scientifico quando è messo alle strette dalle contraddizioni tra la nuova realtà e la teoria che spiega la vecchia realtà. Solo una svolta ideologica permette una nuova scienza e una nuova vita”.
E conclude: "Se non neghiamo la nostra coscienza, affermiamo che è arrivato il tempo di un dibattito approfondito, un periodo di travaglio. Ora è il momento che i leader del movimento si alzino in piedi e rispondano alla domanda: "Cosa significa oggi il socialismo? Qual è la strada che devono percorrere le truppe?"".
Dubito che qualcuno nel movimento risponderà alle sue parole, o forse sarà in grado di capire le sue parole per come sono veramente. Non è facile per un uomo centenario che ha avuto tanto successo nei suoi studi fino ad ora, alzarsi e tutto d'un tratto cancellare la sua teoria precedente, tornare a sedersi alla scrivania nuovamente e riprendere gli studi come quel fisico o come il compagno Botkovsky richiede ai leader del movimento socialista.
Eppure, come si possono ignorare le sue parole? Mentre è ancora possibile stare seduti con le mani incrociate riguardo alla rovina del Movimento Operaio internazionale, poiché non si trovano di fronte a una distruzione imminente, hanno ancora assicurata una certa condizione di vita come servi e schiavi sottomessi; non è così per quanto riguarda il pericolo che il Movimento Operaio Ebraico si trova ad affrontare. Essi stanno veramente affrontando lo sterminio sotto lo slogan del nemico: "distruggere, uccidere e far perire... bambini e donne", come ai tempi della Regina Ester.
Non dobbiamo paragonare il nostro stato di distruzione con quello del movimento tra le nazioni del mondo. Se fossimo soltanto venduti come schiavi o servi, resteremmo in silenzio come loro. Tuttavia ci viene negata persino la sicurezza della vita come schiavi e servi.
Non dobbiamo quindi lasciar passare il momento. Dobbiamo tornare a sederci alla scrivania, riesaminare l'ideale socialista alla luce dei fatti e delle contraddizioni che sono emerse ai giorni nostri, e non temere affatto di rompere le barriere ideologiche, perché nulla impedisce di salvare vite umane.
A tal fine, esamineremo brevemente l'evoluzione del socialismo fin dalle sue prime fasi. In generale, ci sono tre periodi: Il primo è stato il socialismo umanistico basato sullo sviluppo della moralità.
Era rivolto esclusivamente agli sfruttatori.
Il secondo si basava sul riconoscimento della giustizia e della malvagità. Era rivolto principalmente agli sfruttati, per portarli alla consapevolezza che i lavoratori sono i veri proprietari di ogni frutto del lavoro e che il prodotto sociale appartiene a loro. Poiché gli operai sono la maggioranza nella società, si era certi che una volta capito di essere i giusti, si sarebbero sollevati come uno solo, avrebbero preso ciò che era loro e avrebbero istituito un governo che attuasse una divisione giusta ed equa nella società.
Il terzo è il marxismo, che ha avuto più successo di tutti, e che si basa sul materialismo storico. La grande contrapposizione tra forze creative, cioè i lavoratori e coloro che li sfruttano, i datori di lavoro, implica che la società finisca per andare incontro al pericolo e alla distruzione. Allora arriverà la rivoluzione nel regime della produzione e della distribuzione. Il governo capitalistico sarà costretto alla rovina a favore del governo del proletariato.
Secondo Marx, questo governo doveva emergere da solo, per causa ed effetto. Ma allo scopo di arrivare prima alla fine, bisognava cercare tattiche e porre ostacoli al governo capitalista, per anticipare la rivoluzione.
Prima di arrivare a criticare il suo metodo, devo ammettere che è il più giusto tra tutti quelli dei suoi predecessori. Dopotutto, abbiamo assistito al grande successo che ha avuto in quantità e qualità in tutto il mondo, prima di arrivare alla sperimentazione pratica con molti milioni di russi. Fino ad allora, quasi tutti i leader dell'umanità ne erano attratti e questa è una vera testimonianza della validità del suo metodo.
Inoltre, anche teoricamente, le sue parole hanno un valore e nessuno è stato in grado di contraddire la sua posizione storica secondo cui l'umanità si sta dirigendo lentamente e gradualmente verso l'alto, come su una scala. Ogni passo non è che la negazione del precedente, quindi ogni movimento e fase che l'umanità ha compiuto nel governo politico non è che la negazione del suo stato precedente.
La durata di ogni fase politica è solo il tempo necessario per svelare le sue mancanze e il suo male. Mentre scopre i suoi errori, lascia il posto a una nuova fase, liberata da questi errori. Così, questi guasti che appaiono in una situazione e la distruggono sono le forze stesse dell'evoluzione umana, poiché elevano l'umanità a uno stato più corretto.
Inoltre, gli errori della fase successiva portano l’umanità ad un terzo e migliore stato. Così, persistendo in successione, queste forze negative che appaiono nelle situazioni sono le ragioni del progresso dell’umanità. Attraverso di esse, si sale sui gradini della scala. Sono affidabili nell’adempimento del loro dovere che è quello di portare l’umanità all’ultimo, il più desiderabile stato di evoluzione, purificata da ogni ignominia e imperfezione. In questo processo storico, egli ci mostra come il governo feudale abbia manifestato le sue mancanze e sia stato corrotto, lasciando il posto al governo borghese. Ora è tempo che il governo borghese mostri i suoi fallimenti e sia distrutto facendo posto ad un governo migliore, che secondo lui è il governo del proletariato.
Tuttavia, in questo ultimo punto, dove promette che dopo la rovina dell’attuale governo borghese verrà immediatamente insediato un governo proletario, qui sta il punto debole del suo metodo: la nuova realtà che abbiamo davanti lo nega. Egli pensava che il governo proletario sarebbe stato il passo successivo al governo borghese, e quindi riteneva che annullando il governo borghese si sarebbe instaurato immediatamente un governo proletario. Eppure la realtà dimostra che il passo successivo alla distruzione dell’attuale governo è quello dei nazisti o dei fascisti. Evidentemente siamo ancora a metà dello sviluppo umano. L’umanità non ha ancora raggiunto il livello più alto della scala evolutiva. Chi può presupporre quanti fiumi di sangue devono ancora essere versati prima che l’umanità raggiunga il livello desiderato?
Per trovare una via d’uscita a questa situazione complicata, dobbiamo comprendere a fondo la sopracitata legge di evoluzione graduale su cui egli ha basato tutto il suo metodo. Dobbiamo sapere che questa legge è inclusiva per l’intera creazione, tutti i sistemi della natura, sia organici che inorganici, si basano su di essa fino alla specie umana con tutte le sue proprietà sia idealistiche che materiali.
In tutto ciò, non c’è nulla che non obbedisca alla legge ferrea dell’evoluzione graduale che deriva dalla collisione di queste due forze: 1. una forza positiva, cioè costruttiva, 2. una forza negativa, cioè una forza che nega e distrugge.
Esse creano e completano l’intera realtà, in generale e in particolare, attraverso una dura e continua guerra tra loro. Come abbiamo detto sopra, la forza negativa appare alla fine di ogni fase politica, elevandola a uno stato migliore. Così le fasi si susseguono fino a raggiungere la loro perfezione finale.
Prendiamo il pianeta Terra come esempio: all'inizio non era che una palla di gas simile a una nebbia. Attraverso la forza di gravità al suo interno, in certo periodo di tempo, ha concentrato gli atomi in essa contenuti in un cerchio più stretto. Di conseguenza, la sfera di gas è diventata una palla di fuoco liquida.
Dopo periodi di guerre tremende tra le due forze della Terra, quella positiva e quella negativa, infine la forza di raffreddamento ha trionfato sulla forza del fuoco liquido. Ha raffreddato una sottile crosta intorno alla terra che si è indurita.
Tuttavia, dallo scontro delle forze il pianeta non si era ancora placato e dopo qualche tempo la forza liquida del fuoco vinse ed eruttò con grande tumulto dalle viscere della Terra, sollevando e frantumando la crosta fredda e dura e trasformando di nuovo il pianeta in una palla di fuoco. Di nuovo iniziò un periodo di guerre nuove finché alla fine la forza del fuoco venne nuovamente sopraffatta e questa volta la crosta fu più spessa e più resistente all’eruzione dei fluidi. Questa volta durò più a lungo, ma alla fine i liquidi si sovrapposero nuovamente e esplosero dalle viscere della Terra, facendo a pezzi la crosta. Ancora una volta venne tutto distrutto e si trasformò in una palla liquida.
Così i periodi si sono avvicendati uno dietro l’altro e ogni volta che la forza di raffreddamento ha prevalso, la crosta conquistata è diventata più spessa. Alla fine le forze positive hanno sopraffatto quelle negative e sono entrate in totale armonia: i liquidi hanno preso il loro posto nelle viscere della Terra e la crosta fredda intorno è diventata abbastanza spessa da permettere la creazione di vita organica al di sopra, com’è oggi.
Tutti i corpi organici si sviluppano secondo lo stesso ordine. Dal momento della semina fino alla loro maturazione, subiscono diverse centinaia di periodi di situazioni causate dalle due forze, quella positiva e quella negativa e dalla guerra tra esse, come descritto riguardo alla Terra. Queste guerre producono la maturazione dei frutti.
Inoltre ogni essere vivente inizia con una piccola goccia di liquido, con uno sviluppo graduale in diverse centinaia di fasi attraverso la lotta delle forze di cui sopra, diventando infine: “un grande bue, adatto ad ogni lavoro”, o “un grande uomo, adatto a tutti i ruoli”.
Tuttavia dovrebbe esserci un’altra distinzione tra il bue e l’uomo: oggi il bue ha già raggiunto la fase finale dello sviluppo. Per noi invece la forza materiale non è ancora sufficiente a portarci alla completezza a causa del potere contemplativo che è in noi e che è migliaia di volte più prezioso della nostra forza materiale.
Così per l’uomo c’è un nuovo ordine di sviluppo progressivo, a differenza di qualsiasi altro animale: lo sviluppo graduale del suo pensiero.
Inoltre, essendo una creatura sociale, lo sviluppo individuale non è sufficiente. La perfezione finale di ciascuno dipende piuttosto dallo sviluppo di tutti i membri della società. Per quanto riguarda lo sviluppo della propria capacità intellettuale, cioè la capacità di discernere ciò che è bene e ciò che è male per lui - anche se non dobbiamo pensare che l'uomo sia ancora allo stadio di uomo primitivo - è chiaro che non abbiamo raggiunto la perfezione. Piuttosto, siamo ancora nel bel mezzo del suo sviluppo, ancora impegnati nella guerra tra le forze positive e negative, come detto sopra a proposito della Terra, e che sono fedeli messaggere nel loro ruolo di portare l'umanità al suo completamento finale.
Come ho detto, poiché l'ideale socialista è il più giusto di tutti i metodi, richiede una generazione altamente sviluppata che possa elaborarlo e comportarsi di conseguenza. Dato che l’umanità di oggi si trova al centro della scala dello sviluppo, nel mezzo del conflitto tra le forze positive e quelle negative, non è ancora adatta a questa idea sublime. Piuttosto è prematura come un frutto acerbo. Quindi non solo non è dolce al palato, ma la forza negativa in esso è anche un veleno dannoso, a volte mortale. Questo è il guaio di quella nazione, per cui soffre così, dato che sono prematuri e privi delle qualità elementari adatte ad assumere questo giusto governo.
Il lettore non deve sospettare che io abbia un concetto spirituale di questo argomento, perché Marx stesso dice la medesima cosa: egli ammette che "al primo livello della società, le carenze sono inevitabili".
Tuttavia, promette che: "al livello più alto della società cooperativa, una volta scomparsa la rozza gerarchia delle persone nella divisione del lavoro, insieme alla contraddizione tra lavoro fisico e lavoro spirituale, quando il lavoro stesso diventa una necessità e non un mezzo di sostentamento, quando insieme allo sviluppo molteplice della personalità, le forze di produzione cresceranno e tutte le fontane della felicità della società scorreranno in abbondanza, allora la ristretta prospettiva borghese svanirà e la società scriverà sul suo vessillo: "Da ciascuno secondo la sua capacità, a ciascuno secondo le sue necessità". (Data la coerenza delle parole in relazione alla nostra discussione, ho copiato il suo estratto per intero).
Così, anche lui ammette che è senza speranza aspettarsi un governo totalmente giusto prima che l'umanità raggiunga il livello più alto, prima che il lavoro stesso diventi un'esigenza vitale, cioè il principio della vita, e non con lo scopo del profitto. Tuttavia egli afferma che quando la società si trova a un livello inferiore dovrebbe comunque essere guidata da un governo cooperativo, con tutti i suoi difetti.
Ma come si è detto sopra, questa è la carente del suo metodo. La Russia Sovietica ha già dimostrato che una società non sufficientemente sviluppata invertirà la forma di governo cooperativo nella peggiore forma di governo del mondo. Inoltre, egli ha ipotizzato che la fase successiva alla rovinosa gestione odierna sia il governo del proletariato, ma la realtà ha dimostrato che la gestione successiva all'attuale sarà quella nazista o fascista. Questo è un grave errore. E peggio ancora, la sua realizzazione, nel complesso, minaccia specificamente la nazione ebraica, senza alcuna differenziazione di classe.
Dobbiamo osservare a fondo la storia e imparare la lezione. Per prima cosa sorge la domanda: una persona così dotata che ha scosso il mondo con il suo metodo, come ha fatto a commettere un errore così grave? Qual è l’ostacolo che lo ha fatto inciampare? In effetti questo impone una seria e meticolosa considerazione delle sue parole.
Come si è detto sopra, egli ha basato il suo metodo sul materialismo storico: che la società si sviluppa tramite le sue forze conflittuali per causa ed effetto, da stato a stato.
Quando prevale la forza negativa, essa distrugge lo stato e attraverso la forza positiva ne emerge uno migliore al suo posto. Esse continuano a lottare finché alla fine la forza positiva appare in pieno.
Ciò significa tuttavia che la perfezione della società è sistematicamente garantita, poiché la forza negativa non la abbandonerà prima di averla portata a compimento. Ne consegue che possiamo stare seduti ad aspettare il suo sviluppo previsto.
Allora perché la strategia che ha messo in atto causa tutti questi problemi?
In effetti è una domanda sciocca perché questa è la differenza tra l’uomo e la bestia, in quanto tutti gli animali si affidano completamente alla natura.
Essi non sono assolutamente in grado di valorizzare la natura o di provvedere a sé stessi senza di essa. Non è così per l’uomo. Egli è dotato di capacità intellettuali grazie alle quali si libera dalle catene della natura e la supporta. La sua strada è quella di emulare il lavoro della natura e di fare allo stesso modo. Non aspetta che le uova si schiudano naturalmente e che la gallina venga a covarle, piuttosto costruisce una macchina che riscalda le uova e fa nascere i pulcini come farebbe la vera gallina.
E se lo fa per cose specifiche lo farà certamente in relazione allo sviluppo dell’intera umanità. Non farà affidamento sulle forze in conflitto, diventando un oggetto delle loro collisioni. Piuttosto egli farà progredire la natura e ne emulerà appieno il lavoro in questo sviluppo. Organizzerà una tattica valida e adeguata per ottenere in meno tempo, e con meno sofferenza, il miglior risultato.
Questo è ciò che Marx voleva con la sua strategia: l’organizzazione, i conflitti di classe e porre ostacoli per minare il regime capitalista.
La sua tattica avrebbe alleviato i dolori dei soggetti più deboli e che venissero calpestati. Li avrebbe rafforzati per essere sudditi di sé stessi e avrebbe affrettato la fine del regime arretrato per fare spazio al governo felice del proletariato. In una parola, la strategia marxista trasforma gli oggetti in soggetti, stabilendo per loro lo sviluppo che desiderano.
Riassumendo: la base è la natura dello sviluppo umano attraverso una connessione causale che noi vediamo come una macchina naturale per lo sviluppo. La tattica è una sorta di macchina artificiale per lo sviluppo umano, simile alla macchina naturale. Il vantaggio di questa tattica è il risparmio di tempo e la riduzione della sofferenza.
Ora possiamo iniziare la critica del suo metodo in modo semplice. È chiaro che quando vogliamo realizzare una macchina che sostituisca il lavoro della natura, dobbiamo prima osservare da vicino il meccanismo della natura. Successivamente, possiamo predisporre un meccanismo artificiale simile alla macchina naturale.
Ad esempio, se vogliamo realizzare una macchina che sostituisca la pancia di una gallina, che covi le uova e le faccia schiudere, dobbiamo prima comprendere a fondo le forze e le modalità di sviluppo della natura che operano nella pancia della gallina. Le osserviamo e realizziamo una macchina simile alla pancia di una gallina capace di far schiudere uova.
Ciò riguarda anche la nostra questione. Quando vogliamo realizzare una macchina che sostituisca quella dello sviluppo umano naturale, anche qui dobbiamo prima esaminare le due forze - positiva e negativa - che operano in natura. È una macchina con cui la natura esegue il processo di sviluppo. Allora, anche noi sapremo come realizzare una tattica che sia simile al meccanismo del processo naturale di sviluppo della natura, e che avrà altrettanto successo per l’evoluzione dell'umanità. Chiaramente, se fraintendiamo il meccanismo del processo naturale, il nostro sostituto sarà inutile, poiché l'intera idea qui è di imitare i modi naturali della creazione e applicare quelli artificiali al loro posto.
Per essere originali, per definire le cose in modo che si evitino errori ovunque, dobbiamo definire le due forze, positiva e negativa, che operano nella macchina dello sviluppo umano con due nomi: "egoismo" e "altruismo".
Non mi riferisco ai concetti morali che li riguardano e che normalmente usiamo. Piuttosto solo in relazione al loro aspetto materiale, cioè nella misura in cui sono radicati nel corpo dell'uomo al punto che non ci si può più liberare da essi. Ovvero, rispetto al loro essere forze attive in una persona: 1) la forza egoistica funziona in una persona in modo simile ai raggi centripeti [una forza che mira verso il centro in un movimento circolare], attirandoli dall'esterno della persona, e concentrandoli all'interno del corpo stesso;
2) la forza altruistica agisce come i raggi centrifughi [una forza che punta verso l'esterno in un movimento circolare], che fluiscono dall'interno del corpo verso l'esterno.
Queste forze esistono in tutte le parti della realtà, in ognuna secondo la sua essenza ed esistono anche nell'uomo, secondo la sua essenza. Sono i fattori chiave di tutte le sue azioni. Ci sono fatti che sono causati da una forza che serve alla propria esistenza individuale. È come una forza che attinge dalla realtà esterna al centro del corpo tutto ciò che è benefico per sé stesso. Se non fosse per questa forza, che serve a sé stessa, l'oggetto stesso non esisterebbe. Questo si chiama "egoismo".
Al contrario, ci sono fatti che sono causati da una forza che fluisce verso i corpi che traggono beneficio al di fuori di sé. Questa forza lavora a beneficio degli altri, e può essere chiamata "altruismo".
Con queste distinzioni, indico le due forze che lottano tra loro sulla via dello sviluppo umano. Chiamerò la forza positiva, “forza altruistica", e la forza negativa, "forza egoistica".
Con il termine "egoismo" non mi riferisco all'egoismo originario. Mi riferisco piuttosto all'egoismo “stretto". Cioè, l'egoismo originario non è altro che amore per sé stessi, che è tutto il potere positivo e individualistico dell’esistenza. Da questo punto di vista, non è in contrasto con la forza altruistica, anche se non le è utile.
Tuttavia, è la natura dell'egoismo e il modo di usarlo che lo rende molto stretto, poiché è più o meno costretto ad acquisire un carattere di odio e di sfruttamento degli altri per rendere più facile la propria esistenza. Inoltre, non si tratta di un odio astratto, ma di un odio che si manifesta in atti di abuso verso l'amico a proprio vantaggio, diventando sempre più torbido secondo i suoi gradi, come l'inganno, il furto, la rapina e l'omicidio. Questo si chiama "egoismo stretto", e da questo punto di vista è in contrasto e in completa opposizione con l'amore per gli altri. È una forza negativa che distrugge la società.
Il suo opposto è la forza altruistica. Questa è la forza costruttiva della società, poiché tutto ciò che uno fa per l'altro è fatto solo dalla forza altruistica, come detto sopra. Inoltre, essa ascende nei suoi gradi: 1) i primi fatti di questa forza costruttiva sono l'avere figli e la vita familiare; 2) i secondi sono a beneficio dei parenti; 3) i terzi vanno a beneficio dello Stato; 4) e i quarti a beneficio del mondo intero.
La forza altruistica è l'intero fattore della struttura sociale. Come detto sopra, questi sono gli elementi che operano nella macchina naturale dello sviluppo dell'umanità: la forza egoistica, che è negativa per la società, e la forza altruistica che è positiva.
Nella sua emulazione della macchina naturale dello sviluppo, Marx ha considerato solo i risultati di queste forze negative e positive, che sono la costruzione e la distruzione che hanno luogo in una società. Ha stabilito il piano della sua strategia in base a esse e ha trascurato le cause di questi risultati.
Questo è simile a un medico che non si accorge della radice di una malattia, ma che guarisce il paziente solo in base ai suoi sintomi superficiali. Questo metodo fa sempre più male che bene, poiché bisogna tener conto di entrambi: la causa della malattia e la malattia stessa, e poi si può prescrivere una cura efficace. La stessa pecca esiste nella tattica marxista: non ha tenuto conto delle forze soggettive della società, ma solo delle forze costruttive e dei difetti.
Di conseguenza, la direzione della sua strategia era opposta a quella prestabilita, perché mentre la direzione voluta è altruistica, la direzione della strategia era opposta. È chiaro che il regime cooperativo deve essere condotto in una direzione altruistica, poiché le parole stesse, "giusta divisione", contengono una chiara percezione altruistica e sono completamente prive di approccio egoistico.
L'egoismo si sforza di usare l'altro interamente a suo favore. Di per sé non c'è giustizia nella realtà, fintanto che esso non lavora per il proprio bene. La parola stessa "giustizia" significa "relazioni reciproche ed eque", che è un concetto a favore dell'altro. E nella misura in cui uno riconosce il diritto dell'altro, perde necessariamente il proprio diritto egoistico.
Si scopre che il termine stesso: "giusta divisione", è altruistico.
In effetti, è impossibile rimediare alle spaccature che sorgono nella società con una divisione equa, se non con un altruismo spropositato. È così perché la ricompensa per il lavoro spirituale è più appagante di quella del lavoro fisico, e il lavoro di un uomo veloce è più remunerativo del lavoro di uno lento, e uno scapolo dovrebbe ricevere meno di uno impegnato con una famiglia. Inoltre, le ore di lavoro e la produzione dovrebbero essere uguali per tutti. In effetti, come riparare questi strappi?
Questi sono gli strappi principali, ma si ramificano di strappo in strappo in decine di migliaia, come viene messo in atto davanti a noi nello spettacolo sovietico. L'unico modo per ricucirli è attraverso una buona volontà altruistica, in cui i lavoratori spirituali rinunciano un po’ alla loro parte a favore dei lavoratori fisici, e gli scapoli a favore di quelli impegnati con la famiglia... o come lo stesso Marx disse: "Il lavoro stesso diventerà un bisogno imperativo e non solo un mezzo di sostentamento". Questa è a dir poco una direzione completamente altruistica.
E poiché un regime propositivo deve essere di natura altruistica, è necessario che anche la tattica che mira a tale scopo sia nella stessa direzione della meta, cioè una direzione altruistica.
Tuttavia, nella strategia marxista, troviamo la direzione egoistica più stretta. Questa è la direzione opposta all’obiettivo: alimentare l'odio della classe opposta, porre ostacoli per disgregare il vecchio regime, coltivando tra gli operai la sensazione che tutto il mondo sta godendo grazie al loro lavoro. Tutto ciò intensifica eccessivamente le strette forze egoistiche tra gli operai. Li svuota completamente della forza altruistica insita in loro per natura. E se la strategia è in direzione opposta all'obiettivo, come si riuscirà mai a raggiungerlo?
Questo ha generato una contraddizione tra la sua teoria e la nuova realtà: egli pensava che la fase successiva al regime borghese sarebbe stato un regime del proletariato cooperativo, ma alla fine, siamo testimoni viventi che se il governo democratico borghese fosse stato rovesciato, un regime nazista e fascista sarebbe sorto prontamente al suo posto. Inoltre, non sarà necessariamente durante una guerra in corso, ma ogni volta che il governo democratico sarà distrutto, un regime fascista o nazista gli succederà.
Non c’è dubbio che se questo dovesse accadere i lavoratori verrebbero riportati indietro di mille anni.
Dovranno aspettare che diversi regimi sorgano per causa ed effetto prima che il mondo ritorni al regime borghese democratico di oggi. Tutto ciò è emerso dalla strategia egoistica che è stata data a quei soggetti che dovevano essere il governo del proletariato e ciò ha portato il movimento in una direzione opposta rispetto all'obiettivo.
Dovremmo anche tener conto del fatto che tutti coloro che stanno distruggendo il processo naturale del giusto governo in realtà provenivano dal proletariato e sono emersi dal loro interno, e non necessariamente dai sovietici, ma la maggior parte dei nazisti erano inizialmente anche socialisti puri, così come la maggioranza dei fascisti. Lo stesso Mussolini era inizialmente un appassionato leader socialista. Questo completa il quadro, come la strategia marxista abbia portato gli operai nella direzione completamente opposta rispetto alla meta.
In effetti, è difficile stabilire se una questione così semplice sarà trascurata dall'ideatore del metodo marxista, tanto più che egli stesso ha stabilito che: "non c'è rimedio per la società cooperativa finché non scompaia la grossolana gerarchia nella divisione del lavoro e non sparisca il conflitto tra lavoro fisico e lavoro spirituale". È chiaro quindi che egli era consapevole del fatto che una società cooperativa senza la completa rinuncia dei membri alle loro quote a favore del prossimo, è insostenibile.
E siccome sapeva di quell'elemento altruistico che è obbligatorio nella società, dico che non intendeva affatto fornire una tecnica risolutiva con la sua strategia. Piuttosto, intendeva soprattutto affrettare - attraverso questa tattica - la fine dell'attuale ingiusto governo da un lato, e dall'altro, organizzare il proletariato internazionale e prepararlo a essere una forza potente e decisiva quando il regime borghese sarebbe stato rovesciato. Si tratta di due elementi indispensabili nelle fasi che facilitano il regime di una società cooperativa.
Da questo punto di vista, la sua strategia è un'invenzione geniale, unica nella storia. E per quanto riguarda la costituzione della società felice, si è affidato alla storia stessa per completarla, perché gli era chiaro che in tempi difficili, quando il regime borghese diventa moribondo, l'organizzazione proletaria si troverà impreparata ad assumere il governo. In quel momento i lavoratori dovranno scegliere una delle due opzioni: 1) distruggersi e lasciare che i veri distruttori, i nazisti e i fascisti, assumano il regime della società, oppure 2) trovare una buona tattica per legittimare i lavoratori ad assumere il governo nelle loro mani.
Nella sua mente era certo che quando si sarebbe arrivati a una condizione in cui il proletariato internazionale sarebbe diventato una potenza decisiva nel mondo, lo avremmo ringraziato per la validità del suo metodo che ci aveva portato a questo punto, e noi stessi avremmo cercato la via per continuare a muoverci verso la meta. In effetti, non c'è mai stato un inventore che non abbia lasciato il completamento della sua opera ai suoi successori.
Esaminando più a fondo il suo metodo vedremmo che, in realtà, non ha potuto inventare per noi una strategia per completare la preparazione degli operai, in quanto sono due procedure che si contraddicono l'una con l'altra.
Per creare il movimento più velocemente e annientare i governi degli sfruttatori, ha dovuto usare una tecnica nella direzione dell'egoismo più stretto, cioè sviluppare un odio profondo verso la classe degli sfruttatori per aumentare il potere negativo con uno strumento che possa distruggere il vecchio regime nel più breve tempo possibile, e per organizzare i lavoratori in legami più forti.
Per questo motivo, ha dovuto sradicare e neutralizzare la forza altruistica del proletariato, la cui natura è quella di tollerare e concedersi ai suoi sfruttatori. Per preparare gli operai al "socialismo pragmatico", in modo che potessero assumere il governo de facto, ha dovuto usare la tecnica in direzione altruistica, che contraddice la “procedura organizzativa". Così deve aver lasciato questo lavoro per noi di proposito.
Non dubitava della nostra comprensione o della nostra capacità, poiché la questione era così semplice che un governo cooperativo era fattibile solo su base altruistica, quindi avremmo dovuto adottare una nuova strategia in direzione altruistica e preparare i lavoratori a prendere in mano la governance in modo pratico e sostenibile. Tuttavia, per esprimerlo, ha ritenuto necessario descrivere per noi la forma corretta di giusto governo del proletariato con le poche parole: "La società metterà in pratica il suo motto: 'da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo le sue azioni'". Così, anche una persona totalmente cieca capirebbe che un governo giusto è inconcepibile se non in una società altruistica nel vero senso della parola.
Da questo punto di vista, il marxismo non si è imbattuto in nessun confronto a causa del mancato successo dell’esperienza russa. E se il marxismo è stato fermato, è solo perché il suo ruolo è stato completato nel primo atto, cioè organizzare il proletariato internazionale in una forza. Ora dobbiamo trovare un modo pratico per qualificare il movimento perché possa effettivamente prendere in mano il governo.
Come detto sopra, la procedura attuale deve essere in direzione completamente opposta alla strategia precedente. Dove avevamo sviluppato l'egoismo eccessivo, che ha avuto molto successo nel primo atto, ora dobbiamo alimentare tra gli operai l'estremo altruismo. Questo è assolutamente obbligatorio per la natura sociale del regime cooperativo. Così, guideremo il movimento con fiducia verso il suo ruolo pratico di prendere in mano il governo nella forma più definitiva e soddisfacente.
So che non è il lavoro più semplice invertire completamente la direzione del movimento in modo che tutti coloro che ascoltano vengano bruciati da esso come se si trattasse di acqua bollente. Eppure, non è così male come viene descritto. Possiamo far comprendere al movimento che l'interesse di classe dipende da questo: "resistere o morire", se continuare il movimento marxista o consegnare i poteri di governo ai nazisti e ai fascisti, le forze più pericolose per il governo dei lavoratori, che rischiano di farli regredire di mille anni.
Quando le masse lo capiranno, è certo che adotteranno facilmente la nuova impostazione pratica che le porterà a prendere effettivamente la guida del governo. Chi non ricorda come il mondo intero ha atteso con ansia la fine riuscita del regime sovietico?
E se non avessero avuto successo, il mondo intero sarebbe senza dubbio sotto le redini del governo cooperativo. In effetti, i russi non avrebbero potuto mai avere successo perché la direzione organizzativa a cui le masse sono abituate è quella egoistica, necessaria nel primo atto, che per natura è un potere che distrugge il governo cooperativo.
Prima che il metodo venga accettato, è troppo presto parlare nel dettaglio del programma pratico di questa direzione, soprattutto perché il testo è già diventato troppo lungo.
In breve, possiamo dire che dobbiamo organizzare una propaganda tale, sia scientifica che pratica, in grado di instillare nell'opinione pubblica l’idea che ogni membro che non eccelle nell'altruismo è come un predatore non adatto a stare tra gli esseri umani, finché si sentirà all'interno della società come un assassino e un rapinatore.
Se ci impegniamo sistematicamente a far circolare questa questione con i modi appropriati, non sarà necessario un processo così lungo. L'hitlerismo dimostra che in un breve periodo di tempo un intero Paese è stato messo sottosopra dalla propaganda e ha accettato la sua visione bizzarra.
Ora che i fatti storici hanno chiarito il modo corretto in cui il movimento dovrebbe essere condotto d'ora in poi, faccio un appello urgente al nostro proletariato. Come è stato detto sopra, le nazioni del mondo possono aspettare, soprattutto ora che c'è uno sconvolgimento globale e che dobbiamo prima liberarci dal pericolo hitleriano. Ma noi non abbiamo tempo da perdere. Vi chiedo di prestare attenzione immediata a questo nuovo metodo che ho proposto, e che io chiamo "socialismo pragmatico", perché fino ad ora il ruolo del socialismo, a mio avviso, è stato solo "socialismo organizzativo", come detto sopra.
Se il mio metodo venisse accettato, dovremmo anche cambiare la tecnica esteriore, dove invece della vecchia arma dell'odio di classe e dell'odio per la religione, verrà data loro una nuova arma di odio per l'eccessivo egoismo dei proprietari. Il suo compito avrà successo sotto ogni punto di vista, perché non solo la classe opposta non sarà in grado di difendersi con le spesse armature dei dogmi morali e religiosi, ma sradicherà anche lungo il cammino varie erbacce nocive del nazismo e del fascismo che hanno messo radici abbastanza profonde tra il proletariato stesso, minando la sua esistenza, come detto sopra.
Dobbiamo anche tener conto della bellezza di quest'arma, che è la più seducente e che può unire i nostri giovani intorno ad essa. In realtà, il cambiamento non è tanto nella sua strategia, ma soltanto nel suo risultato. Fino ad ora, quando si è combattuto contro la deprivazione di classe, il combattente guardava sempre attraverso l'angusta prospettiva possessivo-egoistica, dato che stava proteggendo il proprio patrimonio. Così, insieme alla sua guerra, aumentava in lui l’eccessiva forza egoistica, e i guerrieri stessi erano coinvolti nella medesima stretta prospettiva borghese.
È anche molto diverso dall'approccio dei proprietari, perché questi credono di avere pieno diritto da tutte le parti, per legge, religione ed etica, proteggendosi con tutti i mezzi. Tuttavia, quando si combatte contro l'egoismo dei proprietari usando l'ampia prospettiva di una percezione altruistica, il risultato è che il potere dell'altruismo cresce dentro di loro in proporzione al livello della loro battaglia. Così, il diritto dei proprietari diventa molto debole e non possono difendersi, perché questo tipo di guerra si basa soprattutto sulla percezione etica e religiosa nei proprietari stessi.
Perciò, il mio metodo contiene la soluzione di un’unità nazionale, di cui in questo momento siamo così assetati. Presumibilmente, la storia stessa ha già distrutto molte delle divisioni politiche tra noi, perché ora non possiamo più distinguere tra non sionisti, sionisti spirituali, sionisti politici, sionisti territoriali, ecc. Ora che tutte le speranze di respirare aria libera al di fuori del nostro Paese sono andate in frantumi, anche i più giurati non sionisti e perfino i più estremi sono diventati, per necessità, sionisti pratici e completi. Così, in linea di principio, la maggior parte delle fratture tra noi sono state sanate.
Tuttavia, soffriamo ancora di due terribili divisioni: 1) divisione di classe; 2) divisione religiosa. Non dobbiamo minimizzare in alcun modo, né possiamo sperare di liberarcene mai. Tuttavia, se il nuovo metodo del "socialismo pragmatico", che ho suggerito, sarà accettato dal movimento, ci sbarazzeremo una volta per tutte anche del cuneo di classe, che è stato conficcato nelle spalle della nazione.
Come si è detto sopra, la nuova strategia prende molto dalla religione, e non è rivolta ai peccatori che abusano, ma solo ai loro peccati - solo all'egoismo spregevole che c'è in loro. In verità, quella stessa guerra si svilupperà in parte anche all'interno del movimento che necessariamente abolirà l'odio di classe e l'odio religioso. Otterremo la capacità di comprenderci l'un l'altro e di raggiungere la completa unità della nazione con tutte le sue fazioni e partiti, come richiede questo tempo avverso per tutti noi. Questa è la garanzia della nostra vittoria su tutti i fronti.
Riguardo alla domanda del giorno
Ci siamo stancati delle informazioni contraddittorie che riceviamo ogni giorno sull'adesione dell'Italia alla guerra. Una volta ci è stato promesso che Mussolini non avrebbe avuto il coraggio di combattere gli Alleati, e un’altra volta che si sarebbe unito prontamente alla guerra. I cambiamenti avvengono quotidianamente e i nervi sono a pezzi. Tutte le indicazioni mostrano che queste informazioni sono state modificate e presentate a noi da una fabbrica Hitler-Mussolini, il cui unico scopo è indebolire i nostri nervi.
In un modo o nell'altro, dobbiamo cercare un rifugio e una via di fuga per sbarazzarci di loro. Dobbiamo prontamente allontanarci da tutte queste strane notizie e cercare di seguire i fattori trainanti di tutte queste avventure da soli, in modo da poter capire tutte quelle mosse sconcertanti di Hitler-Mussolini.
Ma soprattutto, dobbiamo approfondire il contenuto del loro accordo. Si sa che hanno firmato due contratti: 1) Il primo era solo un accordo politico, che hanno chiamato "Asse Roma-Berlino". Il suo contenuto è l'aiuto politico reciproco e la divisione tra loro di alcune aree di influenza. In seguito a questo accordo, Hitler ha fornito aiuto politico a Mussolini nella guerra in Etiopia, e Mussolini ha fatto lo stesso per Hitler nelle sue avventure prebelliche, e continua a farlo ancora. 2) In prossimità dello scoppio della guerra, hanno fatto un secondo patto militare, di cui non conosciamo il contenuto. Tuttavia, in generale, sappiamo che si sono impegnati in un vero e proprio aiuto militare reciproco.
Ci sono prove sufficienti per supporre che non si sono impegnati a condurre la guerra insieme immediatamente, come nel caso dell'accordo Inghilterra-Francia. Questo accordo è stato costruito interamente su iniziativa di Hitler, perché voleva mettersi al sicuro da qualsiasi difficoltà che potesse arrivare, se si fosse trovato in una crisi militare e avesse avuto bisogno dell'assistenza dell'Italia. In questo momento, l'accordo impegna l'Italia a venire in suo aiuto, su invito di Hitler, e naturalmente, a determinate condizioni per quanto riguarda la spartizione del bottino.
Ma in fondo, Hitler non pensava che avrebbe avuto bisogno dell'assistenza militare dell'Italia. Le ragioni erano due: 1) era fiducioso della sua forza e non si fidava delle capacità militari dell'Italia; 2) inoltre, già il precedente accordo politico, “l'Asse Roma-Berlino", gli assicurava un consistente aiuto militare, poiché con semplici manovre politiche l'Italia poteva impegnare molte delle forze nemiche ai suoi confini. Questo non è lontano dall'assumere un ruolo attivo nella guerra. Non aveva quindi alcun desiderio di coinvolgere Mussolini nella sua guerra. Il patto militare che aveva fatto con lui era solo in caso di crisi militare, che avrebbe impegnato Mussolini a venire in suo aiuto esplicitamente su invito di Hitler, e l'iniziativa non sarebbe stata affatto nelle mani di Mussolini.
Di contro, Mussolini sperava di realizzare, attraverso questa guerra, tutti i suoi piani fascisti per il ripristino dell'antico Impero Romano. Non poteva sperare in un'opportunità migliore che combattere la sua guerra al fianco di Hitler. Indubbiamente aspetta con ansia il momento in cui Hitler gli chiederà di unirsi a lui nella guerra. Presumibilmente, Hitler non ha perso fiducia nel suo potere e non ha ancora alcun desiderio di coinvolgerlo nella guerra o, piuttosto, di dividere il bottino con lui.
Seguendo questa linea, risulta quindi che finché non sentiremo che c'è una vera crisi tra le armate di Hitler, non abbiamo nulla da temere dalle minacce di Mussolini e dai suoi preparativi di guerra. Non sono altro che astute manovre militari volte a bloccare gli Alleati ai confini e a indebolire il più possibile il potere degli Alleati al fronte, secondo le condizioni dell' "Asse Roma-Berlino". (Mentre scrivevo, è arrivata l'informazione che l'Italia ha aderito alla guerra, per cui il saggio è stato interrotto a metà. Finiremo l’articolo in base alla situazione attuale).
Ora che l'entrata in guerra dell'Italia è diventata un dato di fatto, molto è stato chiarito, se si discute secondo la linea che abbiamo tracciato. Ora sappiamo per certo che nell'ultima battaglia Hitler è arrivato a una vera e propria crisi e i suoi poteri sono stati indeboliti del tutto. Altrimenti non avrebbe senza dubbio incluso l'Italia nella guerra. Per questo motivo, l'adesione dell'Italia alla guerra è una buona notizia, in un certo senso, con riferimento alla rovina della Germania. Speriamo che neanche l'aiuto dell'Italia la salvi e che ora la vittoria degli Alleati sia certa più che mai.
Palco pubblico
Con la presente offriamo spazio nel nostro giornale per un "palcoscenico pubblico" a chiunque voglia discutere di questioni nazionali e in particolare dell'unificazione della nazione. Inoltre chiunque abbia una faccenda nazionale importante o un piano per unire la nazione, così come argomenti che analizzano queste questioni, siamo disposti a prenderli e a pubblicarli nel nostro giornale.
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