Table of contents
Yehuda Leib Ha-Levi Ashlag (Baal HaSulam)/Prefazioni
Introduzione a Lo Studio delle Dieci Sefirot
Introduction to the Book From the Mouth of a Sage
Introduzione alla Prefazione della saggezza della Kabbalah
Introduzione al Libro dello Zohar
Introduzione al libro Panim Meirot uMasbirot
Introduzione a Lo Studio delle Dieci Sefirot
Introduzione – circa la Torah
Prefazione al Commentario Sulam
Prefazione alla Saggezza della Kabbalah (Pticha)
Prefazione al Libro dello Zohar
Prefazione generale

Introduzione a Lo Studio delle Dieci Sefirot

1) Fin dall'inizio delle mie parole, trovo una grande necessità di rompere un muro di ferro che ha continuato a separarci dalla saggezza della Kabbalah, dalla rovina del Tempio fino a questa generazione. Esso pesa su di noi e suscita la paura che venga dimenticata da Israele.

Tuttavia, quando inizio a parlare a chiunque riguardo all’impegnarsi in questo studio, la sua prima domanda è: "Perché dovrei sapere quanti angeli ci sono nel cielo e quali sono i loro nomi? Non posso osservare l'intera Torah in tutti i suoi dettagli e complessità senza questa conoscenza?"

In secondo luogo, egli chiederà: "I saggi hanno già stabilito che uno debba prima riempire la propria pancia con Mishnah e Ghemara, e chi può ingannare se stesso sostenendo di aver già completato tutta la Torah rivelata e che gli manchi solo la saggezza di ciò che è occultato?"

In terzo luogo, egli ha paura che le cose si mettano male per lui a causa di questo impegno. Questo perché ci sono già stati episodi di deviazione dal sentiero della Torah a causa dell'impegno nella Kabbalah. Quindi, "Perché ho bisogno di questo disturbo? Chi è così sciocco da mettere se stesso in pericolo senza alcun motivo?”

Quarto: perfino coloro che sono favorevoli a questo studio, lo permettono solo ai santi, servitori del Creatore, e non tutti coloro che desiderano prendere il Signore possono venire e farlo.

Quinto, e cosa più importante, "C'è un comportamento in mezzo a noi che dice, in caso di dubbio, di attenersi a questo: “fate quel che la gente fa", e i miei occhi vedono che tutti quelli che studiano la Torah nella mia generazione sono della stessa opinione e si astengono dallo studiare ciò che è nascosto. Inoltre loro consigliano, a quelli che glielo domandano, che è senza dubbio preferibile studiare una pagina di Ghemara invece di questo impegno.

2) Infatti, se impostassimo i nostri cuori per rispondere soltanto ad un'unica domanda molto nota, sono sicuro che tutti questi quesiti e dubbi svanirebbero dall'orizzonte, e guardando al posto dov'erano scoprireste che si sono dissolti. Questa domanda che suscita indignazione è la domanda che il mondo intero si pone, ossia: "Qual è il senso della mia vita?” In altre parole, questo numero di anni della nostra vita che ci costano così tanto, e i numerosi dolori e tormenti che soffriamo a causa loro, per portarli a termine al meglio, chi è che se li gode? O, più precisamente, a chi porto io gioia?

È assolutamente vero che gli storici si sono stancati di contemplare questa domanda, e in particolare nella nostra generazione, nessuno vuole nemmeno prenderla in considerazione. Eppure la domanda si pone come sempre, amara e veemente. A volte ci coglie senza averla invitata, stuzzica le nostre menti e ci umilia del tutto, prima che noi possiamo trovare il famoso stratagemma di fluire privi di consapevolezza nelle correnti della vita come sempre.

3) In verità, è per risolvere questo grande enigma che il versetto recita: "Assaggia e vedi che il Signore è buono". Coloro che osservano correttamente la Torah e le Mitzvot [comandamenti] sono quelli che assaporano il gusto della vita. Loro sono quelli che vedono e sono testimoni del fatto che il Signore è buono, come dicono i nostri saggi, che Egli ha creato i mondi per fare del bene alle Sue creazioni, poiché la condotta del Bene è quella di fare bene.

Tuttavia, coloro che non hanno ancora assaporato il gusto della vita nell’osservare la Torah e le Mitzvot, non possono sentire o capire che il Signore è buono e che, come dissero i nostri saggi, quando il Creatore ci ha creato, il Suo unico scopo era quello di farci del bene. Quindi, non abbiamo altro consiglio se non quello di osservare la Torah e le Mitzvot come dovrebbero essere.

È scritto nella Torah (Parashat Nitzavim): "Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male". Questo significa che prima del dono della Torah, avevamo davanti a noi solo la morte e il male, come dicono i nostri saggi: "I malvagi, nella loro vita, sono chiamati 'morti'”, poiché la loro morte è migliore della loro vita, poiché il dolore e la sofferenza che sopportano per continuare a vivere è molto più grande del poco piacere che provano in questa vita.

Tuttavia, ora ci sono stati concessi la Torah e le Mitzvot, e osservandoli siamo ricompensati con la vita vera, che è gioiosa e deliziosa per colui che la possiede, come è scritto: "Assaggia e vedi che il Signore è buono". Per questo, le scritture dicono: "Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene", che in realtà non avevi per niente, prima che ti fosse data la Torah.

E le scritture terminano con "quindi scegli la vita, affinché tu possa vivere, tu e la tua discendenza". Qui c'è un'affermazione che apparentemente si ripete: "Scegli la vita, cosicché tu possa vivere". Tuttavia, si tratta di un riferimento alla vita nell’osservanza della Torah e delle Mitzvot, che avviene quando c'è vera vita. Comunque, una vita senza la Torah e le Mitzvot è più dura della morte. Questo è il significato delle parole dei nostri saggi: "I malvagi, nella loro vita, sono chiamati 'morti'".

Le scritture dicono: "affinché tu possa vivere, tu e la tua discendenza". Ciò significa che, non solo una vita senza Torah è senza gioia per chi la possiede, ma uno non può neanche dare gioia al prossimo. L’uomo non trova soddisfazione neanche nella propria progenie, poiché anche la vita della propria progenie è più dura della morte. Quindi, che regalo lascia loro in eredità?

Però, chi vive in Torah e Mitzvot non solo trova piacevole la propria vita, ma è anche felice di avere figli e di lasciar loro in eredità questa bella vita. Questo è il significato di "affinché tu possa vivere, tu e la tua discendenza", poiché egli riceve ulteriore piacere dalla vita della sua progenie, di cui lui è stato la causa.

4) Ora potete capire le parole dei nostri saggi a proposito del versetto: "Scegliete dunque la vita" (Guardare a tal proposito l’interpretazione del RASHI). Esso afferma: "Vi istruisco a scegliere la parte della vita, come colui che dice a suo figlio: "Scegli tu stesso una buona parte nella mia terra". Lo posiziona sulla parte buona e gli dice: 'Scegli questo per te stesso'". Su questo fu detto: "O Signore, la porzione della mia eredità e del mio calice, Tu mantieni la mia sorte. Hai messo la mia mano sulla buona sorte, per dire: "Prendi questo per te".

Queste parole ci rendono perplessi a prima vista. Il versetto dice: "Scegliete quindi la vita". Questo significa che uno fa la scelta per conto proprio. Tuttavia, loro dicono che Egli lo colloca nella parte buona. Perciò non c'è più scelta qui? Inoltre, dicono che il Creatore mette la mano dell’uomo sul buon destino. Questo lascia davvero perplessi, perché, se così fosse, dov'è allora la scelta dell’uomo?

Ora potete vedere il vero significato delle loro parole. È vero, infatti, che è il Creatore stesso a mettere la mano dell'uomo sul buon destino dandogli una vita di piacere e contentezza all'interno di una vita corporea che è piena di tormento e dolore, priva di qualsiasi contenuto. L’uomo necessariamente si allontana e sfugge da ciò quando vede un luogo tranquillo, anche se quest'ultimo sembra apparire fra le crepe. Da questa vita che è più dura della morte, egli fugge in quel luogo tranquillo. In effetti, non esiste un posizionamento più grande della propria mano da parte Sua.

E la scelta dell’uomo si riferisce solo al fortificarsi. Questo perché vi è certamente un grande sforzo e una grande fatica prima di purificare il proprio corpo per poter osservare correttamente la Torah e le Mitzvot, non per il proprio piacere, ma bensì allo scopo di dare soddisfazione al proprio Creatore, la qual cosa è chiamata Lishma (per il Suo (femminile) bene). Solo in questo modo si è dotati di una vita di felicità e piacevolezza che deriva dall'osservare la Torah.

Prima che uno arrivi a quella purificazione vi è certamente la scelta di rafforzarsi nel modo giusto con ogni sorta di mezzi e tattiche. Uno dovrebbe fare tutto ciò che la sua mano trova la forza di fare fino a quando non completerà l'opera di purificazione e non cadrà sotto il suo giogo a metà strada.

5) Secondo quanto sopra, capirete le parole dei nostri saggi nel Masechet Avot: "Così è il cammino della Torah: Mangia pane con sale, bevi poca acqua, dormi per terra, conduci una vita di sofferenze ed impegnati nella Torah. Se lo farai, felice sarai: felice in questo mondo e felice nel mondo a venire".

Dobbiamo chiedere riguardo alle loro parole: Come si differenzia la saggezza della Torah dagli altri insegnamenti del mondo, che non richiedono questa vita di dolore e tormento auto inflitto, ma bensì l’impegno stesso è sufficiente per acquisire quegli insegnamenti? Anche se lavoriamo assiduamente nella Torah, ciò non basta ancora per acquisire la saggezza della Torah, a meno di passare per la mortificazione del pane con il sale e per una vita dolorosa.

La conclusione delle e parole è ancor più sorprendente, poiché dissero: "Se lo farai, felice sarai in questo mondo e felice nel mondo a venire". Questo perché è chiaro che sia possibile essere felici nel mondo a venire. Ma in questo mondo, mentre mi tormento nel mangiare, bere e dormire e conduco una vita dolorosa, potrebbe dirsi di una tale vita, "felice sarai in questo mondo?”. È questo il significato di una vita felice in questo mondo?

6) Tuttavia, secondo quanto spiegato sopra, quell'impegno nella Torah e nell’osservare correttamente le Mitzvot - sottoposto alla rigorosa condizione di dare soddisfazione al proprio Creatore e non per il proprio piacere - è impossibile da raggiungere se non attraverso un grande lavoro e sforzo per purificare il corpo.

La prima tattica è quella di abituarsi a non ricevere nulla per il proprio piacere, perfino le cose consentite e necessarie per l'esistenza del proprio corpo, come mangiare, bere, dormire e altre necessità. In questo modo, l’uomo si staccherà completamente da ogni piacere che gli si prospetta, persino nelle necessità, nella soddisfazione dei suoi bisogni primari, fino a quando non condurrà una vita dolorosa nel significato letterale del termine.

Quindi, dopo che si è abituato a questo e il suo corpo non ha alcun desiderio di ricevere piacere per se stesso, è ora possibile per lui impegnarsi nella Torah ed osservare le Mitzvot anche in quel modo, ossia al fine di dare soddisfazione al suo Creatore e senza prendere per nulla in considerazione il proprio piacere.

Quando si acquisisce questo, si viene ricompensati con l'assaporare quella vita felice, piena di bontà e delizia senza alcuna macchia di dolore, che appare nel praticare Torah e Mitzvot Lishma. È come dice il Rabbi Meir (Avot 6): "A chiunque si impegni in Torah Lishma sono concesse molte cose. Inoltre, il mondo intero è per lui gratificante, gli vengono svelati i segreti della Torah, ed egli diventa come una sorgente traboccante".

È riguardo a lui che il versetto dice: "Assaggia e vedi che il Signore è buono". A colui che gusta il sapore del praticare Torah e Mitzvot Lishma è conferita la facoltà di vedere per conto proprio l'intenzione della creazione, che è quella di fare solo del bene alle Sue creazioni, poiché la condotta del Bene è quella di far del bene. Allora egli si rallegra e prova piacere del numero di anni di vita che il Creatore gli ha concesso, e l’intero mondo è gratificante per lui.

7) Ora capirete le due facce della medaglia dell’impegno in Torah e Mitzvot: da un lato, è il sentiero della Torah, cioè l'ampia preparazione che l’uomo deve fare per preparare la purificazione del suo corpo prima che egli sia ricompensato con l’effettiva osservanza di Torah e Mitzvot.

In quello stato, si impegna necessariamente in Torah e Mitzvot Lo Lishma (non per il Suo bene), ma misto ad auto gratificazione. Questo perché non ha ancora purificato e pulito il suo corpo dalla volontà di ricevere piacere dalle vanità di questo mondo. Durante questo periodo, deve condurre una vita di dolore e fatica nella Torah, come è scritto nella Mishnah.

Tuttavia, dopo aver completato il cammino della Torah, l’uomo ha già purificato il suo corpo ed è ora pronto a osservare la Torah e le Mitzvot Lishma, per portare contentezza al suo Creatore, egli arriva all’altro lato della medaglia, che è la vita di piacere e grande tranquillità a cui si riferisce l'intenzione della Creazione, "per fare del bene alle Sue creazioni", ovvero una vita felicissima in questo mondo e nel mondo a venire.

8) Questo spiega la grande differenza tra la saggezza della Torah e il resto degli insegnamenti del mondo: l'acquisizione degli altri insegnamenti nel mondo non giova in nessun modo alla vita in questo mondo. Questo perché essi non restituiscono nemmeno una mera gratificazione per i tormenti e le sofferenze che si sperimentano durante la propria vita. Quindi non è necessario correggere il proprio corpo, e il lavoro che egli spende in cambio di essi è sufficiente, così come lo è per tutti gli altri beni terreni acquisiti in cambio di lavoro e fatica.

Tuttavia, l'unico scopo dell'impegno nella Torah e nelle Mitzvot è quello di rendere una persona degna di ricevere tutto il bene nell'intenzione della Creazione, che è "di fare del bene alle sue creazioni". Quindi, per meritare tale bontà Divina, bisogna necessariamente purificare il proprio corpo.

9) Questo chiarisce a fondo anche le parole della Mishnah: "Se lo farai, felice sarai in questo mondo". Hanno fatto questa precisazione deliberatamente, per indicare che una vita felice in questo mondo è solo per coloro che hanno completato il cammino della Torah. Perciò, la mortificazione nel mangiare, bere, dormire ed una vita di dolore, qui menzionati, si applicano solo mentre ci si trova sulla via della Torah. Questo è il motivo per cui hanno meticolosamente affermato: "Tale è il sentiero della Torah”.

E quando l’uomo completa questo cammino di Lo Lishma nella vita dolorosa e nella mortificazione, la Mishnah conclude con: "...felice sarai in questo mondo”. Questo perché vi saranno concesse quella felicità e bontà che sono nell'intenzione della Creazione, ed il mondo intero sarà gratificante per voi, perfino questo mondo, e a maggior ragione il mondo a venire.

10) Lo Zohar (Bereshit, Paragrafo 348 nello Zohar con il commentario Sulam [La Scala], Bereshit 1) scrive a proposito del versetto: "E Dio disse: 'Che sia la luce,' e la luce fu", che sia la Luce per questo mondo e che sia la Luce per il mondo a venire. Questo significa che le opere della creazione furono create nella loro piena statura e forma, vale a dire nella loro piena gloria e perfezione. Di conseguenza, la Luce che è stata creata il primo giorno emerse in tutta la sua perfezione, che contiene anche la vita di questo mondo, in assoluta piacevolezza e dolcezza, come espresso nelle parole: "Che sia la luce".

Tuttavia, per preparare un luogo di scelta e di lavoro, Egli si alzò in piedi e la nascose per i giusti alla fine della correzione, come dissero i nostri saggi. Per questo essi dissero con le loro parole pure: "Che ci sia luce per questo mondo". Tuttavia, non rimase così, ma bensì "che ci sia Luce per il mondo a venire".

In altre parole, coloro che praticano la Torah e le Mitzvot Lishma sono ricompensati con essa solo alla fine della correzione, la fine dei giorni, dopo la fine della purificazione del loro corpo nel sentiero della Torah. Allora, essi vengono ricompensati con quella grande Luce anche in questo mondo, come dissero i nostri saggi: "Vedrai il tuo mondo nella tua vita".

11) Tuttavia, troviamo e vediamo nelle parole dei saggi del Talmud che loro hanno reso il sentiero della Torah più facile per noi rispetto ai saggi della Mishnah. Questo perché essi dissero: "Si dovrebbero sempre praticare la Torah e le Mitzvot, perfino in Lo Lishma, e da Lo Lishma egli arriverà a Lishma, poiché la Luce in essa lo riforma".

Perciò, ci hanno fornito un nuovo mezzo al posto della penitenza presentata nel suddetto Mishnah, Avot: la "Luce nella Torah". Essa ha un potere sufficiente per riformare e portare l’uomo a praticare Torah e Mitzvot Lishma.

Non hanno menzionato qui la penitenza, ma solo che l'impegno in Torah e Mitzvot da soli forniscono all’uomo quella Luce che lo riforma, in modo tale da potersi impegnare in Torah e Mitzvot al fine di portare soddisfazione al suo Creatore e non per il proprio piacere. E questo si chiama Lishma.

12) Eppure, sembra che noi dobbiamo mettere in dubbio le loro parole. Dopo tutto, abbiamo trovato alcuni studenti la cui pratica nella Torah non li ha aiutati a raggiungere Lishma attraverso la Luce in essa. In verità, praticare Torah e Mitzvot Lo Lishma significa che l’uomo crede nel Creatore, nella Torah e in ricompensa e punizione, e si impegna nella Torah perché il Creatore ha comandato di impegnarsi in essa, ma associa il proprio piacere con il portare contentezza al suo Artefice.

Se, dopo tutti i problemi nella pratica della Torah e delle Mitzvot, imparerà che nessun piacere o beneficio personale gli è arrivato attraverso questo grande sforzo e tensione, si pentirà di aver fatto tutti questi sforzi. Questo perché, fin dall'inizio, egli ha ingannato se stesso pensando che anche lui avrebbe tratto piacere dal suo sforzo. Questo si chiama Lo Lishma (come è scritto nelle Tosfot, Rosh Hashanah).

Ciò nonostante, i nostri saggi hanno permesso di iniziare a praticare Torah e Mitzvot anche in Lo Lishma, poiché da Lo Lishma si arriva a Lishma. Tuttavia, non v'è dubbio che se questo studente non è stato premiato con la fede nel Creatore e nella Sua legge, ma ha ancora dubbi, non è riguardo a lui che i nostri saggi hanno detto: "Da Lo Lishma egli arriverà a Lishma". Non si riferiscono a lui quando hanno detto che impegnandosi in ciò, "la Luce in essa li riforma” (Midrash Rabbah, Ptichta de Eicha, ed il Talmud Gerusalemme, Hagigah, Capitolo 1, Regola 7, “Da Lo Lishma, uno arriva a Lishma” (Eicha Rabbah, Peticha 2).

Questo perché la Luce nella Torah brilla solo per coloro che hanno fede. Inoltre, la misura di quella Luce è pari alla misura della forza della propria fede. Ma, per coloro che non hanno fede è il contrario, così come è scritto in “Per la sinistra che si appoggia ad essa - una pozione di morte” (Shabbat 88), perché ricevono le tenebre dalla Torah e i loro occhi si oscurano.

13) I saggi hanno già presentato una bella allegoria su questa questione riguardo al versetto: "Guai a voi che desiderate il giorno del Signore! Perché mai avete bisogno del giorno del Signore? Esso è tenebre e non luce" (Amos 5). Esiste un'allegoria su un gallo e un pipistrello che aspettavano la Luce. Il gallo disse al pipistrello: "Aspetto la Luce perché la Luce è mia. Ma tu, perché hai bisogno della Luce?” (Sinedrio 98b).

Chiaramente, quegli studenti che non sono stati premiati con l’arrivare da Lo Lishma a Lishma, a causa della loro mancanza di fede, e che quindi non hanno ricevuto alcuna Luce dalla Torah, cammineranno nelle tenebre e moriranno senza saggezza.

Al contrario, coloro ai quali è stata conferita una fede completa trovano garanzia nelle parole dei nostri saggi che, poiché si impegnano nella Torah, persino in Lo Lishma, la Luce in essa li riforma. A loro sarà impartita la Torah Lishma, che porta una vita felice e buona in questo mondo e nel mondo a venire, persino senza la precedente sofferenza e vita dolorosa. È su di loro che si disse quel che il versetto dice: "Allora ti delizierai nel Signore, e io ti farò cavalcare sopra gli alti luoghi della terra".

14) A proposito di una tale questione come sopra, una volta ho interpretato il detto dei nostri saggi: "Colui la cui Torah è il suo mestiere". La misura della sua fede è evidente nella sua pratica della Torah perché le lettere della parola Umanuto (il suo mestiere) sono le stesse (in ebraico) delle lettere della parola Emunato (la sua fede).

È come una persona che si fida del suo amico e gli presta denaro. Può fidarsi di lui nella misura di un soldo, ma se gli chiederà due soldi si rifiuterà di prestarglieli. Potrebbe anche fidarsi di lui fino a cento soldi, ma non di più. Inoltre, potrebbe fidarsi di lui abbastanza da prestargli metà dei suoi possedimenti, ma non tutti i suoi possedimenti. Infine, potrebbe fidarsi di lui con tutto ciò che possiede senza un accenno di timore. Quest'ultima fede è considerata "fede completa", e le forme precedenti sono considerate "fede incompleta". Anzi si tratta di una fede parziale, sia essa di più o di meno.

Allo stesso modo, uno concede a se stesso solo un'ora al giorno per praticare la Torah e sviluppare la misura della sua fede nel Creatore. Un altro assegna due ore, secondo la misura della propria fede nel Creatore. Il terzo non trascura nemmeno un solo istante del suo tempo libero senza impegnarsi in Torah e lavoro. Perciò, solo la fede di quest'ultimo è completa, poiché egli confida nel Creatore con tutto ciò che possiede. Riguardo ai precedenti, tuttavia, la loro fede è ancora incompleta.

15) Quindi, è stato chiarito a fondo che l’uomo non deve aspettarsi che l'impegno in Torah e Mitzvot Lo Lishma lo porti a Lishma, se non quando sa in cuor suo che gli è stata concessa la fede nel Creatore e nella Sua Torah in modo adeguato. Questo perché allora la Luce in essa lo riforma ed egli verrà premiato con "Il giorno del Signore", che è tutta Luce, poiché la Kedusha [santità] della fede purifica gli occhi dell’uomo affinché possa godere della Sua Luce fino a quando la Luce nella Torah lo riformerà.

Eppure, coloro che non hanno fede sono come pipistrelli. Non possono guardare la Luce del giorno perché la luce del giorno è stata invertita per loro in un'oscurità più terribile dell'oscurità della notte, poiché sono nutriti solo nell'oscurità della notte.

In modo simile, gli occhi di coloro che non hanno fede sono ciechi rispetto alla Luce del Creatore. Quindi, la Luce diventa oscurità per loro, e la pozione di vita si trasforma per loro in pozione di morte. È su di loro che le scritture dicono: "Guai a voi che desiderate il giorno del Signore! Perché mai vorreste avere il giorno del Signore? Esso è tenebre e non luce". Perciò, prima di tutto, bisogna rendere completa la propria fede.

16) Questo risponde ancora ad un'altra domanda nelle Tosfot (Taanit p 7). Lì diciamo: "Chiunque pratica Torah Lishma, la sua Torah diventa per lui una pozione di vita. E colui che pratica la Torah Lo Lishma, la sua Torah diventa per lui una pozione di morte". Essi chiesero: "Eppure, hanno detto: ‘Uno dovrebbe praticare sempre la Torah, anche se in Lo Lishma, poiché da Lo Lishma egli arriverà a Lishma’".

Secondo quanto spiegato sopra, dovremmo suddividerla in modo semplice: chi si impegna nella Torah per la Mitzva di studiare la Torah, e crede in ricompensa e punizione, ma associando piacere personale e beneficio all'intenzione di portare contentezza al suo Creatore, la Luce in essa lo riformerà e giungerà a Lishma. E chi studia la Torah non per la Mitzva di studiare la Torah, perché non crede in ricompensa e punizione in misura tale che egli dovrebbe faticare così tanto per essa, ma si sforza solo per il proprio piacere, essa diventa per lui una pozione di morte, poiché per lui la Luce in essa è trasformata in oscurità.

17) Perciò, prima dello studio, lo studente si impegna a rafforzarsi nella fede nel Creatore e nella Sua guida in ricompensa e punizione, come dissero i nostri saggi: "Il tuo datore di lavoro è tenuto a ricompensarti per il tuo lavoro". L’uomo dovrebbe indirizzare il proprio lavoro ad essere per le Mitzvot della Torah, e in questo modo, egli sarà ricompensato godendo della Luce in essa, e la sua fede si rafforzerà e crescerà attraverso il potere che è in questa Luce, come è scritto: "Sarà salute per il tuo ombelico e midollo per le tue ossa" (Proverbi 3:8).

Allora uno può essere certo che da Lo Lishma egli arriverà a Lishma, in modo che, persino chi sa di se stesso di non essere stato ricompensato con la fede, ha ancora speranza attraverso la pratica della Torah, poiché se egli imposta il proprio cuore e la propria mente per conseguire la fede nel Creatore attraverso di essa, non c'è una Mitzva più grande di questa. È come dissero i nostri saggi: "Habakkuk venne e ribadì solo questo: ‘Il giusto deve vivere secondo la sua fede’" (Makkot 24).

Inoltre, non c'è altro consiglio che questo, come è scritto (Baba Batra, p 16a), "Raba disse: 'Giobbe desiderava liberare il mondo intero dal giudizio. Disse di fronte a Lui: "O Signore, Tu hai creato il giusto, Tu hai creato il malvagio, chi può fermarTi?”’

E RASHI lì interpreta: "Tu hai creato il giusto per mezzo della buona inclinazione; Tu hai creato il malvagio per mezzo della cattiva inclinazione. Quindi, nessuno è salvo dalla Tua mano, perché chi può fermarTi? I peccatori sono costretti". E cosa risposero gli amici di Giobbe? "In verità, tu elimini la paura e comprometti la devozione davanti a Dio, il Creatore ha creato l’inclinazione al male, Egli ha creato per essa la Torah come una spezia” (Giobbe 15).

RASHI lì interpreta: “Creato per essa la Torah”, che è una spezia che revoca ‘pensieri di trasgressione’", come è scritto in: "Se t’imbatti in questo malvagio, trascinalo nel seminario. Se lui è duro, si ammorbidirà. Perciò, non sono costretti, poiché loro potrebbero salvare se stessi" (Kidushin p 30).

18) Chiaramente, non possono liberarsi del giudizio. Se loro dicono di aver ricevuto quella spezia e di avere ancora pensieri di trasgressione, il che significa che sono ancora in dubbio e che la cattiva inclinazione non si è ancora sciolta, poiché il Creatore, che la creò e diede all'inclinazione malvagia la sua forza, sapeva evidentemente creare il rimedio e la spezia che poteva consumare la potenza dell'inclinazione malvagia e sradicarla del tutto.

E, se uno pratica la Torah e non riesce a rimuovere da se stesso l'inclinazione malvagia, o è stato negligente nel mettere il lavoro e lo sforzo necessari nella pratica della Torah, come è scritto: "Non ho lavorato ma ho trovato, non ci credere", o forse uno ha messo la quantità necessaria di lavoro, ma è stato negligente nella qualità.

Questo significa che, mentre praticavano la Torah, non hanno impostato le loro menti e i loro cuori per attrarre la Luce nella Torah, la quale porta la fede nel cuore di uno. Piuttosto, sono stati poco attenti riguardo al requisito principale richiesto dalla Torah, cioè la Luce che porta alla fede. Ed anche se all'inizio hanno puntato a questo, le loro menti hanno deviato durante lo studio.

In ogni caso, non ci si può liberare del giudizio adducendo la coercizione, poiché i nostri saggi affermano rigorosamente: "Ho creato l'inclinazione malvagia; ho creato per essa la Torah come una spezia". Se ci fossero state eccezioni in questo,allora la domanda di Giobbe rimarrebbe valida.

19) Attraverso tutto ciò che è stato spiegato finora, ho rimosso una grande lamentela circa le parole di Rabbi Chaim Vital nella sua introduzione a Shaar Ha Hakdamot (Il Portale delle Introduzioni) da parte del ARI, e l'introduzione al libro L’albero della vita. Egli scrive: "In effetti, uno non dovrebbe dire: 'Andrò e mi impegnerò nella saggezza della Kabbalah’ prima di essersi impegnato nella Torah, nella Mishnah e nel Talmud’. Questo perché i nostri saggi hanno già detto: ‘Uno non dovrebbe entrare nel PARDES1 a meno che non si sia riempito lo stomaco con carne e vino’".

Questo è simile ad un'anima senza corpo: essa non ha né ricompensa, né atto, né considerazione prima che sia collegata in un corpo, quando è intera, corretta nelle Mitzvot della Torah, nelle 613 Mitzvot.

Al contrario, quando uno si dedica alla saggezza della Mishnah e del Talmud Babilonese, e non si impegna in parte anche nei segreti della Torah ed in ciò che essa nasconde, ciò è simile ad un corpo che siede nell'oscurità senza un'anima umana, la candela di Dio, che brilli dentro di esso. Perciò il corpo è arido e non attinge da una fonte di vita.

Quindi, un discepolo saggio, che pratica la Torah Lishma, dovrebbe prima impegnarsi nella saggezza della Bibbia, della Mishnah e del Talmud, fintanto che la sua mente può tollerare. In seguito, egli approfondirà la conoscenza del suo Creatore nella saggezza della verità.

È come re Davide ordinò a suo figlio Salomone: "Conosci il Dio di tuo padre e serviLo". E se quella persona trova lo studio del Talmud pesante e difficile, è meglio che tolga la sua mano da esso una volta che abbia messo alla prova la sua fortuna in tale saggezza e si impegni nella saggezza della verità.

È scritto: "Il discepolo che non abbia visto un buon segno nel suo studio entro cinque anni, non lo vedrà" (Hullin p. 24). Perciò, ogni persona il cui studio è facile deve dedicare una porzione di una o due ore al giorno per studiare l’Halachah (codice ebraico delle leggi), e spiegare ed interpretare le domande nell'Halachah letterale.

20) Queste sue parole lasciano perplessi: egli dice che prima di riuscire nello studio del letterale, bisogna già impegnarsi nella sapienza della verità. Questo contraddice le sue precedenti parole, che la saggezza della Kabbalah senza la Torah letterale sia come un'anima senza corpo, senza azione, considerazione o ricompensa.

La prova che egli porta di un discepolo che non ha visto un buon segno è ancora più sconcertante, perché i nostri saggi hanno detto che egli dovrebbe quindi abbandonare lo studio della Torah? Certamente, è per avvertirlo di esaminare le sue vie e provare con un altro insegnante o in un'altra parte. Ma lui non deve certamente lasciare la Torah, nemmeno la Torah letterale.

21) Un’altra perplessità è la seguente: sia nelle parole di Rabbi Chaim Vital sia nelle parole della Ghemara è implicito che uno abbia bisogno di una preparazione e di un merito specifici per conseguire la saggezza della Torah. Tuttavia, i nostri saggi dissero (Midrash Rabbah, Porzione "E questa è la benedizione"): "Il Creatore disse a Israele: 'Guardate, tutta la saggezza e l'intera Torah sono facili: chiunque Mi tema e osservi le parole della Torah, tutta la saggezza e l'intera Torah sono nel suo cuore".

Quindi, qui non abbiamo bisogno di nessun merito precedente; e solo in virtù del timore di Dio e del mantenimento delle Mitzvot, ad uno è concessa l'intera saggezza della Torah.

22) In verità, se esamineremo le sue parole, esse diverranno chiare davanti a noi come gli astri del cielo in purezza. Ciò che lui scrisse: “Egli è meglio che tolga la sua mano da essa una volta che abbia messo alla prova la sua fortuna nella saggezza di ciò che è rivelato", non si riferisce alla fortuna dell'ingegno e dell'erudizione. Piuttosto, è come abbiamo spiegato sopra nella spiegazione: "Ho creato la cattiva inclinazione; ho creato per essa la Torah come una spezia". Significa che uno ha approfondito e si è sforzato nella Torah rivelata, eppure l'inclinazione malvagia è ancora al comando e non si è sciolta affatto. Questo perché egli non è ancora in salvo da pensieri di trasgressione, come RASHI scrive nella spiegazione sopra: "Ho creato per essa la Torah come una spezia".

Quindi, lui gli consiglia di togliere via le mani da essa e di impegnarsi nella saggezza della verità, perché attirare la luce nella Torah, mentre ci si esercita ed impegna nella saggezza della verità, è più facile che attirarla lavorando nella Torah letterale. La ragione è molto semplice: la saggezza del rivelato è rivestita di abiti esteriori e corporei, come il furto, il saccheggio, i torti, ecc. Per questo motivo, è difficile e pesante per qualsiasi persona orientare la mente e il cuore al Creatore mentre studia, in modo tale da attirare la Luce nella Torah.

Lo è ancora di più per una persona per la quale studiare il Talmud stesso è pesante e faticoso. Come può ricordarsi del Creatore durante lo studio, visto che l'analisi riguarda questioni materiali, e non può penetrare in lui simultaneamente con l'intenzione per il Creatore?

Pertanto, lui gli consiglia di praticare la saggezza della Kabbalah, poiché questa saggezza è interamente rivestita dai nomi del Creatore. Allora egli sarà certamente in grado di puntare facilmente la sua mente e il suo cuore al Creatore durante lo studio, anche se è l'allievo più lento ad imparare. Questo perché lo studio delle questioni della saggezza ed il Creatore sono la stessa cosa, e questo è molto semplice.

23) Quindi, egli porta una buona prova dalle parole della Ghemara: "Il discepolo che non abbia visto un buon segno nel suo studio dopo cinque anni non lo vedrà più”. Perché non ha visto un buon segno nel suo studio? Di certo è solo per l'assenza dell'intenzione del cuore e non per mancanza di attitudine, perché la saggezza della Torah non richiede attitudine.

Invece, come è scritto nella Midrash sopra riportata: “Il Creatore disse ad Israele: ‘Guardate, l’intera saggezza e l’intera Torah sono facili: chiunque Mi tema e osservi le parole della Torah, tutta la saggezza e tutta la Torah sono nel suo cuore’”.

Naturalmente uno si deve abituare alla luce della Torah e delle Mitzvot, e io non so per quanto. Uno potrebbe attendere per tutti i suoi anni. Per questo il Baraita ci avverte (Hulin 24) di non aspettare più di cinque anni.

Inoltre, Rabbi Yosi dice che sono sufficienti solo tre anni per ottenere la saggezza della Torah. Se non si vede un buon segno entro quel periodo di tempo, uno non si deve ingannare con false speranze e falsità, ma sapere che non vedrà mai un buon segno.

Quindi, uno deve immediatamente trovare una buona tattica per mezzo della quale riuscire a raggiungere Lishma e ottenere la saggezza della Torah. La Baraita non ha specificato la tattica, ma avverte di non restare nella stessa situazione ed aspettare più a lungo.

Questo è il significato delle parole del Rav, che la tattica più sicura e di maggior successo è l'impegno nella saggezza della Kabbalah. Uno dovrebbe mollare interamente l'impegno nella saggezza della Torah rivelata, poiché ha già messo alla prova la sua fortuna in essa e non ha avuto successo. E dovrebbe dedicare tutto il suo tempo alla saggezza della Kabbalah, dove il suo successo è certo per le ragioni sopraccitate.

24) Questo è molto semplice, poiché queste parole non hanno nessun legame con lo studio della Torah letterale, in qualsiasi cosa che uno debba effettivamente praticare, perché "non è l'ignorante ad essere pio, e un apprendimento sbagliato fa male, e un peccatore distrugge molto bene". Quindi, bisogna necessariamente ripeterle tanto quanto è necessario per non fallire nella propria pratica.

Piuttosto, qui si parla solo dello studio della saggezza della Torah rivelata, per spiegare ed esaminare domande che sorgono nell'interpretazione delle leggi, come Rabbi Chaim Vital stesso deduce lì. Si riferisce alla parte dello studio della Torah che non viene eseguita in pratica, o per le leggi attuali.

Infatti, qui è possibile essere indulgenti e studiare dalle abbreviazioni e non dalle origini. Tuttavia, anche questo richiede un ampio apprendimento, poiché chi conosce dall'origine non è come uno che lo conosce da una breve scansione di qualche abbreviazione. Al fine di non sbagliare in questo, Rabbi Chaim Vital dice, fin dall'inizio delle sue parole, che l'anima si collega al corpo solo quando viene corretta nelle Mitzvot della Torah, nelle 613 Mitzvot.

25) Ora vedrete come tutte le domande che abbiamo presentato all'inizio dell'introduzione sono completamente assurde. Sono gli ostacoli che l’inclinazione malvagia sparge per andare a caccia di anime innocenti, per allontanarle dal mondo, derubate e abusate.

Esaminate la prima domanda, dove immaginano di poter osservare l'intera Torah senza conoscere la saggezza della Kabbalah. Io dico loro: In effetti, se potete osservare lo studio della Torah e l'osservanza della Mitzvot in modo appropriato, Lishma, ossia solo per portare contentezza al Creatore, allora certamente non è necessario studiare la Kabbalah. Questo è così perché allora si dice di te: "La propria anima gli insegnerà". Questo perché allora tutti i segreti della Torah appariranno davanti a voi come una sorgente inesauribile, come nelle parole del Rabbi Meir nella Mishnah di cui sopra (Avot), e non avrete bisogno di nessuna assistenza dai libri.

Tuttavia, se siete ancora impegnati ad imparare Lo Lishma, ma sperate di meritare Lishma con questo mezzo, allora vi chiedo: "Da quanti anni lo state facendo?" Se siete ancora entro i cinque anni, come dice il Tana Kama, o entro i tre anni, come dice Rabbi Yosi, allora potete ancora aspettare e sperare.

Ma se avete praticato la Torah in Lo Lishma per più di tre anni, come dice Rabbi Yosi, e cinque anni, come dice il Tana Kama, allora la Baraita vi avverte che non vedrete un buon segno in questo cammino che state percorrendo! Perché illudere le vostre anime con false speranze quando avete una tattica così vicina e sicura come lo studio della saggezza della Kabbalah, come ho mostrato sopra la ragione è che lo studio nelle questioni della saggezza ed il Creatore stesso sono una cosa sola?

26) Esaminiamo anche la seconda domanda, ossia che uno debba prima riempirsi la pancia di Mishnah e Ghemara. Tutti sono d'accordo sul fatto che è proprio così. Eppure, tutto questo è vero se ti è già stata data la facoltà di imparare Lishma, o persino Lo Lishma, se sei ancora nei tre anni o nei cinque anni. Tuttavia, dopo quel periodo, la Baraita vi avverte che non vedrete mai un buon segno, e dovete quindi testare il vostro successo nello studio della Kabbalah.

27) Dobbiamo anche sapere che ci sono due parti della saggezza della verità: la prima, chiamata i "segreti della Torah", non dovrebbe essere rivelata se non implicitamente, e da un saggio Kabbalista ad un discepolo che capisca nella propria mente. Anche Maase Merkava e Maase Bereshit appartengono a quella parte. I saggi dello Zohar fanno riferimento a quella parte come a "le prime tre Sefirot, Keter, Hochma, Bina" ed è anche chiamata "il Rosh [testa] del Partzuf".

La seconda parte è chiamata i "sapori della Torah". È permesso rivelarli ed è, difatti, una grande Mitzva la loro rivelazione. Lo Zohar si riferisce ad essa come le "sette Sefirot inferiori del Partzuf", ed è anche chiamato il Guf [corpo] del Partzuf.

Ogni singolo Partzuf de Kedusha (di santità) consiste di dieci Sefirot. Queste si chiamano Keter, Hochma, Bina, Hesed, Ghevura, Tifferet, Netzah, Hod, Yesod, Malchut. Le prime tre Sefirot sono considerate il "Rosh del Partzuf" e le sette Sefirot inferiori sono chiamate "Guf del Partzuf". Anche l'anima della persona più in basso contiene le dieci Sefirot nei loro nomi di cui sopra, come pure ogni singolo discernimento, in Alto e in basso.

Il motivo per cui le sette Sefirot inferiori, che sono il Guf del Partzuf, sono chiamate "sapori della Torah" è in base al significato del verso, "e il palato assaggia il suo cibo". Le luci che appaiono sotto le prime tre, cioè il Rosh, si chiamano Taamim [sapori], e Malchut de [del] Rosh si chiama Chech [palato].

Per questo motivo si chiamano Taamim della Torah. Questo significa che essi appaiono nel palato del Rosh, che è la fonte di tutti i Taamim, che è Malchut de Rosh. Da lì in giù non è vietata la loro rivelazione. Al contrario, la ricompensa di chi li rivela è incommensurabile e senza limiti.

Inoltre, queste prime tre Sefirot e queste sette Sefirot inferiori si espandono sia nel segmento generale sia in quello più particolare che possa essere diviso. Perciò, perfino le prime tre Sefirot di Malchut alla fine del mondo di Assiya appartengono alla sezione dei "segreti della Torah", che non devono essere rivelati. E le sette Sefirot inferiori nel Keter del Rosh di Atzilut appartengono alla sezione, "Taamim della Torah", che possono essere rivelati, e queste parole sono scritte nei libri di Kabbalah.

28) Troverete la fonte di queste parole nella Masechet Pesachim (p 119), dove si dice, è scritto (Isaia 23): "E il suo salario e il suo guadagno saranno sacri al Signore. Non sarà ammassato né custodito il suo salario, ma andrà a coloro che abitano presso il Signore, perché possano nutrirsi in abbondanza e vestirsi con decoro [letteralmente: coprire Atik]". "Che cos'è “vestirsi con decoro [coprire Atik]”? Questo è ciò che copre le cose che Atik Yomin ha coperto. E cosa sono quelle cose? I segreti della Torah. Altri dicono, questo è ciò che rivela le cose che Atik Yomin ha coperto. Che cosa sono quelle cose? I sapori della Torah".

RASHBAM interpreta: "Atik Yomin è il Creatore", come è scritto: "e Atik Yomin siede". I segreti della Torah sono Maase Merkava e Maase Bereshit. Il significato di "Nome" è così come è scritto: "Questo è il Mio nome per sempre". Il "vestire" significa che Egli non dà tali segreti a qualsiasi persona, ma solo a coloro il cui cuore è inquieto. Come è scritto in “uno non impara”: "Questo è ciò che rivela le cose che Atik Yomin ha coperto". Questo significa coprire i segreti della Torah, che erano inizialmente coperti, e AtikYomin li rivelò, e diede il permesso di rivelarli. E a chi li rivela è concesso ciò che disse in questo versetto.

29) Ora vedete chiaramente la grande differenza tra i segreti della Torah, dove tutti coloro che li conseguono ricevono questa grande ricompensa (spiegata lì nella Ghemara, nell’interpretazione del versetto) per averli nascosti e per non averli rivelati. Ed è il contrario con i Taamim della Torah, dove tutti coloro che li raggiungono ricevono questa grande ricompensa per averli rivelati agli altri.

Alcuni dicono che non c'è controversia sul primo parere, ma solo un’analisi dei diversi significati tra di loro. Il primo significato spiega la fine , dove si dice: “vestirsi con decoro [coprire Atik]”.

Quindi essi interpretano il conseguimento della grande ricompensa per aver coperto i segreti della Torah.

Altri dicono che esso spiega l'inizio: "possano nutrirsi in abbondanza", intendendo i Taamim [sapori] della Torah, come è scritto in: "e il palato assapora il cibo". Questo perché le Luci di Taamim si chiamano "mangiare"; interpretano quindi il raggiungimento della grande ricompensa menzionata nel testo riguardo a chi rivela i Taamim della Torah. Tuttavia, entrambi pensano che i segreti della Torah debbano essere coperti, e i Taamim della Torah debbano essere rivelati.

30) Perciò avete una risposta chiara sulla quarta e quinta domanda all'inizio dell'introduzione. Quello che trovate nelle parole dei nostri saggi, così come nei libri sacri, ossia che sia dato solo a coloro i quali hanno un cuore inquieto, intendendo la parte chiamata "segreti della Torah", riguardante le prime tre Sefirot, il Rosh, questa parte è data solo a coloro che sono in occultamento e a certe condizioni, non troverete nemmeno una traccia dei “segreti della Torah” in tutti i libri della Kabbalah, in forma scritta o stampata, poiché queste sono le cose che Atik Yomin nascose, come è scritto nella Ghemara.

Inoltre, dite se è persino possibile pensare e immaginare che tutti quei santi e famosi giusti, che sono i più grandi e i migliori della nazione, come il Sefer Yetzira [Il Libro della Creazione], Il Libro dello Zohar, e la Baraita di Rabbi Ismaele, Rabbi Hai Gaon, e il Rabbi Hamai Gaon, Rabbi Elazar di Garmiza, e il resto dei Rishonim [i primi] attraverso Nachmanides, e Baal HaTurim e Baal Shulchan Aruch attraverso il Vilna Gaon (GRA), e il Ladi Gaon, e il resto dei giusti dai quali ricevemmo l’intera Torah rivelata, e per mezzo delle cui parole viviamo, per sapere quale atto fare in modo tale da essere favoriti dal Creatore. Tutti loro scrissero e pubblicarono libri nella saggezza della Kabbalah. E non c'è maggiore rivelazione che scrivere un libro, il cui autore non sa chi leggerà il libro. È possibile che un malvagio assoluto lo esaminerà. Quindi, non c'è maggiore rivelazione dei segreti della Torah che questa.

E non dobbiamo dubitare di questi santi e puri, che loro possano infrangere anche un solo iota di ciò che è scritto e spiegato nella Mishnah e nella Gemarah, che a loro è stato vietato di rivelare, come è scritto nel divieto di imparare (in Masechet Hagigah).

Piuttosto, tutti i libri scritti e stampati sono necessariamente considerati i Taamim della Torah, che Atik Yomin prima ha nascosto e poi rivelato, come è scritto, "e il palato assapora il cibo". Non solo non è vietato rivelare questi segreti, ma al contrario, è una grande Mitzva [comandamento] rivelarli (come scritto in Pesachim 119).

E chi sa come rivelarli e li rivela, la sua ricompensa è abbondante. Questo perché dalla rivelazione di queste luci a molti, in particolare alla moltitudine, dipende la venuta del Messia, presto nei giorni nostri, Amen.

31) Vi è una grande necessità di spiegare una volta per tutte perché la venuta del Messia dipenda dallo studio della Kabbalah nelle masse, cosa che è espressa così diffusamente nello Zohar e in tutti i libri della Kabbalah. Il popolo ne ha già discusso a vuoto e la faccenda è diventata insopportabile.

La spiegazione di questa questione è espressa nelle Tikkuney [correzioni del] Zohar [parte dello Zohar] (Tikkun 30, “Secondo Sentiero”). Queste sono le sue parole: Secondo sentiero: “E il Ruach [spirito/vento] di Dio soffiò sulla superficie dell’acqua. Che cosa è “E il Ruach”? Effettivamente, quando la Shechina [Divinità] discende in esilio, quel Ruach [spirito/vento] soffia su coloro che si impegnano nella Torah perché la Shechina è tra loro.

Tutta la carne è fieno, loro sono tutti come bestie che mangiano fieno, e tutta la sua grazia è come il fiore del campo (Isaia 40). Ogni grazia che fanno, la fanno per se stessi. Perfino tutti coloro che studiano la Torah, ogni grazia che fanno, la fanno per se stessi.

In quel tempo, ed Egli ricordò che loro erano carne, come un soffio [spirito] che passa e non ritornerà (Salmi 78:39) nel mondo. Questo è lo spirito del Messia. Guai a coloro che fanno sì che lo spirito del Messia se ne vada e non ritorni nel mondo. Essi fanno seccare la Torah e non vogliono approfondire la saggezza della Kabbalah. Questi causano l’allontanamento della fonte della saggezza, che è la Yod in essa. Lo spirito del Messia se ne va, lo spirito di santità, lo spirito di saggezza e comprensione, lo spirito di consiglio e di forza, lo spirito di conoscenza e del timore del Creatore.

Secondo comandamento: “E Dio disse: "Sia la Luce". Questo è amore, l'amore della Misericordia, così come è scritto: "Ti ho amato con un amore eterno; perciò ti ho attratto con misericordia". Si dice riguardo a questo, "Se risvegliate l'amore e lo stuzzicate, finché ad esso non piaccia" ecc., amore e timore sono il suo centro. Sia esso buono o cattivo, per questa ragione, esso è chiamato timore ed amore allo scopo di ricevere una ricompensa. E per questo, disse il Creatore, vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle e per le cerve del campo, se svegliate e se scuotete l'amore mentre piace, il che è amore senza ricompensa, e non per ricevere ricompensa. Questo perché timore ed amore al fine di ricevere una ricompensa sono di una serva e “per tre cose trema la terra: uno schiavo che diventa re e una serva che è l’erede della sua padrona”.

32) Inizieremo a spiegare i Tikkunim dello Zohar dalla fine fino al principio. Egli dice che la paura e l'amore che si ha nella pratica di Torah e Mitzvot allo scopo di ricevere ricompensa, ossia sperando in qualche beneficio dalla Torah e dal lavoro, questa è considerata la serva. Si scrive di lei:"una serva che è l'erede della sua padrona".

Questo è apparentemente fonte di perplessità, perché è scritto: "Ci si dedicherà sempre a Torah e Mitzvot, persino in Lo Lishma", e perché "la terra trema?“. Inoltre, dobbiamo capire la correlazione dell'impegno in Lo Lishma specificamente in relazione alla serva, e anche la parabola secondo la quale lei diventa l’erede della sua padrona. Che eredità c'è qui?

33) Capirete questa questione con tutto ciò che è stato spiegato sopra in questa introduzione, ossia che loro non permisero lo studio in Lo Lishma, ma solo per la ragione che da Lo Lishma uno arriva a Lishma, poiché la Luce in essa lo riforma. Quindi, l'impegno in Lo Lishma è considerato una serva che è di aiuto, che assiste e compie i lavori più miseri per la sua padrona, che è la Shechina.

Questo perché, alla fine, uno arriverà a Lishma e sarà ricompensato con l’instaurarsi della Shechina. Allora anche la serva, che è l’impegno in Lo Lishma, sarà considerata una serva di Kedusha [santità], perché lei sostiene e prepara la Kedusha, anche se sarà considerata il mondo di Assiya della Kedusha.

Tuttavia, se la propria fede è incompleta, ed egli non si impegna nella Torah o nel lavoro solo perché il Creatore gli ha comandato di studiare, allora abbiamo visto sopra che in tali Torah e lavoro la Luce non appare per niente. Questo perché i propri occhi non funzionano bene, e come un pipistrello, trasformano la Luce in tenebre.

Un tale studio non è più considerato una serva di Kedusha, poiché egli non acquisirà Lishma attraverso di esso. Quindi, si arriva al dominio della serva di Klipa [guscio/buccia], che eredita questa Torah e lavoro, e li sottrae per se stessa.

Perciò, "la terra trema", intendendo la Shechina, che è chiamata "terra", perché quella Torah e lavoro che sarebbero dovute arrivare a lei, come possedimenti della Shechina, quell’ancella malvagia li ruba e li abbassa ad essere un possedimento delle Klipot [plurale di Klipa]. Così, la serva è l'erede della sua padrona.

34) La Tikkuney Zohar interpreta il significato del giuramento: "Se risvegliate l'amore e lo stuzzicate, finché ad esso non piaccia". La precisione è che Israele attirerà la Luce di Hesed [misericordia] Superiore, chiamata "Amore della Misericordia", poiché questo è ciò che è desiderato. Questa Luce è attratta in particolare dall'impegno in Torah e in Mitzvot eseguiti con lo scopo di non ricevere ricompensa. La ragione è che la Luce della Sapienza Superiore è estesa ad Israele attraverso questa Luce della misericordia, apparendo e vestendosi in questa Luce della Misericordia, che Israele estende.

E questa Luce della Sapienza è il significato del versetto: "E lo spirito del Signore riposerà su di lui, lo spirito della sapienza e della comprensione, lo spirito del consiglio e della forza, lo spirito della conoscenza e del timore del Signore" (Isaia 11), ciò si riferisce al Re Messia. È così come è detto lì sotto: "Ed Egli alzerà un vessillo per le nazioni, raccoglierà i dispersi d'Israele e radunerà i dispersi di Giuda dai quattro angoli della terra". Questo perché dopo che Israele estende la Luce della Sapienza attraverso la Luce della Misericordia, come in “lo spirito della sapienza e della comprensione, ecc”. il Messia appare e riunisce i dispersi di Israele.

Perciò, tutto dipende dalla pratica della Torah e dal lavoro Lishma, che può estendere la grande Luce della Misericordia dove la Luce della Sapienza si veste e si estende. Questo è il significato del giuramento: "se svegliate e se stuzzicate". È così perché la redenzione completa e il raduno degli esuli sono impossibili senza di essa, poiché i canali della Kedusha sono arrangiati in tal modo.

35) Hanno anche interpretato "e lo spirito di Dio si librava sulla faccia delle acque". Che cos'è "lo spirito di Dio"? Quando la Shechina è in esilio, quel vento [anche “spirito”] soffiava su quelli che si impegnano nella Torah perché la Shechina è con loro. Interpretazione: Durante l’esilio, quando Israele era ancora occupato in Torah e Mitzvot Lo Lishma, se loro sono in questo modo perché da Lo Lishma uno arriva a Lishma, allora la Shechina è tra loro, sebbene in uno stato di esilio, poiché non hanno ancora raggiunto Lishma. Come fu detto sopra, esso è nella forma di una serva di Kedusha.

Questo è il significato di la Shechina è fra di loro, intendendo in occultamento. Tuttavia, essi sono tenuti ad ottenere la rivelazione della Shechina, e allora lo spirito del Re Messia aleggia su coloro che si impegnano e li risveglia per arrivare a Lishma, come è scritto in: "La luce in essa li riforma", aiutando e preparando l'instaurazione della Shechina, che è la sua padrona.

Tuttavia, se questo apprendimento in Lo Lishma non è adatto a portarli a Lishma, per la ragione sopraccitata, la Shechina si rammarica e dice: “Tutta la carne è fieno, loro sono tutti come bestie che mangiano fieno”. In altre parole, quello spirito dell'uomo che sale verso l'alto non si trova tra coloro che praticano la Torah. Piuttosto, si accontentano dello spirito della bestia, che discende verso il basso.

Loro interpretano il motivo nel verso: “Tutta la sua misericordia è come il fiore del campo. Perfino tutti coloro che si sforzano nella Torah, ogni misericordia che fanno, la fanno per loro stessi”.

Vale a dire: il loro impegno in Torah e Mitzvot è solo per il proprio beneficio e piacere e l’impegno nella Torah non può portarli a Lishma.

Egli scrive in quel versetto: "In quel tempo, Egli si ricordò che erano carne, un soffio [spirito] che passa e non tornerà al mondo, e questo è lo spirito del Messia. Questo significa che lo spirito del Messia non si libra su di loro, ma li lascia e non tornerà, perché la serva impura ruba la loro Torah e diventa l’erede della sua padrona, poiché loro non sono sulla strada per arrivare da Lo Lishma a Lishma.

Per questa ragione lui deduce, in quella parte dello scritto, che loro sono quelli che rendono la Torah arida e non vogliono fare sforzi nella saggezza della Kabbalah. Vale a dire che,

persino se non hanno successo attraverso la pratica nella Torah rivelata, poiché non c'è Luce in essa ed è arida a causa della piccolezza delle loro menti (vedere punto 16), potrebbero ancora riuscire per mezzo dello studio della Kabbalah, perché la Luce in essa è rivestita con gli abiti del Creatore: i Santi Nomi e le Sefirot. Loro potrebbero quindi facilmente arrivare a quella forma di Lo Lishma, che li porti a Lishma. Allora lo spirito di Dio si librerebbe su di loro, come è scritto in: "La Luce in essa li riforma".

Eppure, loro non hanno nessun desiderio di studiare la Kabbalah. E questo è il significato di: “Guai a loro poiché essi causano povertà, saccheggi, rovina, uccisione e distruzione nel mondo, poiché lo spirito del Messia li lascia, che è lo spirito di santità, lo spirito di saggezza e di comprensione”, ecc.

36) Noi apprendiamo dalla Tikkuney Zohar che c'è un giuramento, ossia che la Luce della Misericordia e dell'amore non si risveglierà nel mondo prima che le azioni di Israele in Torah e Mitzvot abbiano l'intenzione del non ricevere ricompensa, ma solo quella di dare contentezza al Creatore. Questo è il significato del giuramento: "Vi scongiuro, o figlie di Gerusalemme".

Perciò, la durata dell'esilio e afflizione che soffriamo dipende da noi e aspetta che noi meritiamo la pratica della Torah e delle Mitzvot Lishma. E se solo otterremo questo, questa Luce d'amore e misericordia si risveglierà immediatamente, questa luce che ha il potere di estendere, come è scritto in: "E lo spirito riposerà su di lui, lo spirito di saggezza e di comprensione”, ecc., e allora ci sarà concessa la completa redenzione.

È stato anche chiarito che è impossibile per tutto Israele giungere a quella grande purezza se non attraverso lo studio della Kabbalah, che è la via più facile, adeguata anche ai cittadini comuni.

Invece, impegnandosi solo nella Torah rivelata, è impossibile essere ricompensati attraverso di essa, se non per pochi eletti e dopo grandi sforzi, ma non per la maggior parte della gente (per la ragione spiegata al punto 22). Questo spiega a fondo l'irrilevanza della quarta e quinta domanda all'inizio dell'introduzione.

37) La terza domanda, che è la paura di inasprirsi, beh, qui non c'è alcuna paura. Questo perché la deviazione dal sentiero di Dio, che si è verificata prima, era per due motivi: 1) o hanno infranto le parole dei nostri saggi con cose che era loro proibito rivelare, 2) o perché loro hanno percepito le parole della Kabbalah nel loro significato superficiale, come istruzioni corporali, violando "Non ti farai un'immagine scolpita".

Quindi, fino ad oggi c'è stato davvero un muro fortificato intorno a questa saggezza. Molti hanno cercato di cominciare a studiare, ma non hanno potuto continuare per mancanza di comprensione ed a causa della terminologia corporale. Per questo ho lavorato con l'interpretazione, Panim Meirot e Panim Masbirot, per interpretare il grande libro L'albero della vita, dell’Ari, per rendere astratte le forme corporali e stabilirle in termini di leggi spirituali, al di sopra di tempo e spazio. Così, qualsiasi principiante può capire tali questioni, le loro ragioni e spiegazioni con mente chiara e grande semplicità, non meno di quanto uno capisce la Ghemara attraverso l'interpretazione di RASHI.

38) Continuiamo ad approfondire la pratica di Torah e Mitzvot Lishma delle quali ho iniziato a parlare. Dobbiamo comprendere la denominazione "Torah Lishma", perché il lavoro completo e desiderabile è definito attraverso il nome Lishma ed il lavoro indesiderabile è detto Lo Lishma.

Il significato letterale implica che chi si impegna in Torah e Mitzvot per orientare il suo cuore a portare contentezza al suo Creatore e non a se stesso avrebbe dovuto essere indicato come Torah Lishmo [per il Suo (maschile) bene] e Torah Lo Lishmo [non per il Suo (maschile) bene], nel senso di per il bene del Creatore. Perché, dunque, questa è definita dal nome Lishma e Lo Lishma, nel senso di per il bene della Torah?

Qui c'è certamente qualcosa di più da capire di quanto detto sopra, poiché il versetto sta a dimostrare che la Torah Lishmo, nel significato di portare contentezza al Suo Creatore, è ancora insufficiente. Invece, lo studio deve essere Lishma, che significa per il bene della Torah. Questo richiede una spiegazione.

39) È risaputo il fatto che il nome della Torah è "Torah della Vita", come è scritto in: "Perché sono vita per coloro che li trovano" (Proverbi 4:22); "Perché non è cosa vana per voi; perché è la vostra vita" (Deuteronomio 32:47). Quindi, il significato di Torah Lishma è che la pratica di Torah e Mitzvot porta ad uno vita e lunghi giorni, ed allora la Torah è come il suo nome. E ad uno che non indirizzi il suo cuore e la sua mente a quanto detto sopra, la pratica di Torah e Mitzvot porta l'opposto di vita e lunghi giorni, il che significa completamente Lo Lishma, poiché il suo nome è "Torah della Vita". Queste parole sono spiegate nelle parole dei nostri saggi (Taanit 7a): "Chi pratica la Torah Lo Lishma, la sua Torah diventa per lui una pozione di morte; e chi pratica la Torah Lishma, la sua Torah diventa per lui una pozione di vita".

Tuttavia, le loro parole richiedono una spiegazione, per capire come e attraverso cosa la Sacra Torah diventi per lui una pozione di morte. Non solo il suo lavoro e il suo sforzo sono invano, ed egli non riceve nessun beneficio dal suo lavoro e dalla sua fatica, ma la Torah e il lavoro stessi diventano per lui una pozione di morte. Questo è davvero una cosa che lascia perplessi.

40) In primo luogo, dobbiamo capire le parole dei nostri saggi (Megillah 6b), che hanno detto: "Ho lavorato e ho trovato: credici. Non ho lavorato e ho trovato: non crederci".

Dobbiamo farci domande circa le parole "Ho faticato e trovato"; esse sembrano contraddirsi a vicenda, dal momento che il lavoro si riferisce a lavoro e sforzo che uno dà in cambio di qualsiasi possesso desiderato. Per un possedimento importante, si fanno grandi sforzi; per acquisire qualcosa minore, si fanno meno sforzi. Suo opposto è il ritrovamento. La sua condotta è quella di arrivare ad una persona senza pensarci e senza alcuna preparazione in termini di lavoro, fatica e prezzo. Quindi, come puoi dire: "Ho faticato e trovato"? E se qui ci fosse sforzo, avrebbe dovuto dire "Ho lavorato e comprato" o "Ho lavorato e acquisito", ecc. e non "Ho lavorato e trovato".

41) Lo Zohar scrive riguardo al testo "e coloro che Mi cercano Mi troveranno" e chiede: "Uno dove trova il Creatore?” Essi dissero che il Creatore si trova solo nella Torah. Inoltre, riguardo al versetto "In verità Tu sei un Dio che si nasconde", dissero che il Creatore Si nasconde nella Sacra Torah.

Dobbiamo comprendere a fondo le loro parole. Sembra che il Creatore sia nascosto solo nelle cose e condotte corporee e in tutte le futilità di questo mondo, che sono al di fuori della Torah. Perciò, come si può dire il contrario, ossia che Egli Si nasconde solo nella Torah?

C'è anche il significato generale, che il Creatore nasconde Se stesso in modo tale che Egli debba essere cercato; perché Egli ha bisogno di questo occultamento? Ed anche: "Tutti quelli che Lo cercheranno, Lo troveranno", che comprendiamo dal versetto "e quelli che Mi cercano, Mi trovano". Dobbiamo comprendere a fondo questo cercare e questo trovare, che cosa sono e perché esistono.

42) In verità, voi dovreste sapere che la ragione della nostra grande distanza dal Creatore ed il fatto che noi siamo così inclini a trasgredire la Sua volontà è per un unico motivo, che divenne la fonte di tutti i tormenti e le sofferenze che soffriamo, e la sorgente per tutti i peccati e gli errori nei quali cadiamo. È chiaro, che rimuovendo questa ragione, ci libereremo istantaneamente di ogni sofferenza e dolore. Ci sarà immediatamente concessa l'adesione con Lui in cuore, anima e forza. E vi dico che questa ragione preliminare non è altro che la "mancanza di comprensione riguardo la Sua Provvidenza sulle Sue creazioni", ossia che noi non Lo comprendiamo propriamente.

43) Se il Creatore, per esempio, stabilisse aperta Provvidenza con le Sue creazioni nel fatto che, mettiamo il caso, chiunque mangiasse una cosa proibita soffocherebbe all’istante e chiunque eseguisse una Mitzva scoprirebbe in essa piaceri così meravigliosi, come le delizie più pregiate di questo mondo corporeo. Allora, 1)quale sciocco contemplerebbe persino di assaggiare una cosa proibita, sapendo che perderebbe immediatamente la sua vita a causa sua, proprio come uno non prende in considerazione di saltare dentro il fuoco? 2)Inoltre, quale sciocco trascurerebbe una qualsiasi Mitzva senza eseguirla il più rapidamente possibile, proprio come chi non può abbandonare o indugiare di fronte a un grande piacere corporeo che gli arrivi a portata di mano, senza riceverlo il più presto possibile? Quindi, se la Provvidenza fosse aperta davanti a noi, tutti gli uomini del mondo sarebbero completamente giusti.

44) Così vedete che tutto ciò di cui abbiamo bisogno nel nostro mondo è aperta Provvidenza. Se la Provvidenza fosse aperta, tutti gli uomini del mondo sarebbero completamente giusti. Inoltre aderirebbero a Lui con amore assoluto, perché sarebbe certamente un grande onore per ognuno di noi esserGli amico e amarLo con il nostro cuore ed anima e aderire a Lui senza perdere nemmeno un minuto.

Tuttavia, poiché non è così, e una Mitzva non è ricompensata in questo mondo, e coloro che sfidano la Sua volontà non sono puniti di fronte ai nostri occhi, bensì il Creatore è paziente con loro, ed inoltre, a volte, loro pensano il contrario, come è scritto: "Ecco, tali sono gli empi; eppure sono sempre a loro agio e si arricchiscono" (Salmi 73).

Quindi, non tutti coloro che vogliono prendere il Signore possono venire e prendere. Invece, inciampiamo ad ogni passo del cammino, finché, come scrissero i nostri saggi (VaYikraRabba, 2) a proposito del versetto: "Ho trovato un uomo su mille, nel senso che mille entrano in una stanza e uno esce per insegnare".

Perciò, comprendere la Sua Provvidenza è la ragione di ogni bene e la mancanza di comprensione è la ragione di ogni male. Si scopre che questo è l'asse attorno al quale tutti i popoli del mondo girano, nel bene o nel male.

45) Quando esaminiamo attentamente il conseguimento della Provvidenza che la gente viene a percepire, ne troviamo di quattro tipi. Ogni tipo riceve una Provvidenza specifica dal Creatore, cosicché qui ci sono quattro discernimenti nel conseguimento della Provvidenza. In realtà, sono solo due: 1)occultamento del volto, 2) rivelazione del volto, ma sono divisi in quattro.

Ci sono due discernimenti nella Provvidenza di occultamento del volto, che sono 1) "singolo occultamento", 2) "occultamento nell'occultamento", e due discernimenti nella Provvidenza della rivelazione del volto: 3) la Provvidenza di "ricompensa e punizione" e 4) la "eterna Provvidenza", come verranno spiegati sotto.

46) Il versetto dice: "Allora in quel giorno la Mia ira si accenderà contro di loro e li abbandonerò, nasconderò loro il mio volto e saranno divorati, e molti mali e problemi verranno su di loro, così che diranno in quel giorno: Questi mali non vengono forse su di noi perché il nostro Dio non è tra noi? E certamente in quel giorno nasconderò il Mio volto per tutti i mali che hanno fatto, in quanto si sono rivolti ad altri dei" (Deuteronomio 31:17).

Quando considerate queste parole, scoprirete che all'inizio dice: "Allora la mia ira si accenderà… ... e io nasconderò il mio volto", che significa un solo occultamento. In seguito, si afferma: "E molti mali e problemi verranno su di loro... ...ed Io sicuramente nasconderò il Mio volto [in ebraico la parola “nascondere” appare due volte]", il che significa doppio occultamento. Dobbiamo capire che cos'è questo "doppio occultamento".

47) Prima di tutto, dobbiamo capire qual è il significato del "volto del Creatore", di cui le scritture dicono: "Io nasconderò il mio volto". Può essere pensato come una persona che vede il volto del suo amico e lo conosce subito. Tuttavia, quando lo vede da dietro non è certo della sua identità. Potrebbe dubitare: "Forse egli è un altro e non il suo amico?”

Così è la questione che abbiamo di fronte: Ognuno sa e sente che il Creatore è buono e che la condotta del bene è quella di fare del bene. Quindi, quando il Creatore dona generosamente alle Sue creazioni, si considera che il Suo volto è rivelato alle Sue creazioni. Questo avviene perché allora tutti Lo riconoscono e Lo percepiscono, poiché Egli si comporta secondo il Suo nome, come abbiamo visto sopra riguardo all’aperta Provvidenza.

48) Tuttavia, quando Egli si comporta con le Sue creazioni al contrario di quanto detto sopra, cioè quando loro soffrono le afflizioni e i tormenti nel Suo mondo, è considerato il posteriore del Creatore. Questo perché il Suo volto, che significa il Suo completo attributo di bontà, è completamente nascosto a loro, poiché questa non è una condotta che si addice al Suo nome. È come una persona che vedendo il suo amico da dietro, potrebbe dubitare e pensare: "Forse è un altro?”

Lo scritto dice: "Allora la mia rabbia si accenderà..... ....e io nasconderò la mia faccia". Durante l'ira, quando la gente soffre di problemi e dolori, significa che il Creatore nasconde il Suo volto, che è la Sua assoluta benevolenza, e solo il Suo posteriore è rivelato. In questo stato, è necessario un grande rafforzamento nella fede in Lui, per stare attenti a pensieri di trasgressione, poiché è difficile riconoscerLo da dietro. Questo si chiama "Singolo occultamento".

49) Tuttavia, quando i problemi e i tormenti si accumulano in gran numero, questo provoca un doppio occultamento, che i libri definiscono "occultamento nell'occultamento". Significa che anche il Suo posteriore è invisibile, nel senso che non credono che il Creatore sia arrabbiato con loro e li punisca, ma bensì attribuiscono quel che accade al caso o alla natura, e vengono a negare la Sua Provvidenza in ricompensa e punizione. Questo è il significato del versetto: "E sicuramente nasconderò il Mio volto… poiché si sono rivolti ad altri dèi", ossia, diventano eretici e si rivolgono ad adorare degli idoli.

50) Tuttavia, prima di ciò, quando lo scritto parla solamente dal punto di vista del singolo occultamento, il testo termina con: "Diranno in quel giorno: questi mali non vengono forse su di noi perché il nostro Dio non è fra noi? Questo significa che credono ancora nella Provvidenza di ricompensa e punizione, e dicono che i problemi e le sofferenze giungono a loro perché non sono in adesione con il Creatore, come è scritto in: "Questi mali giungono su di noi perché il nostro Dio non è tra noi". Questo è considerato come vedere ancora il Creatore, ma solo da dietro. Per questo motivo si chiama “Singolo occultamento", che nasconde solo il volto.

51) Ora abbiamo spiegato i due discernimenti della percezione della Provvidenza nascosta, che gli uomini sentono: "singolo occultamento" e "occultamento nell’occultamento". Il singolo Un occultamento riguarda solo l'occultamento del volto, mentre il posteriore viene loro rivelato. Ciò significa che credono che il Creatore ha dato loro l'afflizione come punizione. E sebbene sia difficile per loro riconoscere sempre il Creatore attraverso il Suo lato posteriore, il che li porta alla trasgressione, anche allora sono considerati "malvagi incompleti". In altre parole, queste trasgressioni sono come errori, perché giungono a loro come risultato dell'accumulo dell'afflizione, poiché, in generale, credono in ricompensa e punizione.

52) Occultamento nell'occultamento significa che persino la parte posteriore del Creatore è nascosta a loro, poiché non credono nella ricompensa e nel castigo. Queste loro trasgressioni sono considerate peccati. Sono considerati "completamente malvagi" perché si ribellano e dicono che il Creatore non veglia affatto sulle Sue creazioni e si rivolgono all'idolatria, come è scritto nel versetto: "Poiché si sono rivolti ad altri dèi".

53) Dobbiamo sapere che tutta la questione del lavoro nell’osservare Torah e Mitzvot per scelta si applica in primo luogo ai due discernimenti della Provvidenza nascosta di cui sopra. Ben He He dice a riguardo (Avot, capitolo 5): "La ricompensa è in proporzione alla sofferenza".

Poiché la Sua Guida non è rivelata, è impossibile vederLo, se non nell’occultamento del volto, da dietro, come chi vede il proprio amico da dietro e potrebbe dubitare e pensare che sia un altro. In questo modo, uno ha sempre la scelta di osservare la Sua volontà o di infrangerla. Questo perché i problemi e i dolori che soffre gli fanno dubitare dell’effettiva esistenza della Sua guida sulle Sue creazioni, o nel primo modo, che è l'errore, o nel secondo modo, che sono i peccati.

In ogni caso, uno si trova ancora in grande dolore e fatica. Lo scritto dice di questo momento: "Tutto ciò che la tua mano raggiunge per mezzo delle tue forze, fallo" (Ecclesiaste 9:10). Questo perché non gli sarà concessa la rivelazione del volto, la misura completa della sua bontà, prima che egli si sforzi e faccia tutto ciò che è in suo potere di fare, e la ricompensa è commisurata alla sofferenza.

54) Quando il Creatore vede che uno ha completato la propria misura di sforzo e ha completato tutto quello che ha dovuto fare per rafforzare la sua scelta nella fede nel Creatore, lo aiuta. Allora uno raggiunge la Provvidenza aperta, cioè la rivelazione del volto. Quindi, egli è ricompensato con il pentimento completo, il che significa che aderisce di nuovo al Creatore con il suo cuore, la sua anima e la sua forza, come se fosse attratto naturalmente dal conseguimento della Provvidenza aperta.

55) Questo conseguimento e questo pentimento sopra citati arrivano a una persona in due gradi: il primo è il conseguimento della Provvidenza di assoluta ricompensa e punizione. Oltre ad ottenere la ricompensa per ogni Mitzva nel mondo a venire con assoluta chiarezza, egli viene anche premiato con il conseguimento del meraviglioso piacere di osservare in maniera immediata la Mitzva in questo mondo.

Inoltre, oltre ad ottenere la punizione amara che si estende da ogni peccato dopo la propria morte, si è anche ricompensati con la sensazione del sapore amaro di ogni trasgressione mentre si è ancora in vita.

Naturalmente, colui a cui viene impartita questa Provvidenza aperta è certo che non peccherà di nuovo, come è certo che uno non taglierà la propria carne causando a se stesso terribili sofferenze. Inoltre, si è certi che non trascurerà una Mitzva senza eseguirla nell'istante in cui arriva a portata di mano, così come è certo che uno non trascurerà alcun piacere mondano o un grande profitto che gli si presenta.

56) Ora potete capire le parole dei nostri saggi: "Come si presenta il pentimento? Quando Colui che conosce tutti i misteri testimonierà che egli non ritornerà alla follia". Sono parole che apparentemente ci lasciano perplessi, perché chi volerebbe in cielo ad ascoltare la testimonianza del Creatore? Inoltre, davanti a chi dovrebbe testimoniare il Creatore? Non è sufficiente che il Creatore stesso sappia che la persona si è pentita e non peccherà di nuovo?

Dalla spiegazione, la questione diventa molto semplice: in verità, uno non è assolutamente certo che non peccherà di nuovo prima di essere ricompensato con il suddetto conseguimento della ricompensa e della punizione, cioè la rivelazione del volto. E questa rivelazione del volto, dal punto di vista della salvezza del Creatore, si chiama "testimonianza", poiché la Sua salvezza di per sé, a questo livello del conseguimento di ricompensa e punizione, è ciò che garantisce che non peccherà di nuovo.

Si ritiene pertanto che il Creatore testimoni per lui. È scritto: "Come si presenta il pentimento? In altre parole, quando uno sarà certo che gli è stato concesso il pentimento completo? Per questo ad uno viene dato un segno chiaro: "Quando Colui che conosce tutti i misteri testimonierà che egli non ritornerà alla follia. Ciò significa che otterrà la rivelazione del volto, nel qual caso la propria salvezza testimonierà che non ritornerà alla follia.

57) Questo pentimento sopracitato è chiamato "pentimento da timore". Questo perché, sebbene si ritorni al Creatore con il cuore e l'anima, finché Colui che conosce tutti i misteri testimonia che egli non ritornerà alla follia, la certezza che non peccherà di nuovo è dovuta al raggiungimento e alla sensazione del terribile castigo e del tormento malvagio che si estende dalle trasgressioni. Per questo motivo, uno è certo che non peccherà, così come è sicuro che egli non affliggerà se stesso con orribili sofferenze.

Tuttavia, alla fine, questi pentimenti e queste certezze sono solo la causa della paura della punizione che si estende dalle trasgressioni. Si scopre che il pentimento è solo per il timore della punizione. Per questo motivo, si chiama "pentimento da timore".

58) Con questo comprendiamo le parole dei nostri saggi: chi si pente a causa del timore è ricompensato con il fatto che i suoi peccati diventano errori. Dobbiamo capire come questo accade. Secondo quanto detto sopra (punto 52), potete comprendere a fondo che i peccati che uno compie arrivano a lui dalla ricezione della Provvidenza attraverso il doppio occultamento, ossia l'occultamento nell'occultamento. Ciò significa che uno non crede nella Provvidenza di ricompensa e punizione.

Singolo occultamento significa che crede nella Provvidenza di ricompensa e punizione, tuttavia a causa dell'accumulazione della sofferenza, egli talvolta arriva a pensieri di trasgressione. Questo perché, anche se crede che la sofferenza gli sia stata inflitta come una punizione, è comunque come colui che vede il suo amico da dietro, e potrebbe dubitare e scambiarlo per un altro. E questi peccati sono solo errori, poiché, nel complesso, egli crede nella Provvidenza di ricompensa e punizione.

59) Quindi, quando si ottiene il pentimento da timore, cioè un chiaro conseguimento di ricompensa e punizione finché egli è certo che non peccherà di nuovo, l’occultamento nell’occultamento è completamente corretto in lui. Questo perché ora egli vede chiaramente che esiste Provvidenza di ricompensa e punizione. Gli è chiaro che tutta la sofferenza che egli aveva provato era una punizione proveniente dalla Sua Provvidenza per i peccati che aveva commesso. Con il senno di poi, egli commise un grave errore; perciò sradica via questi peccati.

Tuttavia, questo non è completamente così. Piuttosto, essi diventano errori, in maniera simile alle trasgressioni che commise quando era in singolo occultamento, quando fallì a causa della confusione che gli arrivò per la moltitudine di tormenti che fanno uscire uno di senno. Questi vengono considerati solo come errori.

60) Però, in questo pentimento, non ha corretto affatto il primo occultamento del volto, che aveva avuto prima, ma solo da ora in poi, ossia dopo aver ottenuto la rivelazione del volto. Nel passato, tuttavia, prima di aver ottenuto il pentimento, l'occultamento del volto e tutti gli errori sono rimasti così come erano, senza alcun cambiamento o correzione di sorta. Questo perché anche allora egli credeva che i guai e le sofferenze gli arrivassero come punizione, come è scritto in: "diranno in quel giorno": Questi mali non arrivano su di noi perché il nostro Dio non è tra noi?

61) Perciò, egli è ancora considerato un giusto incompleto perché colui che riceve la rivelazione del volto, cioè la misura completa della sua bontà, come si addice al suo nome, è chiamato "giusto" (punto 55). Questo perché giustifica la Sua Provvidenza così com'è veramente, che Egli è assolutamente buono e assolutamente perfetto con le Sue creazioni, che Egli è buono sia verso il buono sia verso il cattivo.

Perciò, poiché egli è stato premiato con la rivelazione del volto, da qui in poi merita il nome di "giusto". Tuttavia, poiché egli non ha completato la correzione, ma solo l'occultamento nell'occultamento, e non ha corretto il primo occultamento, ma solo da qui in poi, quel tempo, prima di ottenere il pentimento, non merita ancora il nome di "giusto". Questo perché, in precedenza, egli è rimasto con l'occultamento del volto, come prima. Per questo motivo, viene chiamato "giusto incompleto", cioè colui che deve ancora correggere il suo passato.

62) È chiamato anche "colui che sta nel mezzo", poiché dopo aver ottenuto il pentimento da timore si qualifica, attraverso il suo perfezionamento in Torah e buone azioni, per ottenere pentimento anche dal lato dell’amore. Allora uno consegue l'essere "completamente giusto". Quindi, ora uno è colui che sta nel mezzo tra paura e amore, e quindi viene chiamato “medium”. Tuttavia, prima di questo, non era completamente qualificato neppure per preparare se stesso al pentimento da amore.

63) Questo spiega a fondo il primo grado di conseguimento della rivelazione del volto, il conseguimento e la sensazione di Provvidenza di ricompensa e punizione in modo tale che Colui il quale conosce tutti i misteri testimonierà che egli non tornerà alla follia. Questo si chiama "pentimento da timore", quando i suoi peccati diventano per lui errori. Questo è chiamato anche "giusto incompleto" e "medium".

64) Ora spiegheremo il secondo grado del conseguimento della rivelazione del volto: il raggiungimento della Provvidenza completa, vera ed eterna. Significa che il Creatore veglia sulle Sue creazioni sotto forma di "Il bene che fa il bene al buono e al cattivo". Ora uno è considerato "completamente giusto" ed in "pentimento da amore", e ad uno è concesso di trasformare i propri peccati in virtù.

Questo spiega tutti e quattro i discernimenti di percezione della Provvidenza che si applicano alle creazioni. I primi tre discernimenti, il doppio occultamento, il singolo occultamento e il conseguimento della Provvidenza di ricompensa e punizione non sono che preparativi con cui si raggiungere il quarto discernimento, che è il raggiungimento della vera, eterna Provvidenza.

65) Ma dobbiamo ancora capire perché il terzo discernimento, ossia il conseguimento della Provvidenza della ricompensa e del castigo, non è abbastanza per una persona. Abbiamo detto che è già stato premiato con Colui che conosce tutti i misteri testimonia che non peccherà di nuovo. Quindi, perché è ancora chiamato "medium" o "giusto incompleto", il cui nome dimostra che la sua opera non è ancora desiderabile agli occhi del Creatore, e c'è ancora un difetto e una macchia nella sua Torah e lavoro?

66) In primo luogo, esaminiamo ciò che gli interpreti chiesero sulla Mitzva di amare il Creatore. In che modo la Sacra Torah ci obbliga ad una Mitzva che non possiamo osservare per niente? Uno può costringere e asservire se stesso a tutto, ma nessuna coercizione o schiavitù al mondo aiuterà con l'amore.

Loro hanno spiegato che quando si osservano tutte le 612 Mitzvot in modo appropriato, l'amore di Dio si estende a lui da sé. Quindi, è ritenuto possibile osservare la Mitzva di amare il Creatore, poiché uno può asservire e costringere se stesso a mantenere le 612 Mitzvot in modo appropriato, e allora egli sarà ricompensato anche con l'amore del Creatore.

67) Davvero le loro parole richiedono una spiegazione elaborata. Alla fine, l'amore di Dio non dovrebbe giungere a noi come una Mitzva, poiché in essa non c'è alcun atto o asservimento da parte nostra. Essa arriva piuttosto da sola dopo aver completato le 612 Mitzvot. Quindi, siamo abbastanza soddisfatti dei comandamenti delle 612 Mitzvot, e allora perché la Mitzva dell'amore fu scritta?

68) Per capire questo, dobbiamo prima di tutto acquisire una vera comprensione della natura stessa dell'amore del Creatore. Dobbiamo sapere che tutte le inclinazioni, tendenze e proprietà instillate in una persona, con le quali servire i propri amici, tutte queste tendenze e proprietà naturali sono necessarie per il lavoro del Creatore.

Per cominciare, esse sono state create ed impresse nell'uomo esclusivamente per il loro ruolo finale: lo scopo ultimo dell'uomo, come è scritto in: "Colui che è bandito, non rimanga scacciato da Lui". Uno ha bisogno di tutte loro per completarsi nei modi di ricezione dell'abbondanza, e per completare la volontà del Creatore.

Questo è il significato di: "Tutti quelli cioè che portano il Mio nome, che io ho creati per la Mia gloria" (Isaia 43:7), e anche: "Il Signore ha fatto ogni cosa per uno scopo" (Proverbi 16:4). Tuttavia, nel frattempo, all'uomo è stato dato un intero mondo per sviluppare e completare tutte queste inclinazioni e qualità naturali, impegnandosi in esse con le persone, rendendole così adatte al loro scopo.

È come i nostri saggi dissero: "Uno deve dire: 'Il mondo è stato creato per me', perché tutti gli uomini del mondo sono necessari per una persona, poiché sviluppano e qualificano gli attributi e le inclinazioni di ogni individuo per diventare uno strumento adatto al Suo lavoro.

69) Quindi, dobbiamo comprendere l'essenza dell'amore del Creatore dalle proprietà di amore con cui una persona si relaziona all'altra. L'amore del Creatore è necessariamente dato attraverso queste qualità, poiché sono state impresse negli uomini solo per il Suo nome fin dal principio. E quando osserviamo gli attributi dell'amore tra uomo e uomo, troviamo quattro misure d'amore, una al di sopra dell'altra, cioè due che sono divise in quattro.

70) Il primo è "amore condizionale". Significa che per la grande bontà, piacere e beneficio che uno riceve dal proprio amico, la propria anima si aggrappa al proprio amico con un amore meraviglioso.

Ci sono due misure in questo: la prima è che prima di incontrarsi e cominciare ad amarsi, si sono fatti del male a vicenda. Tuttavia, ora non vogliono ricordarlo, perché "L'amore copre tutte le trasgressioni". La seconda misura è che hanno sempre fatto del bene e si sono aiutati a vicenda e non c'è traccia di danno o pregiudizio tra loro.

[Nota dell'editore: nel manoscritto manca il paragrafo 71]

72) Il secondo è "l'amore incondizionato". Significa che uno conosce la virtù del proprio amico come sublime, al di là di ogni misura immaginabile. Per questo motivo, la sua anima si aggrappa a lui con amore infinito.

Anche qui ci sono due misure: la prima misura è prima che uno conosca ogni comportamento e azione del proprio amico con gli altri. A quel tempo, questo amore è considerato "meno dell'amore assoluto". Questo perché il proprio amico ha a che fare con gli altri, e in superficie sembra che stia danneggiando gli altri per negligenza. In questo modo, se l'amante li vedesse, il merito del suo amico sarebbe del tutto incrinato e l'amore tra loro sarebbe corrotto. Eppure, poiché non ha visto queste cose, il suo amore è ancora completo, grande e veramente meraviglioso.

73) Il secondo attributo dell'amore incondizionato è il quarto attributo dell'amore in generale, che deriva anche dalla conoscenza del merito del suo amico. Tuttavia, in aggiunta, ora conosce tutti i suoi rapporti e comportamenti con ogni persona, nessuno escluso. Egli ha verificato e scoperto che non solo non c'è traccia alcuna di difetti in essi, ma la sua bontà è più grande di qualsiasi cosa immaginabile. Ora è "Amore eterno e completo".

74) Si noti che questi quattro attributi dell'amore tra uomo e uomo valgono anche tra l'uomo e il Creatore. Inoltre, qui, nell'amore del Creatore, essi diventano gradi, sotto forma di causa e conseguenza.

È impossibile acquisire uno qualsiasi di essi prima di acquisire il primo attributo di amore condizionale. E dopo che questo è stato completamente acquisito, il primo attributo fa sì che si acquisisca il secondo attributo. E dopo che uno ha acquisito il secondo attributo nella maniera più completa, questo causa in lui l’acquisizione del terzo attributo. Infine, il terzo attributo porta al quarto attributo, l’amore eterno.

75) Di conseguenza sorge la domanda: "Come si può acquisire il primo grado dell'amore del Creatore, il primo grado dell'amore condizionale, che è l'amore che viene dalla moltitudine di bontà che si riceve dall'amato, quando non c'è ricompensa per una Mitzva in questo mondo?”

Inoltre, secondo quanto detto sopra, uno deve passare attraverso le prime due forme di Provvidenza sotto forma di occultamento del volto. In altre parole, il Suo volto, cioè la Sua misura del bene - la condotta del bene è quella di fare del bene - è nascosta in quel momento (punto 47). Pertanto, durante quel periodo, si sperimenta dolore e sofferenza.

Cionondimeno, apprendiamo che l'intera pratica di Torah e lavoro in libertà di scelta si svolge principalmente in quel tempo, che è quello dell’occultamento del volto. Se è così, come può essere che uno ottenga il secondo attributo dell'amore condizionale, che consiste nel fatto che l'amato ha sempre fatto solo bene in modo meraviglioso e abbondante, e non gli ha mai causato alcun danno, e perfino di più quando raggiunge il terzo o il quarto grado dell’amore?

76) Qui davvero ci addentriamo in acque profonde. Come minimo, dobbiamo pescare una gemma preziosa da questo. A tale scopo, esaminiamo le parole dei nostri saggi (Berachot 17): "Quando i saggi sarebbero usciti dalla casa di Rabbi Ami, e alcuni dicono dalla casa di Rabbi Hanina, gli dissero quanto segue: ‘Vedrai il tuo mondo nella tua vita, e la tua fine nella vita del mondo che verrà, e i tuoi passi correranno ad ascoltare le parole di AtikYomin’".

Dobbiamo capire perché non hanno detto: "Riceverai il tuo mondo nella tua vita", ma solo "vedi". Se volevano benedire, avrebbero dovuto benedire completamente, vale a dire acquisire e ricevere il suo mondo nella sua vita. Dobbiamo anche capire, perché uno dovrebbe vedere il suo mondo a venire nella sua vita? Almeno la sua fine sarà la vita del mondo a venire. Inoltre, perché hanno posto questa benedizione al primo posto?

77) In primo luogo, dobbiamo capire come uno vede il mondo a venire nella propria vita? Certamente, non possiamo vedere nulla di spirituale con occhi corporei. Non è nemmeno la condotta del Creatore di cambiare le leggi della natura. Questo perché il Creatore originariamente organizzò queste condotte in tale maniera, perché esse sono quelle che garantiscono il maggior successo in ragione del loro scopo. Attraverso di loro, uno arriva all’adesione con Lui, come si legge in: "Il Signore ha fatto ogni cosa per uno scopo". Dobbiamo quindi capire come uno veda il proprio mondo nella propria vita.

78) Vi dirò che questo vedere viene ad una persona attraverso l'apertura degli occhi nella Torah, come è scritto in: "Apri i miei occhi, affinché io possa vedere cose meravigliose provenienti dalla Tua legge". È a tale riguardo che l'anima ha giurato prima che raggiunga il corpo (Nida p 30b), dove "Perfino se il mondo intero dice che sei giusto, sii malvagio ai tuoi occhi", in particolare ai tuoi occhi.

In altre parole, fino a quando non sarete stati ricompensati con "l'apertura degli occhi" nella Torah, considerate voi stessi come malvagi. Non lasciatevi ingannare dalla vostra reputazione di giusto in tutto il mondo.

Ora potete anche capire perché essi hanno posto la benedizione: "Vedrai il tuo mondo nella tua vita", all'inizio di tutte le benedizioni. È perché prima di questo, uno non ottiene nemmeno la proprietà di "Giusto incompleto".

79) Dobbiamo ancora capire, se una persona sa in se stessa di avere osservato l’intera Torah, e tutto il mondo è d'accordo con lui in questo, perché questo non gli basta? Invece, egli ha giurato di continuare a considerarsi come malvagio. È forse perché in lui manca quel meraviglioso grado dell’aprire i suoi occhi nella Torah che lo si paragona ad un malvagio? Questo è davvero fonte di grande perplessità.

80) In effetti, le quattro misure del conseguimento da parte della gente della Sua Provvidenza su di loro sono già state spiegate. Due di loro sono nell'occultamento del volto, e due sono nella rivelazione del volto.

Inoltre, è stata spiegata la ragione per l'occultamento del volto alle persone: è deliberatamente al fine di dare la possibilità alle persone spazio per il lavoro e per d impegnarsi nella Sua opera in Torah e Mitzvot a seguito di una scelta. Questo perché ciò aumenta la contentezza del Creatore derivante dal loro lavoro nella Sua Torah e Mitzvot più della Sua contentezza proveniente dai Suoi angeli in alto, i quali non hanno scelta e il cui lavoro è forzato.

81) Nonostante la suddetta lode per l'occultamento del volto, essa non è ancora considerata come completezza, ma solo come "transizione", poiché questo è il luogo da cui si raggiunge l'agognata pienezza. Questo significa che ogni ricompensa per una Mitzva che è preparata per una persona, è acquisita solo attraverso il proprio lavoro in Torah e buone azioni nel periodo di occultamento del volto, quando si impegna per "scelta". Questo perché allora uno prova dolore nel suo rafforzamento nella fede in Lui, nell’osservare la Sua volontà. E l'intera ricompensa di una persona si misura solo in base al dolore che egli soffre nell’osservare la Torah e le Mitzva, come nelle parole di Ben He He: "La ricompensa è in base al dolore".

82) Quindi, ogni persona deve sperimentare quel periodo di transito dell’occultamento del volto. Quando lo completa, viene premiato con l’aperta Provvidenza, cioè con la rivelazione del volto.

Prima di essere ricompensato con la rivelazione del volto, e sebbene egli veda il lato posteriore, non può astenersi dal non commettere mai peccato. Non solo lui non è in grado di osservare tutte le 613 Mitzvot, per il fatto che l'amore non viene da coercizione e costrizione, ma non si è completi nemmeno nelle 612 Mitzvot, poiché perfino il suo timore non è fermo come dovrebbe essere.

Questo è il significato del fatto che la Torah è 611 in Ghematria, poiché qualsiasi Ghematria è il lato posteriore, ossia che uno non può osservare correttamente nemmeno 612 Mitzvot. Questo è il significato di: "Uno non combatterà per sempre". Alla fine, uno verrà premiato con la rivelazione del volto.

83) Il primo grado della rivelazione del volto è il conseguimento della Provvidenza di ricompensa e punizione in assoluta chiarezza. Questo arriva ad una persona solo attraverso la Sua salvezza, quando uno riceve l'apertura degli occhi nella Torah in un meraviglioso conseguimento, e diventa "una sorgente che zampilla", come Rabbi Meir (Avot 6). Per qualsiasi Mitzva della Torah che l’uomo ha già osservato di sua scelta, gli viene concesso di vedere al suo interno la ricompensa della Mitzva , destinata a lui nel mondo che verrà, così come la grande perdita nel commettere una trasgressione.

84) E anche se la ricompensa non è ancora in mano sua, poiché la ricompensa per una Mitzva non è in questo mondo, il chiaro conseguimento gli è d'ora in poi sufficiente al fine di provare grande piacere mentre esegue ogni Mitzva. Questo perché: "Tutto ciò che sta per essere raccolto è considerato raccolto".

Per esempio, prendiamo un mercante che abbia fatto un affare e guadagnato una grossa somma, anche se il profitto gli arriverà dopo molto tempo. Tuttavia, se egli è certo, al di là di ogni ombra di dubbio, che il profitto gli arriverà in tempo, è felice come se il denaro gli fosse arrivato immediatamente.

85) Naturalmente, tale Provvidenza testimonia che d'ora in poi egli aderirà a Torah e Mitzvot con il suo cuore, anima e forza, e che egli si ritirerà dai peccati come se scappasse via dal fuoco. E sebbene egli non sia ancora un giusto completo, poiché non ha ottenuto il pentimento da amore, la sua grande Dvekut [adesione] nella Torah e nelle buone azioni lo aiutano lentamente ad ottenere il pentimento da amore, cioè il secondo grado della rivelazione del volto. Allora uno può osservare pienamente mantenere tutte le 613 Mitzvot in pieno e diventa un giusto completo.

86) Ora comprendiamo approfonditamente quello che abbiamo chiesto a proposito del giuramento, ossia che l'anima ha giurato prima di arrivare in questo mondo: "Persino se il mondo intero dicesse che sei giusto, sii malvagio ai tuoi occhi". Abbiamo chiesto: "Poiché il mondo intero è d'accordo sul fatto che egli è giusto, perché deve ancora considerarsi malvagio? Non si fida forse del mondo intero?".

Dobbiamo anche aggiungere, riguardo alla frase: “Persino se il mondo intero dicesse”. Qual è il legame fra questi e la testimonianza del mondo intero, visto che uno conosce se stesso meglio del resto del mondo? Avrebbe dovuto giurare: "Persino se tu sai, riguardo a te stesso, di essere giusto".

Eppure, la cosa che lascia più perplessi è che la Ghemara afferma esplicitamente (Berachot 61): “Raba disse, ‘L’uomo deve sapere nella propria anima se è giusto oppure no’”. Quindi, esiste c'è l’obbligo e la possibilità di essere veramente giusti in modo completo.

Inoltre, l’uomo uno deve investigare e conoscere questa verità per se stesso. Se è così, com’è che l'anima ha giurato di essere sempre malvagia ai propri occhi e di non conoscere mai l’attuale verità, quando i nostri saggi hanno imposto il contrario?

87) Le parole sono davvero molto precise. Fino a quando ad uno non verrà concessa la possibilità di aprire gli occhi nella Torah in un meraviglioso conseguimento, a lui sufficiente per il chiaro ottenimento di ricompensa e punizione, egli non sarà certamente in grado di ingannare se stesso e di considerarsi giusto. Questo perché sentirà necessariamente che gli mancano le due Mitzvot più complete della Torah, ossia amore e timore.

Persino il conseguimento del completo timore, in modo tale che "Colui che conosce tutti i misteri testimonierà che egli non tornerà alla follia", a causa della sua grande paura nella punizione e della grande perdita causata dalla trasgressione, è completamente inimmaginabile prima che egli sia premiato con un completo, chiaro e assoluto conseguimento nella Provvidenza di ricompensa e punizione.

Questo si riferisce al raggiungimento del primo grado di rivelazione del volto, che arriva ad una persona attraverso l'apertura degli occhi nella Torah. Lo è ancora di più con l'amore, che è completamente al di là delle proprie capacità, poiché dipende dalla comprensione del cuore, e qui nessun lavoro o coercizione sarà d’aiuto.

88) Perciò, il giuramento afferma: "Anche se il mondo intero dice che sei giusto". Questo è così perché queste due Mitzvot, amore e paura, sono date solo all'individuo, e nessun altro al mondo può distinguerle e conoscerle.

Quindi, poiché vedono che egli è completo nelle 611 Mitzvot, loro dicono subito che probabilmente ha anche le due Mitzvot dell'amore e della paura. E poiché la natura umana costringe l’uomo uno a credere nel mondo, egli uno potrebbe cadere in un grave errore.

Per questo motivo, l'anima ha giurato su di questo, anche prima che essa entri in questo mondo, e che ciò possa aiutarci. Ciononostante, è l'individuo stesso che deve certamente chiedersi e sapere in cuor suo se egli è un giusto completo.

89) Possiamo anche capire quello che abbiamo chiesto riguardo ad essere ricompensati con l’amore. Abbiamo chiesto: "Come si può raggiungere persino il primo grado di amore, quando non c'è ricompensa per una Mitzva in questo mondo?” Ora è chiaro che uno non ha bisogno di ricevere effettivamente la ricompensa per la Mitzva nella sua vita, da qui la loro puntualizzazione: "Vedrai il tuo mondo nella tua vita, e la tua fine nella vita del mondo che verrà", indicando che la ricompensa per una Mitzva non è in questo mondo, ma nel mondo a venire.

Eppure, per conoscere, vedere e sentire la ricompensa futura della Mitzva nel mondo a venire, uno deve conoscerla in piena certezza e chiarezza nel corso di mentre in questa vita, attraverso il meraviglioso conseguimento nella Torah. Questo perché allora uno raggiunge ancora l'amore condizionale, che è il primo grado dell'uscita dall'occultamento del volto e l'ingresso alla rivelazione del volto, che uno deve avere per osservare Torah e Mitzvot correttamente, in una maniera tale che, "Chi conosce tutti i misteri testimonierà che egli non tornerà alla follia".

90) E lavorando per osservare Torah e Mitzvot nella forma di amore condizionale, che gli arriva dal conoscere la ricompensa futura nel mondo che verrà, come in, "tutto ciò che sta per essere raccolto, è considerato raccolto", si raggiunge il secondo grado di rivelazione del volto: la Sua guida sul mondo dalla Sua eternità e veridicità, il che significa che Egli è buono e fa del bene sia al buono sia al cattivo.

In questo stato, si raggiunge l'amore incondizionato e i peccati diventano per lui virtù. E da quel momento in poi, egli è chiamato "completamente giusto", poiché può osservare la Torah e le Mitzvot con amore e timore. E si chiama "completo" perché ha tutte le 613 Mitzvot nella loro completezza.

91) Questo risponde a ciò che abbiamo chiesto riguardo ad uno che raggiunga la terza misura della Provvidenza, cioè la Provvidenza di ricompensa e punizione, quando Colui che conosce tutti i misteri già testimonia che non ritornerà alla follia. Eppure, egli è ancora considerato giusto incompleto. Ora comprendiamo bene che manca ancora una Mitzva, la Mitzva dell'amore. È ovvio che uno sia incompleto, poiché deve necessariamente completare le 613 Mitzvot, la qual cosa è necessariamente il primo passo verso l’ingresso della completezza.

92) Con tutto ciò che è stato detto sopra, comprendiamo quello che loro chiesero, "Come ci ha obbligato la Torah alla Mitzva dell'amore quando questa Mitzva non è nemmeno alla portata delle nostre mani per impegnarvisi o persino solo in qualche modo toccarla?” Ora vedete e capite che è riguardo a questo che i nostri saggi ci hanno avvertito: "Ho faticato e non ho trovato, non credere", e anche, "Lasciate che uno si impegni sempre in Torah e Mitzvot in Lo Lishma perché da Lo Lishma uno arriva a Lishma" (Pesachim 50). Lo testimonia anche il versetto: "E quelli che mi cercano mi trovano" (Proverbi 8).

93) Queste sono le parole dei nostri saggi (Megillah p 6): "Rabbi Yitzhak disse: 'Se una persona ti dice: 'Ho lavorato e non ho trovato', non credere; 'Non ho lavorato e ho trovato', non credere; 'Ho lavorato e ho trovato', credici”. Queste questioni riguardano le parole della Torah, ma nella negoziazione è un aiuto dall'alto. Abbiamo chiesto sopra, al punto 40, riguardo alle parole: "Ho lavorato e ho trovato, credici". Le parole sembrano contraddirsi, dal momento che lavoro si riferisce a possesso, e ‘trovare’ è qualcosa che arriva senza alcun lavoro, senza pensarci. Avrebbe dovuto dire: "Ho lavorato e ho comprato".

Tuttavia, si dovrebbe sapere che questo termine, "trovare", qui menzionato, si riferisce al versetto: "E quelli che mi cercano mi trovano". Si riferisce al trovare il volto del Creatore, come è scritto nello Zohar che Egli si trova solo nella Torah, intendendo che uno è ricompensato dal trovare il volto del Creatore attraverso il lavoro nella Torah. Quindi, i nostri saggi furono precisi nelle loro parole, e dissero: "Ho lavorato e ho trovato, credici", perché il lavoro è nella Torah, e il trovare è nella rivelazione del volto della Sua Provvidenza (vedere punto 47).

Si sono deliberatamente astenuti dal dire: "Ho lavorato e ho vinto, credici", oppure "Ho lavorato e ho comprato". Questo perché allora ci sarebbe la possibilità di errare spazio per errore in tale materia, poiché vincere o possedere si riferisce solo al possesso della Torah. Perciò, hanno fatto la precisazione della parola "trovato", indicando che essa si riferisce ad un'altra cosa oltre all'acquisizione della Torah, cioè alla rivelazione del volto della Sua Provvidenza.

94) Ciò risolve anche il versetto: "Non ho lavorato e ho trovato, non credere". Sembra sconcertante, poiché chi potrebbe pensare che sia possibile raggiungere la Torah senza dover lavorare a tal fine? Ma poiché le parole si riferiscono al versetto "E quelli che mi cercano mi trovano" (Proverbi 8:17), significa che chiunque, piccolo o grande, che Lo cerchi, Lo trova immediatamente. Questo è ciò che la parola "cercare" implica.

Uno potrebbe pensare che questo non richieda così tanto lavoro, e che persino una persona minore, non disposta a fare alcuno sforzo per questo, Lo troverà. I nostri saggi ci avvertono a questo proposito di non credere a una tale spiegazione. Piuttosto, il lavoro è necessario qui, e non: "Ho lavorato e ho trovato, non crederci".

95) Ora vedete perché la Torah è chiamata "Vita", come è scritto in: "Vedi, io metto oggi davanti a te la vita e il bene" (Deuteronomio 30:15), ed anche in: "Quindi, scegli la vita", e "Poiché essi sono vita per coloro che li trovano" (Proverbi 4:22). Questa è un’estensione del versetto: "Nella luce del volto del re è la vita" (Proverbi 16), poiché il Creatore è la fonte di ogni vita e di ogni bene.

Quindi, la vita si estende a quei rami che aderiscono alla loro fonte. Questo si riferisce a coloro che hanno lavorato e trovato la Luce del Suo volto nella Torah, che è stata trasmessa loro aprendogli gli occhi nella Torah in un meraviglioso conseguimento, fino a quando non è stata impartita loro la rivelazione del volto, l’ottenimento della vera Provvidenza che si confà al Suo nome "Bene" e la condotta del Bene è di fare del Bene.

96) E coloro che hanno vinto non possono più esentarsi dall’osservare correttamente la Mitzva, perché uno non può sottrarsi da un piacere meraviglioso che gli viene a portata di mano. Perciò, scappano dalla trasgressione come uno scappa da un fuoco.

Si dice di loro: "Ma voi che siete in adesione con il Signore vostro Dio, siete oggi vivi, ognuno di voi", poiché il Suo amore viene loro in abbondanza in amore naturale, attraverso i canali naturali preparati per uno dalla natura della Creazione. Questo perché ora il ramo aderisce debitamente alla radice e la vita fluisce per lui abbondantemente ed incessantemente dalla sua origine. È per questo che la Torah è chiamata "Vita".

97) Per questo motivo, i nostri saggi ci hanno avvertito in molti luoghi riguardo alla condizione necessaria nella pratica della Torah, cioè che sia specificamente Lishma, in modo tale che attraverso di essa uno otterrà la vita, perché è una Torah di vita, ed è per questo che ci è stata data, come è scritto: "Quindi scegli la vita".

Perciò, durante la pratica della Torah, ogni persona deve lavorare in essa, e predisporre la sua mente e il suo cuore per trovare in essa "La luce del volto del re", ossia il raggiungimento dell’aperta Provvidenza, chiamata "Luce del volto". E ogni persona è capace di questo, come è scritto in: "E quelli che mi cercano mi trovano" ed in: "Ho faticato e non ho trovato, non crederci".

Quindi, uno non ha bisogno di nulla in questa materia se non del solo lavoro. È scritto: "Chiunque pratichi la Torah Lishma, la sua Torah diventa per lui una pozione di vita" (Taanit 7a). Significa che uno dovrebbe solo impostare la propria mente e il proprio cuore per ottenere la vita, che è il significato di Lishma.

98) Ora potete vedere che la domanda posta dagli interpreti sulla Mitzva dell'amore, dicendo che questa Mitzva è fuori dal nostro controllo, poiché l'amore non viene da coercizione e obbligo, non si pone affatto. Questo perché è interamente nelle nostre mani. Ogni persona può lavorare nella Torah finché non trova il conseguimento della Sua aperta Provvidenza, come è scritto: "Ho lavorato e ho trovato, credici".

Quando uno raggiunge l’aperta Provvidenza, l'amore si estende a lui di per sé, attraverso i canali naturali. Ed uno che non crede di poter raggiungere questo obiettivo attraverso i suoi sforzi, per qualsiasi ragione, fondamentalmente non crede alle parole dei nostri saggi. Invece, egli immagina che il lavoro non sia sufficiente per ogni persona, il che è l'opposto del versetto: "Ho lavorato e non ho trovato, non credere". È anche contro le parole: "E quelli che mi cercano mi trovano"; in particolare, quelli che "cercano", chiunque essi siano, grandi o piccoli. Comunque, egli ha certamente bisogno di lavorare.

99) Da quanto sopra, capirete il significato di "Chiunque pratichi la Torah Lo Lishma, la sua Torah diventa per lui una pozione di morte" (Taanit 7a), ed il senso del versetto "In verità Tu sei un Dio che si nasconde", ossia che il Creatore Si nasconde nella Torah.

Abbiamo chiesto sopra: "Ha senso che il Creatore sia nascosto specificamente nelle questioni mondane e nelle vanità di questo mondo, che sono al di fuori della Torah, e non nella Torah stessa, perché solo lì è il luogo della rivelazione. E abbiamo chiesto ulteriormente: Questo occultamento, ossia che il Creatore nasconde Se stesso per essere cercato e trovato, come è scritto nello Zohar: “Perché dovrei aver bisogno di tutto questo?”

100) Da quanto sopra spiegato, voi potete comprendere a fondo che questo occultamento che il Creatore si nasconde per essere cercato è l'occultamento del volto, che Egli porta avanti con le Sue creazioni in due modi: singolo occultamento, ed occultamento nell'occultamento.

Lo Zohar ci dice che non dovremmo nemmeno prendere in considerazione il fatto che il Creatore voglia rimanere in una guida del volto nascosto dalle Sue creazioni. Piuttosto, è come una persona che si nasconde deliberatamente, cosicché il suo amico lo cercherà e lo troverà.

Allo stesso modo, quando il Creatore si comporta in occultamento del volto con le Sue creazioni, è solo perché vuole che le creature cerchino la rivelazione del Suo volto e trovino Lui. In altre parole, non ci sarebbe nessuno modo o ingresso per le persone di conseguire la Luce del volto del Re se Egli non si fosse per primo comportato con loro in occultamento del volto. Così, l'intero occultamento non è altro che una preparazione per la rivelazione del volto.

101) È scritto che il Creatore nasconde Se stesso nella Torah. Per quanto riguarda i tormenti e i dolori che uno sperimenta durante l'occultamento del volto, chi possiede pochi peccati e ha fatto poca Torah e Mitzvot non è come uno che si è ampiamente impegnato in Torah e buone azioni. Il primo è abbastanza qualificato per giudicare il suo Creatore sulla scala del merito, per pensare che la sofferenza gli è arrivata a causa dei suoi peccati e scarsità di Torah.

Per l'altro, tuttavia, è molto più difficile giudicare il suo Creatore sulla scala del merito. Questo perché nella sua mente non merita delle punizioni così dure. Inoltre, egli vede che i suoi amici, che sono peggio di lui, non soffrono così, come è scritto in: "I malvagi, e quelli che sono sempre a proprio agio, aumentano le ricchezze", e anche in: "Invano ho purificato il mio cuore".

Così, finché uno non ha raggiunto la Provvidenza della rivelazione del volto, l'abbondanza di Torah e Mitzvot che ha eseguito rende molto più pesante il suo occultamento del volto. Questo è il significato di "il Creatore si nasconde nella Torah".

Infatti, tutta quella pesantezza che egli sente attraverso la Torah non sono altro che proclami con i quali la Torah stessa lo chiama, risvegliandolo ad affrettarsi per dare la quantità di lavoro richiesta, al fine di concedergli prontamente la rivelazione del volto, come Dio vuole.

102) Ecco perché è scritto che tutti coloro che imparano la Torah Lo Lishma, la loro Torah diventa per loro una pozione di morte. Non solo, non escono dall'occultamento del volto arrivando alla rivelazione del volto; poiché non hanno impostato la loro mente per lavorare per conseguirla, la Torah che essi accumulano aumenta notevolmente il loro occultamento del volto. Infine, essi cadono nell'occultamento dentro l’occultamento, che è considerato morte, essendo completamente staccati dalla propria radice. Così, la loro Torah diventa una pozione di morte per loro.

103) Questo chiarisce i due nomi con cui viene chiamata la Torah: "rivelata" e "nascosta". Dobbiamo capire perché abbiamo bisogno della Torah nascosta, e perché l'intera Torah non è rivelata.

Davvero, qui c'è un'intenzione profonda. La Torah nascosta implica che il Creatore si nasconde nella Torah, da cui il nome, "la Torah del nascosto". Viceversa, si chiama "rivelata" perché il Creatore è rivelato attraverso la Torah.

Pertanto, i Kabbalisti dissero, e lo troviamo anche nel libro di preghiere del Vilna Gaon [GRA], che l'ordine di conseguimento della Torah inizia con il nascosto e finisce con il rivelato. Questo significa che attraverso il lavoro appropriato, dove uno scava per prima cosa nella Torah del nascosto, ad egli viene in tal modo concessa la Torah rivelata, che è quella letterale. Perciò, uno inizia con ciò che è nascosto, chiamato Sod [segreto], e quando viene ricompensato, egli finisce nel letterale.

104) È stato ampiamente chiarito come sia possibile raggiungere il primo grado di amore, che è l'amore condizionale. Abbiamo imparato che anche se non c'è ricompensa per una Mitzva in questo mondo, il raggiungimento della ricompensa per la Mitzva esiste ciononostante nella vita terrena. Essa arriva ad una persona aprendo gli occhi nella Torah. E questo chiaro conseguimento è assolutamente simile a ricevere una ricompensa istantanea per la Mitzva (vedere punto 84).

Perciò, uno sente il meraviglioso beneficio contenuto nel pensiero della creazione, che è quello di deliziare le Sue creature con la Sua mano piena, buona e generosa. A causa dell'abbondanza di beneficio che uno ottiene, un amore meraviglioso appare tra una persona e il Creatore. Esso si riversa su di uno incessantemente, negli stessi modi e canali attraverso i quali appare l'amore naturale.

105) Tuttavia, tutto questo arriva ad una persona dal momento in cui lo consegue in avanti. Però, uno non vuole ricordare tutto il tormento causato dalla Provvidenza nello stato di occultamento del volto che egli aveva sofferto prima di ottenere la suddetta rivelazione del volto, poiché "l'amore copre tutte le trasgressioni". Ciononostante, è considerato un grande difetto, perfino con l'amore fra persone, molto tanto meno per quanto riguarda la veridicità della sua Provvidenza, poiché Egli è il Bene che fa del bene al buono ed al malvagio.

Dobbiamo quindi capire come uno possa raggiungere il Suo amore in modo tale che egli senta e sappia che il Creatore gli ha sempre fatto meravigliosamente bene, sin dal giorno in cui è nato; che Egli non ha mai, e non gli causerà mai un'oncia di male, la qual cosa è la seconda forma di amore.

106) Per capirlo, abbiamo bisogno delle parole dei nostri saggi. Loro dissero: "Colui il cui pentimento arriva dall'amore, i suoi peccati diventano virtù". Significa che non solo il Creatore perdona i suoi peccati, ma che Egli trasforma in una Mitzva ogni peccato e trasgressione che l’uomo ha commesso.

107) Così, dopo che uno ha raggiunto l'illuminazione del volto in misura tale che ogni peccato commesso, anche quello deliberato, viene trasformato e diventa per lui una Mitzva, uno si rallegra di tutti i tormenti e le afflizioni che aveva subito da quando fu piazzato nei due discernimenti di occultamento del volto. Questo perché sono loro che gli hanno portato tutti questi peccati, che ora sono diventati Mitzvot, attraverso l'illuminazione del Suo volto, Che compie meraviglie.

E ogni dolore e disturbo che lo ha portato fuori strada, e dove ha fallito con errori, come nel primo occultamento, o fallito con i peccati, come nel doppio occultamento, è ora diventato causa e preparazione per osservare una Mitzva e la ricezione di una ricompensa eterna e stupenda per essa. Pertanto, ogni dolore si è trasformato per lui in grande gioia e ogni male in un bene meraviglioso.

108) Questo è simile ad un noto racconto di un ebreo che era l’amministratore di casa di un certo proprietario. Il padrone di casa lo amava molto. Una volta, il padrone di casa se ne andò e lasciò i suoi affari nelle mani del suo sostituto, che era un antisemita.

Che cosa fece quest’ultimo? Prese l'ebreo e lo percosse cinque volte davanti a tutti, per umiliarlo completamente.

Al ritorno del padrone di casa, l'ebreo andò da lui e gli raccontò tutto quello che gli era successo. La sua rabbia si accese, chiamò il sostituto e gli ordinò di dare prontamente all'ebreo mille monete per ogni volta che lo aveva colpito.

L'ebreo le prese e tornò a casa. Sua moglie lo trovò in lacrime. Lei gli chiese ansiosamente: "Cosa ti è successo con il padrone di casa? Lui glielo disse. Lei chiese: "Allora perché stai piangendo?” Rispose: "Sto piangendo perché mi ha picchiato solo cinque volte. Avrei voluto che mi avesse colpito almeno dieci volte, dato che ora avrei avuto diecimila monete".

109) Ora vedete che dopo che uno ha ricevuto il pentimento dei peccati in un modo che i peccati siano diventati per lui come virtù, uno è poi premiato con il raggiungimento del secondo grado di amore del Creatore, dove l’amato non ha mai causato al suo amato alcun danno o perfino un'ombra di danno. Invece, Egli opera su di lui un bene meraviglioso e abbondante, sempre e per sempre (vedere punto 70), in modo tale che il pentimento derivante dall'amore e la trasformazione dei peccati in meriti vengano come una cosa sola, come nelle parole dei nostri saggi.

110) Finora abbiamo esaminato solo i due gradi dell'amore condizionale. Tuttavia, dobbiamo ancora capire come uno venga premiato arrivando ai due modi dell’amore incondizionato con il proprio Artefice.

Per questo, dobbiamo comprendere a fondo le parole dei nostri saggi che dissero (Kidushin p. 40): "Uno si deve sempre considerare per metà indegno e per metà degno. Se esegue una Mitzva, felice è lui, perché egli ha giudicato se stesso sulla scala del merito. Se commette un peccato, guai a lui perché ha giudicato se stesso sulla scala del peccato, come si disse in: ‘E un peccatore distrugge molto bene’, ecc.”.

Rabbi Elazar, figlio di Rabbi Shimon, dice: "Poiché il mondo è giudicato in base alla sua maggioranza, e l'individuo è giudicato per mezzo della maggioranza, se compie una Mitzva, felice è lui, perché ha giudicato se stesso e il mondo intero sulla scala del merito. Se commette un solo peccato, guai a lui, perché ha condannato se stesso e il mondo intero sulla scala del peccato", come si disse: ‘E un peccatore distrugge molto bene ecc.’. Per questo unico peccato che ha commesso, il mondo e lui hanno perso molto bene".

111) Queste parole sembrano sconcertanti dall'inizio alla fine. Dice che colui che esegue una Mitzva, condanna immediatamente sulla scala del merito, perché è giudicato dalla maggioranza. Eppure, questo si riferisce solo a coloro che sono per metà indegni e per metà degni. E Rabbi Elazar, figlio di Rabbi Shimon, non parla affatto di loro. Perciò, l'essenza è ancora assente.

Rashi interpretava le sue parole come riferendosi alle parole: "Uno deve sempre considerarsi metà indegno e metà degno". Rabbi Elazar, figlio di Rabbi Shimon, aggiunge che uno deve anche considerare il mondo intero come se fossero per metà indegni e per metà degni. Eppure, l'essenza è ancora assente dal libro. Inoltre perché ha cambiato le sue parole? Perché egli non sta parlando come il primo Tanna se il significato è lo stesso?

112) Questo è ancora più difficile per l'oggetto stesso, intendendo che uno si veda come se egli fosse per metà indegno. Questa è una gran sorpresa: se uno conosce le sue molte iniquità, ingannerebbe se stesso dicendo che è solo metà di questo e metà di quello? Ma la Torah afferma: "Stai lontano da una falsa questione!".

Inoltre, è scritto: "Un peccatore distrugge molto bene". Questo perché un peccato condanna la persona e il mondo intero sulla scala del peccato. Quindi riguarda la realtà di fatto, non una qualche falsa immaginazione con cui una persona dovrebbe immaginare se stesso e il mondo.

113) Vi è un altro motivo di perplessità: può essere che non ci siano molte persone in ogni generazione che eseguono una Mitzva? Quindi come si fa a giudicare il mondo sulla scala del merito? Significa questo che la situazione non cambia affatto, e che il mondo continua a comportarsi come sempre fa? In effetti, qui è necessario andare molto in profondità, perché le parole non possono essere comprese superficialmente.

Tuttavia, la Baraita non parla di una persona che sa che i suoi peccati sono molti, per insegnarle l’illusione, che egli sia metà di questo e metà di quello, o per insinuare che gli manchi una sola Mitzva. Questa non è affatto la via dei saggi. Piuttosto, la Baraita si riferisce a Colui che si sente ed immagina di essere completamente e assolutamente giusto, e trova se stesso assolutamente completo, come se avesse già ottenuto il primo grado di amore aprendo gli occhi nella Torah, e Colui che conosce tutti i misteri già testimonia che non tornerà alla follia.

A lui, il Tanna parla, mostra la via e dimostra che non è ancora giusto, ma nel mezzo, ovvero - metà indegno e metà degno. Questo perché manca ancora una delle 613 Mitzvot della Torah, ossia la Mitzva dell'amore.

Tutta la testimonianza di ‘Colui che conosce tutti i misteri non peccherà di nuovo’, è solo a causa della chiarezza con la quale uno ha realizzato la grande perdita nel trasgredire. Questo è considerato timore della punizione, ed è perciò chiamato "pentimento derivante da paura".

114) Sopra, abbiamo anche imparato che questo grado di pentimento derivante dalla paura ancora non corregge una persona, ma lo fa solamente a partire dal momento del pentimento in avanti. Tuttavia, tutto il dolore e l'angoscia che si erano sofferti prima di ricevere la rivelazione del volto rimangono come erano, non corretti. Inoltre, le trasgressioni che uno ha commesso non sono state interamente corrette, ma rimangono in qualità di errori.

115) Ecco perché si dice che tale persona, che è ancora a corto di una Mitzva, considererà se stessa per metà indegna e per metà degna. Questo significa che uno dovrebbe immaginare che il momento in cui gli è stato concesso il pentimento fu nel bel mezzo dei suoi anni. Così, egli è ancora mezzo indegno, in quella metà dei suoi anni che erano passati prima che si fosse pentito. In quel tempo, uno è certamente indegno, poiché il pentimento derivante dalla paura non li corregge.

Ne consegue, inoltre, che egli è anche mezzo degno, nella metà dei suoi anni che vanno da quando gli è stato concesso il pentimento in avanti. Nell’arco di quel tempo, uno è certamente degno, perché egli è certo di non peccare di nuovo. Perciò, nella prima metà dei suoi anni è indegno, e nella seconda metà dei suoi anni è degno.

116) Il Tanna gli dice di pensare che se esegue una Mitzva, quella Mitzva che gli manca dal numero di 613, sarà felice, perché ha giudicato se stesso sulla scala del merito. Questo perché chi ottiene la Mitzva dell'amore per mezzo del pentimento proveniente dall'amore, attraverso di essa viene ricompensato con la trasformazione dei suoi peccati in meriti.

Allora, ogni dolore e sofferenza che egli abbia mai sofferto, prima di ricevere il pentimento, si trasforma, per lui, in piaceri meravigliosi ed infiniti. Inoltre, si rammarica di non aver sofferto il doppio e ancor di più, come nell'allegoria del padrone di casa e dell'ebreo che lo amava.

Questo si chiama "giudicare sulla scala del merito", poiché tutte le emozioni, gli errori e i peccati di uno, si sono trasformati in meriti per lui. Quindi, giudicare sulla scala del merito significa che l'intero calice che era pieno di peccati, è stato trasformato in un calice pieno di meriti. Secondo le parole dei saggi, questa inversione si chiama "giudicare".

117) Il Tanna lo avverte inoltre e dice che, finché uno è nel mezzo, e non gli è stata concessa l'unica Mitzva che manca per arrivare al numero di 613, uno non dovrebbe credere in se stesso fino al giorno della propria morte. Non dovrebbe neanche contare sulla testimonianza di Colui che conosce tutti i misteri, questo perché egli non tornerà alla follia, ma potrebbe ancora trasgredire.

Quindi, uno dovrebbe pensare per se stesso che, se commette un solo peccato, guai a lui, perché ha condannato se stesso sulla scala del peccato. Questo è così perché allora perderà immediatamente tutti i suoi meravigliosi conseguimenti nella Torah, e tutta la rivelazione del volto che gli è stata concessa, e tornerà all’occultamento del volto. Perciò, egli condannerà se stesso sulla scala del peccato, perché perderà tutti i meriti e il bene, perfino dalla seconda metà dei suoi anni. E come prova, viene riportato il versetto "Un peccatore distrugge molto bene".

118) Ora capite l'aggiunta che Rabbi Elazar, figlio di Rabbi Shimon, aggiunge, e anche perché non riporti la frase "Metà indegno e metà degno" come il primo Tanna. Questo perché lì il primo Tanna parla del secondo e del terzo discernimento dell'amore, come è stato spiegato sopra (punti 70 e 72), mentre Rabbi Elazar, figlio di Rabbi Shimon, parla dal quarto discernimento dell'amore, l'amore eterno, ovvero - la rivelazione del volto, come è veramente, il Bene che fa del bene al buono ed al cattivo.

119) Lì, abbiamo appreso che è impossibile ottenere il quarto discernimento, ad eccezione che uno sia esperto e conosca tutti i modi di fare dell'amato, e come egli si comporta con tutti gli altri, nessuno escluso. Questo è anche il motivo per cui, il grande privilegio secondo il quale uno è premiato con il giudicare se stesso sulla scala del merito, non è ancora sufficiente per conseguire l'amore totale, ossia il quarto discernimento. Questo perché ora egli non consegue il Suo merito in qualità di bene che fa del bene al buono e al cattivo, ma ottiene solo la Sua Provvidenza su di lui, come detto al punto 77.

Tuttavia, egli non conosce ancora la Sua Provvidenza in questo modo sublime e meraviglioso nei confronti del resto della gente nel mondo. Così, abbiamo imparato sopra che finché uno non conosce i rapporti che l'amato ha con gli altri, fino al punto che nessuno di loro sia escluso, l'amore non è ancora eterno. Perciò, uno deve condannare anche il mondo intero sulla scala del merito, e solo allora l'amore eterno gli si mostra.

120) Questo è ciò che Rabbi Elazar, figlio di Rabbi Shimon, dice: "Poiché il mondo è giudicato dalla sua maggioranza e l'individuo è giudicato dalla sua maggioranza", e poiché egli si relaziona con il mondo intero, egli non può dire, come è scritto, che li considererà per metà indegni, per metà degni. Questo grado arriva ad una persona solo quando gli viene concessa la rivelazione del volto e il pentimento derivante dal timore. Tuttavia, come è possibile dire ciò di tutto il mondo, quando a loro non è stato concesso questo pentimento? Perciò, basta dire che il mondo è giudicato dalla sua maggioranza, e l'individuo è giudicato dalla sua maggioranza.

Spiegazione: Uno potrebbe pensare che lui non diventi un giusto completo, a meno che egli sia privo di trasgressioni e non abbia mai peccato. Ma coloro che abbiano fallito con i peccati e le trasgressioni non meritano più di diventare completamente giusti.

Per questo motivo, Rabbi Elazar, figlio di Rabbi Shimon, ci insegna che non è così. Piuttosto, il mondo è giudicato dalla sua maggioranza e lo stesso vale per l'individuo. Questo significa che, dopo che uno è emerso dall’essere “medium”, dopo che egli ha raggiunto il pentimento da paura, egli consegue istantaneamente 613 Mitzvot e viene chiamato "medium", cioè per metà dei suoi anni è indegno, e per metà dei suoi anni è degno. In seguito, se uno aggiunge una sola Mitzva, la Mitzva dell'amore, si ritiene che egli sia per la maggior parte degno e giudica tutto sulla scala del merito. Allora, anche la scala dei peccati diventa una scala di meriti, come nelle parole del primo Tanna.

Ne risulta che anche se uno ha il calice pieno di trasgressioni e peccati, tutti questi diventano meriti per lui. Allora, uno è come colui che non ha mai peccato, ed è considerato "completamente giusto".

Questo è il significato del detto secondo il quale sia il mondo sia l'individuo sono giudicati dalla maggioranza. Perciò, le trasgressioni in suo possesso presenti nella propria mano prima del pentimento non sono prese in considerazione, perché sono diventate meriti. Di conseguenza, anche il "malvagio completo" è considerato "completamente giusto" dopo che gli è stato concesso il pentimento proveniente dall'amore.

121) Dunque, egli dice che se un individuo esegue una Mitzva, ossia che dopo il pentimento derivante da paura, allora manca una sola Mitzva, e "Lui è felice perché ha giudicato se stesso e il mondo intero sulla scala del merito". Quindi, non solo viene ricompensato, attraverso il pentimento per amore, giudicando se stesso sulla scala del merito, come dice il primo Tanna (saggio), ma viene anche premiato giudicando il mondo intero sulla scala del merito.

Questo significa che egli viene premiato ascendendo in meravigliosi conseguimenti nella Torah, finché non scopre come tutti i popoli del mondo riceveranno finalmente il pentimento derivante dall’amore. Allora, anche loro scopriranno e vedranno tutta quella meravigliosa Provvidenza, così come lui l’ha conseguita per se stesso. E anche loro saranno tutti giudicati sulla scala del merito. A quel tempo, "I peccati scompariranno dalla terra e i malvagi non esisteranno più".

E persino se agli stessi popoli del mondo non è stato ancora concesso il pentimento per timore, tuttavia, dopo che un individuo consegue quel giudizio sulla scala del merito, che è destinato ad arrivare a loro in modo chiaro e assoluto, questo è simile a: "Vedrai il tuo mondo nella tua vita", detto di uno che si pente per paura. Abbiamo detto che uno è impressionato e deliziato da questo come se l'avesse ricevuto in quell’istante, poiché "Tutto ciò che sta per essere raccolto, è considerato raccolto".

Inoltre, qui è considerato per quell'individuo che ottiene il pentimento del mondo intero proprio come se a loro fosse stato concesso e fossero giunti al pentimento derivante dall’amore. Ognuno di loro ha giudicato i propri peccati come meriti in modo sufficiente a conoscere il Suoi modi di rapportarsi con ogni singola persona nel mondo.

Per questo Rabbi Elazar, figlio di Rabbi Shimon, dice: "Felice è lui, perché ha giudicato se stesso e il mondo intero sulla scala del merito". Da qui in avanti, uno conosce a fondo tutti i comportamenti della Sua Provvidenza, con ogni singola creazione, attraverso la rivelazione del suo vero volto, cioè del Bene che fa il bene al buono e al malvagio. E poiché sa questo, gli è stato perciò concesso il quarto discernimento dell'amore, cioè "l'amore eterno".

Come il primo Tanna, così Rabbi Elazar, figlio Rabbi Shimon, avverte che anche dopo che uno ha giudicato il mondo intero sulla scala del merito, uno non dovrebbe ancora credere in se stesso fino al giorno della sua morte. Se dovesse fallire con una sola trasgressione, perderà immediatamente tutti i suoi meravigliosi conseguimenti, come è scritto: "un peccatore distrugge molto bene".

Questo spiega la differenza fra il primo Tanna e Rabbi Elazar, figlio di Rabbi Shimon: Il primo Tanna parla solo dal punto di vista del secondo e del terzo discernimento dell'amore; quindi, non menziona il giudicare il mondo intero. Ma Rabbi Elazar, figlio di Rabbi Shimon, parla del quarto discernimento dell'amore, che non può essere raffigurato se non attraverso il conseguimento di giudicare il mondo intero sulla scala del merito. Tuttavia, dobbiamo ancora capire come otteniamo questo meraviglioso conseguimento di giudicare il mondo intero sulla scala del merito.

122) Qui dobbiamo capire le parole dei nostri saggi (Taanit 11a): "Un nuovo scritto, quando il pubblico è in lutto, non si dovrebbe dire: 'Andrò a casa mia, e mangerò e berrò e avrò la mia anima in pace’. Se uno lo fa, lo scritto dice di lui: "Ed ecco gioia e letizia, uccidendo buoi e uccidendo pecore, mangiando carne e bevendo vino - mangiamo e beviamo, perché domani moriremo". Che cosa dice dopo di questo? ‘E il Signore degli eserciti si rivelò nelle mie orecchie: Di sicuro questa iniquità non sarà da voi espiata fino a che non morirete". Fin qui riguardo all'attributo di ‘medium’. Ma che cosa dice a proposito dell'attributo di malvagio? "Venite, andrò a prendere il vino e ci riempiremo di una bevanda forte; e domani sarà come questo giorno". Che cosa si dice dopo di questo? ‘Il giusto muore, e nessuno vi bada, poiché a causa del male il giusto muore’. Invece, quando uno soffre con il pubblico, gli viene è garantito il conforto del pubblico".

123) Queste parole sembrano del tutto irrilevanti. Egli vuole dimostrare dal testo, che uno si deve dolere con il pubblico. Quindi, perché dovremmo dividere e separare l'attributo di ‘medium’ dall'attributo del malvagio? Inoltre, qual è la precisione che fa riguardo all'attributo di medium e all'attributo di malvagio? E perché non dice semplicemente "medium" e "malvagio", perché ho bisogno di specificare la parola “attributo”?

Inoltre, dove è implicito che lo scritto parli di una iniquità quando uno non si affligge con il pubblico? Ancora di più, non vediamo nessuna punizione nell'attributo del malvagio, ma in ciò che è scritto: "Il giusto muore, e nessuno se ne ha a cuore". Se il malvagio commette peccato, che cosa fa il giusto per dover essere punito, e perché il malvagio dovrebbe preoccuparsi se il giusto muore?

124) Tuttavia, dovreste sapere che tutti questi attributi, "medium", " malvagio" e "giusto", menzionati in questa Baraita, non sono in persone diverse. Piuttosto, tutti e tre si trovano all'interno di ogni singola persona del mondo. Questi tre attributi sono individuabili in ogni persona. Durante il periodo di occultamento del volto, prima ancora di ottenere il pentimento derivante da paura, egli viene riconosciuto come colui che è nell'attributo di malvagio.

In seguito, se uno ottiene il pentimento da paura, egli è considerato come nell’ attributo di ‘medium’. Poi, se ad uno è concesso anche il pentimento da amore, nel suo quarto discernimento, che significa amore eterno, egli è considerato "completamente giusto". Quindi, loro non dissero solamente medium e giusto, ma l'attributo di medium e l'attributo di malvagio.

125) Ricordiamo inoltre che è impossibile raggiungere il suddetto quarto discernimento dell'amore senza aver prima conseguito la rivelazione del volto, che è destinata a giungere al mondo intero. Questo dà ad uno la forza di giudicare il mondo intero sulla scala del merito, come dice Rabbi Elazar, figlio di Rabbi Shimon. Abbiamo già appreso che la questione della rivelazione del volto trasformerà inevitabilmente ogni dolore e tristezza, che è arrivato durante l'occultamento del volto, in piaceri meravigliosi, finché uno non si pentirà di aver sofferto così poco, come è stato spiegato sopra.

Quindi, dobbiamo chiederci: "Quando uno giudica se stesso sulla scala del merito, egli ricorda certamente tutto il dolore e la sofferenza che aveva avuto durante l'occultamento del volto". Ecco perché è possibile che tutti questi si trasformino in piaceri meravigliosi per lui, come abbiamo detto sopra. Ma quando egli giudica il mondo intero sulla scala del merito, come fa a conoscere la misura del dolore e della sofferenza che tutti i popoli del mondo soffrono, in modo tale da capire come essi vengano giudicati sulla scala del merito nello stesso modo in cui abbiamo spiegato a proposito del giudicare se stesso?

Per evitare che manchi la scala del merito del mondo intero, quando uno è qualificato per giudicarli sulla scala del merito, uno non ha altra tattica se non dolersi sempre dei problemi del pubblico, così come soffre dei propri problemi. Allora la scala del peccato del mondo intero sarà pronta dentro di lui, come la propria scala del peccato. Così, se gli viene concesso di giudicare se stesso sulla scala del merito, potrà anche giudicare il mondo intero sulla scala del merito e conseguirà l’essere "un giusto completo".

126) Da quanto spiegato, capiamo propriamente le parole della Baraita, che se uno non soffre con il pubblico, allora anche quando gli viene concesso il pentimento da paura, cioè l'attributo di ‘medium’, lo scritto dice di lui: "Ed ecco la gioia e la letizia." Questo significa che uno che ha ricevuto la benedizione: "Vedrai il tuo mondo nella tua vita" e vede l'intera ricompensa per la sua Mitzva, che è preparata per il mondo a venire, è certamente "Pieno di gioia e letizia". E si dice: "Uccidere buoi e uccidere pecore, mangiare carne e bere vino - Mangiamo e beviamo, perché domani moriremo!”.

In altre parole, lui è pieno di grande gioia per la sua ricompensa garantita nel mondo a venire. Questo è il motivo per cui dice così volentieri: "Perché domani moriremo", ed io raccoglierò la mia intera vita del mondo a venire dopo che morirò.

Eppure, è scritto su questo: "E il Signore degli eserciti si è rivelato nelle mie orecchie: Sicuramente questa iniquità non sarà da voi espiata fino alla vostra morte". Ciò significa che il testo lo rimprovera per gli errori presenti nella sua mano, poiché abbiamo imparato che i peccati di colui che si pente per paura diventano semplici errori. Quindi, poiché egli non si è addolorato con il pubblico e non può ottenere il pentimento che deriva dall’amore, momento in cui i peccati sono trasformati in virtù, segue necessariamente che i suoi errori non saranno mai espiati durante la sua vita. Quindi, come può rallegrarsi della sua vita nel prossimo mondo? Ecco perché è scritto: "Sicuramente questa iniquità non sarà da voi espiata”, intendendo gli errori, “fino alla vostra morte", ossia prima che egli muoia. Perciò, egli viene privato dell’espiazione.

127) La Baraita dice anche che questo è "l'attributo di medium", nel senso che questo testo parla di un periodo di tempo partendo da quando uno si è pentito per paura, in avanti. In quel momento, non è considerato "medium".

Ma cosa scrive riguardo “all’attributo del malvagio"? In altre parole, che cosa ne sarà del tempo in cui egli si trovava nell'occultamento del volto, che era allora chiamato "attributo del malvagio"? Abbiamo imparato che il pentimento per paura non corregge il proprio passato, prima del momento del proprio pentimento.

Quindi, la Baraita porta un altro versetto: "Vieni, andrò a prendere del vino, e ci riempiremo di una bevanda forte; e domani sarà come questo giorno". Ciò significa che quei giorni e quegli anni che sono passati dal momento dell'occultamento del volto e che egli non ha corretto, chiamato "attributo del malvagio", non vogliono che lui muoia, poiché non hanno parte nel mondo che verrà dopo la morte, poiché essi sono l'attributo del malvagio.

Pertanto, nel momento in cui l'attributo di “medium”, presente in lui, è felice e sta gioendo, "perché domani moriremo", e sarà ricompensato con la vita del mondo a venire, allo stesso tempo l'attributo del malvagio in lui non dice lo stesso. Dice piuttosto: "e domani sarà come questo giorno", il che significa che vuole vivere ed essere felice in questo mondo per sempre, perché esso non ha ancora una parte nel mondo che verrà, poiché egli non l'ha corretto, perché esso è corretto solo per mezzo del pentimento derivante dall’amore.

128) La Baraita termina con: “Che cosa dice dopo di ciò? ‘Il giusto muore’”. Ossia l'attributo del giusto completo, che quella persona dovrebbe meritare, è da lui perso. "E nessuno lo ha a cuore... il giusto è tolto via per sottrarlo ai mali che vengono". Ciò significa che, poiché quel ‘medium’ non ha partecipato al dolore del pubblico, non può ottenere il pentimento derivante dall'amore, invertendo i peccati in virtù e i mali in piaceri meravigliosi. Invece, tutti gli errori e il male che aveva sperimentato prima di acquisire il pentimento derivante da paura, stanno ancora nell'attributo del malvagio, il quale percepisce il danno derivante dalla Sua Provvidenza. E a causa di questi danni che loro ancora sentono, non possono essere premiati con l'essere completamente giusti.

Lo scritto dice: "e nessun uomo lo ha a cuore", il che significa che quella persona non lo prende a cuore "a causa del male". In altre parole, a causa del danno che uno ancora sente nella Sua Provvidenza del passato, "il giusto muore", il che significa che ha perso l'attributo di giusto. E morirà e scomparirà dal mondo come mero ‘medium’.

Tutto ciò riguarda colui che non si affligge con il pubblico, e non viene premiato vedendo il conforto del pubblico, perché non sarà in grado di giudicarli sulla scala del merito e vedere la loro consolazione. Quindi, non otterrà mai l'attributo di giusto.

129) Da tutto quanto sopra citato, siamo venuti a sapere che non esiste persona nata da donna che non sperimenterà i tre attributi di cui sopra: attributo del malvagio; attributo del medium; attributo del giusto.

Essi sono chiamati Midot (attributi) poiché si estendono dalla Midah (misura) del loro conseguimento della Sua Provvidenza. I nostri saggi dissero: "uno è misurato nella misura in cui egli misura " (Sutah 8). Coloro che raggiungono la Sua Provvidenza nell’occultamento del volto sono considerati malvagi: malvagi incompleti dal punto di vista del singolo occultamento, oppure malvagi completi dal punto di vista del doppio occultamento.

Poiché sentono e pensano che il mondo è condotto nella forma di una guida cattiva, è come se si condannassero, poiché ricevono tormenti e dolori dalla Sua Provvidenza e sentono solo male per tutto il giorno. E condannano la maggioranza pensando che tutte le persone nel mondo siano sorvegliate come loro, con una guida cattiva.

Per questo, coloro che ottengono la Provvidenza dal punto di vista dell'occultamento del volto sono chiamati "malvagi", poiché quel nome si manifesta in loro dal profondo della loro sensazione. Dipende dalla comprensione del cuore; e le parole o il pensiero che giustificano la sua Provvidenza non contano affatto, quando ciò si oppone alla sensazione di ogni organo e senso, i quali non possono costringere se stessi a mentire, come fanno le parole o il pensiero.

Perciò, coloro che sono in questa misura del conseguimento della Provvidenza sono considerati come se avessero condannato se stessi e il mondo intero sulla scala del peccato, come è scritto nelle parole di Rabbi Elazar, figlio di Rabbi Shimon. Questo perché immaginano che tutti i popoli del mondo non siano governati sotto un buon governo, come sarebbe confacente al Suo Nome di: "Il Bene che fa il bene al buono e al malvagio".

130) Sono considerati ‘medium’ coloro ai quali viene concessa la sensazione della Sua Provvidenza sotto forma del primo grado di rivelazione del volto, chiamato "pentimento che deriva da paura". Questo perché le loro emozioni sono divise in due parti, chiamate "i due piatti della bilancia". Adesso che hanno acquisito la rivelazione del volto, per mezzo di "Vedrai il tuo mondo nella tua vita", come minimo hanno raggiunto la Sua buona Provvidenza come si addice al Suo nome: "Il Buono". Quindi loro hanno la scala del merito.

Eppure, tutti i dolori e gli amari tormenti che sono stati impressi completamente nei loro sentimenti da tutti i giorni e gli anni in cui hanno ricevuto la Provvidenza dell’occultamento del volto, dal momento prima di ricevere il suddetto pentimento, rimangono tutti e sono chiamati "la scala della colpa".

E poiché loro hanno questi due piatti della bilancia che stanno l'uno di fronte all'altro, in modo tale che la parte della colpa è stabilita dal momento del loro pentimento e prima di esso, e la parte del merito è fissata e garantita loro dal momento del pentimento in poi, il tempo del pentimento sta "tra" il merito e il peccato, e quindi loro sono chiamati "medium".

131) E coloro che meritano la rivelazione del volto nel secondo grado, chiamato "pentimento da amore", quando i peccati diventano per loro meriti, sono considerati come se avessero giudicato la suddetta scala del peccato come una scala di merito. Ciò significa che tutti i dolori e le afflizioni impressi nelle loro ossa mentre si trovavano sotto la Provvidenza dell’occultamento del volto sono stati invertiti e giudicati sulla "scala del merito", perché ogni dolore e sofferenza è stato trasformato in un piacere meraviglioso e senza fine. Ora sono chiamati "giusti", perché giustificano la Sua Provvidenza.

132) Dobbiamo sapere che il suddetto attributo di ‘medium’ si applica anche quando si è sotto la Provvidenza dell’occultamento del volto. Con un grande sforzo nella fede in ricompensa e punizione, appare loro una Luce di grande fiducia nel Creatore. Per un certo tempo, viene loro concesso un certo grado di rivelazione del Suo volto nella misura del grado di ‘medium’. Ma lo svantaggio è che non possono rimanere permanentemente nei loro gradi, poiché stare permanentemente in un grado è possibile solo attraverso il pentimento derivante da paura.

133) Dovremmo anche sapere che ciò che abbiamo detto, ossia che esiste la scelta solo quando c'è occultamento del volto, non significa che, dopo aver raggiunto la Provvidenza del volto rivelato, non si ha più lavoro o sforzo nella pratica di Torah e Mitzvot. Al contrario, il lavoro vero e proprio in Torah e Mitzvot inizia principalmente dopo che ci è stato concesso il pentimento derivante da amore. Solo allora è possibile impegnarsi in Torah e Mitzvot con amore e timore, come ci è comandato, e "Il mondo è stato creato solo per colui che è completamente giusto" (Berachot 61).

È un po' come un re che voleva selezionare per sé i più fedeli dei suoi sudditi nel regno e portarli a lavorare nel suo palazzo. Che cosa fece? Emanò un decreto che chiunque volesse, giovane o vecchio, sarebbe venuto nel suo palazzo per dedicarsi ai lavori all'interno dello stesso.

Tuttavia, egli incaricò molti dei suoi servitori di sorvegliare la porta del palazzo e tutte le strade che conducono ad esso, e ordinò loro di deviare astutamente tutti coloro che si avvicinano al suo palazzo e di sviarli dalla via che conduce ad esso.

Naturalmente, tutti gli abitanti del paese cominciarono a correre al palazzo del re. Ma le guardie diligenti li respinsero astutamente. Molti di loro vinsero le guardie e si avvicinarono alla porta del palazzo, tuttavia le guardie alla porta erano le più diligenti, e se qualcuno si avvicinava alla porta, esse lo deviavano ed allontanavano con grande astuzia, fino a quando uno non disperava e ritornava come era venuto.

E così loro andarono e tornarono, e riacquistarono forza, e andarono e tornarono di nuovo, e così via per diversi giorni ed anni, finché non si stancarono di provare. E solo gli eroi tra loro, la cui pazienza durò, sconfissero le guardie e aprirono la porta. Ed essi furono subito premiati vedendo il volto del Re, che nominò ciascuno di loro al posto giusto.

Naturalmente, da quel momento in poi, non ebbero più rapporti con quelle guardie, che li dirottarono e fuorviarono e resero le loro vite amare per diversi giorni e anni, correndo avanti e indietro attorno alla porta. Questo perché sono stati ricompensati per aver lavorato e servito di fronte alla gloria del volto del re all'interno del suo palazzo.

Così è con il lavoro di colui che è completamente giusto. La scelta applicata durante l'occultamento del volto sicuramente non si applica quando essi hanno aperto la porta per conseguire l’aperta Provvidenza.

Tuttavia, essi iniziano il loro lavoro principalmente dalla rivelazione del volto. In quel momento, cominciano a salire i molti gradini della scala posta sulla terra, la cui cima raggiunge il cielo, come si legge: "I giusti andranno di forza in forza". È come dicono i nostri saggi: “Ogni singolo giusto rimane bruciato dalla tenda del suo amico”. Queste opere li qualificano per la volontà del Creatore, per realizzare in esse il suo pensiero della creazione, che è di "deliziare le sue creature" secondo la sua buona e generosa mano.

134) Voi dovreste conoscere questa legge, ossia che c'è rivelazione solo in un luogo dove c'era occultamento. Questo è simile alle questioni di questo mondo dove l'assenza precede l'esistenza, poiché la crescita del grano appare solo dove esso fu seminato e si è decomposto.

Lo stesso vale per le questioni superiori, dove occultamento e rivelazione si relazionano tra loro come lo stoppino alla luce che lo cattura. Questo perché ogni occultamento, una volta corretto, è motivo di rivelazione della Luce relativa a quel tipo di occultamento, e la Luce che appare si aggrappa ad esso come la luce fa con lo stoppino. Ricordate questo in tutti i vostri modi di procedere.

135) Ora potete capire quello che hanno scritto i nostri saggi, che l’intera Torah sono i nomi del Creatore. Questo sembra sconcertante, dato che ci sono molte cose indecenti, come ad esempio nomi di malvagi - Faraone, Balaam, ecc., divieto, Tuma’a [impurità], maledizioni spietate nelle due ammonizioni e così via. Quindi, come possiamo comprendere che tutti questi sono nomi del Creatore?

136) Per capire questo, dobbiamo sapere che le nostre vie non sono le Sue vie. Il nostro cammino è quello di arrivare dall'imperfezione alla perfezione. Nel Suo modo, tutte le rivelazioni giungono a noi dalla perfezione all’imperfezione.

In primo luogo, la perfezione completa emana ed emerge da Lui. Questa perfezione discende dal Suo volto e scende a cascata di restrizione in restrizione, attraverso diversi gradi, fino all'ultima fase, la più ristretta, che è adatta al nostro mondo materiale. Ed allora la materia ci appare qui in questo mondo.

137) Da quanto detto sopra, imparerete che la Torah, la cui altezza è infinita, non si è emanata o è emersa da prima di Lui come ci appare qui in questo mondo, poiché si sa che "La Torah e il Creatore sono una cosa sola", e questo non è affatto evidente nella Torah del nostro mondo. Inoltre, uno che vi si impegna in Lo Lishma, la sua Torah diventa per lui una pozione di morte.

Piuttosto, quando è stata emanata per la prima volta da Lui, è stata emanata ed è emersa in assoluta perfezione, cioè nella forma attuale di "La Torah e il Creatore sono una cosa sola". Questa è chiamata, "La Torah di Atzilut", nell'Introduzione a Tikkuney Zohar (p 3), ossia che "Lui, la Sua Vita e il Suo Sé sono uno solo”. In seguito, è discesa dal Suo volto ed è stata gradualmente limitata attraverso molte restrizioni, fino a quando fu data presso il monte Sinai, quando fu scritta così come è qui davanti a noi in questo mondo, vestita con gli abiti grezzi del mondo materiale.

138) Tuttavia, dovreste sapere che la distanza tra i rivestimenti della Torah in questo mondo e i rivestimenti della Torah nel mondo di Atzilut è incommensurabile. Eppure, la Torah stessa, che significa la Luce all’interno di quei vestiti, è immutata tra la Torah di Atzilut e la Torah di questo mondo, come è scritto in: "Io il Signore non cambio" (Malachia 3:6).

Inoltre, questi abiti grezzi della nostra Torah di Assiya non sono affatto di valore inferiore rispetto alla Luce che vi è rivestita. Al contrario, la loro importanza, rispetto alla fine della loro correzione, è molto maggiore di quella di tutti i suoi puri vestiti nei Mondi Superiori. Questo perché l'occultamento è la ragione della rivelazione. Dopo la sua correzione, durante la rivelazione, l'occultamento sta alla rivelazione come uno stoppino sta alla luce che lo afferra. Più grande è l’occultamento, più grande sarà la Luce che vi si aggrapperà quando sarà corretta. Perciò, tutti questi abiti grezzi nei quali è rivestita la Torah in questo mondo, il loro valore non è affatto inferiore alla Luce che essi vestono, anzi è proprio il contrario.

139) Questo è il trionfo di Mosè sugli angeli con il suo argomentare: "C'è invidia tra di voi? C’è inclinazione malvagia fra di voi?” (Shabbat 89). Significa che il maggiore occultamento rivela una Luce maggiore. Egli mostrò loro che nei vestiti puri in cui si riveste la Torah, nel mondo degli angeli, le Luci più grandi non possono apparire attraverso di loro nel modo in cui esse possono apparire in rivestimenti di questo mondo.

140) Impariamo quindi che non c'è nessun cambiamento dalla Torah de Atzilut, dove "La Torah e il Creatore sono uno" e la Torah in questo mondo. L'unica differenza è nei rivestimenti, poiché gli abiti di questo mondo occultano il Creatore e Lo nascondono.

Sappiate che a causa del Suo vestirsi nella Torah, essa è chiamata "Insegnamento". Vi dice che anche durante l'occultamento del volto, e persino durante il doppio occultamento, il Creatore è instillato e rivestito nella Torah. Egli è Moreh [Maestro] ed essa è la Torah, ma gli abiti grezzi della Torah davanti ai nostri occhi sono come ali che coprono e nascondono il Maestro che è vestito e si nasconde in essi.

Tuttavia, quando ci viene concessa la rivelazione del volto nel pentimento derivante da amore nel suo quarto discernimento, si dice di lui: "Il tuo Maestro non Si nasconderà più, e i tuoi occhi vedranno il tuo Maestro" (Isaia 30:20). Da quel momento in poi, le vesti della Torah non nascondono più il Maestro e uno scopre per sempre che "La Torah e il Creatore sono una cosa sola".

141) Ora puoi capire il significato delle parole di nostri saggi: "Lascia Me ed osserva la Mia legge". Loro interpretarono così: "Vorrei che Mi avessero lasciato e avessero osservato la Mia Torah - la Luce in essa li riforma" (Talmud di Gerusalemme, Hagiga, Capitolo 1, Halacha 7).

Questo è fonte di perplessità. Loro intendono che quelle persone stavano digiunando e tormentandosi per trovare la rivelazione del Suo volto, come è scritto in: "Loro provano piacere nell’avvicinarsi a Dio" (Isaia 58:2). Ciononostante il testo dice loro, nel nome del Creatore: "Vorrei che Mi lasciaste, perché tutto il vostro lavoro è vano e infruttuoso. Non mi trovo da nessuna parte se non nella Torah. Perciò, osservate la Torah e cercateMi lì, e la Luce in essa vi riformerà e Mi troverete", come è scritto: "E quelli che mi cercano mi trovano".

142) Ora possiamo in qualche modo chiarire l'essenza della saggezza della Kabbalah, in modo sufficiente ad avere una percezione affidabile della qualità di quella saggezza. Così, uno non si ingannerà con false fantasie, come fanno le masse.

Dovreste sapere che la Torah si divide in quattro discernimenti, che abbracciano l'intera realtà. Nella realtà generale di questo mondo si distinguono tre discernimenti. Si chiamano "Mondo", "Anno", "Anima". Il quarto discernimento è il modo di esistere delle suddette tre parti della realtà, il loro nutrimento, i loro comportamenti e tutti gli eventi a loro relativi.

143) Più precisamente, 1) la parte esterna della realtà, come il cielo e i firmamenti, la terra e i mari, ecc. che sono scritti nella Torah, tutti questi sono chiamati "Mondo". 2) La parte interiore della realtà - uomo e bestia, animali e uccelli vari, ecc. - riportata nella Torah, che esiste nei luoghi di cui sopra, chiamati "parte esterna", sono chiamati "Anima". 3) L'evoluzione della realtà attraverso le generazioni si chiama "Causa e conseguenza". Ad esempio, nell'evoluzione dei capi delle generazioni da Adam HaRishon attraverso Giosuè e Caleb, che sono arrivati in terra e che sono riportati nella Torah, il padre è considerato la "causa" del figlio, che è "causato" da lui. Questa evoluzione dei dettagli della realtà attraverso causa e conseguenza di cui sopra si chiama "Anno". 4) Allo stesso modo, tutte le condotte dell'esistenza della realtà, sia esterna che interna, in ogni loro evento e comportamento, riportati nella Torah, sono chiamate "l'esistenza della realtà".

144) Sappiate che i quattro mondi nella saggezza di Kabbalah, sono nominati: Atzilut, Beria, Yetzira e Assiya, sono apparsi e si sono evoluti, essi emersero l'uno dall'altro come un sigillo e la sua impronta. Questo significa che tutto ciò che è scritto nel sigillo appare necessariamente in ciò che è impresso da esso, né più né meno, e così è stato anche nell'evoluzione dei mondi. Così, tutti e quattro i discernimenti - mondo, anno, anima - con tutte le loro modalità di sostentamento, che erano presenti nel mondo di Atzilut, sono usciti, sono stati impressi, e si sono manifestati nella loro immagine anche nel mondo di Beria. È la stessa cosa dal mondo di Beria al mondo di Yetzira, fino al mondo di Assiya.

Perciò, tutti e tre i discernimenti della realtà che ci troviamo di fronte, chiamati “mondo, anno, anima” con tutti le loro modalità di sostentamento, che sono poste sotto i nostri occhi qui in questo mondo, si estesero e si manifestarono qui dal mondo di Yetzira, ed in Yetzira dal suo superiore.

In questo modo, la fonte dei numerosi dettagli davanti ai nostri occhi è nel mondo di Atzilut. Inoltre, anche con le innovazioni che appaiono oggi in questo mondo, ogni novità deve prima apparire in alto, nel mondo di Atzilut, e da lì estendersi in giù e apparire a noi in questo mondo.

Questo è il significato delle parole dei nostri saggi: “Non c'è un filo d'erba di sotto che non abbia un destino e una guardia al di sopra, che lo colpiscono e gli dicono: 'Cresci!’” (Bereshit Rabba, capitolo 10). Questo è il significato delle parole: "Di sotto uno non muove il proprio dito, prima che uno non lo abbia annunciato in alto" (Hulin p 7b).

145) Sappiate che a causa del rivestimento della Torah nei tre discernimenti della realtà, "Mondo", "Anno", "Anima", e della loro esistenza in questo mondo materiale, risultano divieti, Tuma’a [impurità] e difetti che si trovano nella Torah rivelata. È stato spiegato sopra che il Creatore è rivestito in essa secondo il principio di: "La Torah e il Creatore sono una cosa sola", ma in grande occultamento, perché questi abiti materiali sono le ali che Lo coprono e nascondono.

Tuttavia, il rivestimento della Torah nella forma pura di "Mondo", "Anno", "Anima", e la loro esistenza nei tre mondi superiori, chiamati Atzilut, Beria, Yetzira, sono generalmente chiamati "La Saggezza della Kabbalah".

146) Così, la saggezza della Kabbalah e la Torah rivelata sono la stessa cosa. Tuttavia, mentre una persona riceve da una Provvidenza di occultamento del volto ed il Creatore si nasconde nella Torah, si ritiene che egli stia praticando la Torah rivelata. In altre parole, egli non è in grado di ricevere alcuna illuminazione dalla Torah di Yetzira, per non parlare di quella al di sopra di Yetzira.

E quando uno viene ricompensato con la rivelazione del volto, egli comincia ad impegnarsi nella saggezza della Kabbalah, poiché gli abiti stessi della Torah rivelata furono purificati per lui, e la sua Torah divenne la Torah di Yetzira, chiamata "La Saggezza della Kabbalah".

Persino per colui al quale è stata concessa la Torah di Atzilut, ciò non significa che le lettere della Torah siano cambiate per lui. Piuttosto, gli stessi abiti della Torah rivelata si sono purificati per lui e sono diventati vestiti molto puri. Sono diventati come il versetto "Il tuo Maestro non dovrà più nascondersi, e i tuoi occhi vedranno il tuo Maestro". In quel momento, essi diventano come: "Lui, la Sua Vita e il Suo Sé sono una cosa sola".

147) Per rendere la questione un po' più chiara, vi farò un esempio. Esempio: Mentre uno era in occultamento del volto, le lettere e gli abiti della Torah nascondevano necessariamente il Creatore. Quindi, egli fallì, a causa dei peccati e degli errori che aveva commesso. In quel periodo, fu messo sotto la punizione degli abiti grossolani della Torah, i quali sono impurità, proibizione ed imperfezione.

Tuttavia, quando uno è stato ricompensato con la Provvidenza aperta e il pentimento derivante dall'amore, quando i suoi peccati diventano virtù, tutti i peccati e gli errori in cui aveva fallito, mentre era sotto l'occultamento del volto, si sono ora liberati dei loro abiti grossolani e molto amari, ed hanno indossato vestiti di Luce, Mitzva, e meriti.

Questo perché gli stessi abiti grezzi si sono trasformati in meriti. Ora sono come abiti che si estendono dal mondo di Atzilut o di Beria, e non coprono o nascondono il Maestro. Al contrario, "i tuoi occhi vedranno il tuo Maestro".

Così, non c'è alcuna differenza tra la Torah di Atzilut e la Torah in questo mondo, tra la saggezza della Kabbalah e la Torah rivelata. Piuttosto, l'unica differenza è nella persona che si impegna nella Torah. Due possono studiare la Torah nella stessa porzione e con le stesse parole, ma per uno, questa Torah sarà come la saggezza della Kabbalah e la Torah di Atzilut, mentre per l'altro, sarà la Torah dell'Assiya, ossia quella rivelata.

148) Ora capirete la verità nelle parole del Vilna Gaon nel libro delle preghiere, nella benedizione per la Torah. Egli scrisse che la Torah inizia con Sod (segreto), intendendo la Torah rivelata di Assyia, che è considerata nascosta, poiché lì il Creatore è completamente nascosto.

Poi passa al Remez (intimazione), il che significa che Egli è rivelato un po’ di più nella Torah di Yetzira. Infine, si raggiunge il Peshat (letterale), che è la Torah di Atzilut. Si chiama Peshat, perché è Mufshat [spogliata] di tutti i vestiti che nascondono il Creatore.

149) Una volta arrivati così avanti, possiamo fornire qualche idea e discernimento nei quattro mondi, conosciuti nella saggezza della Kabbalah con i nomi di Atzilut, Beria, Yetzira, Yetzira, Assiya di Kedusha [santità], e nei quattro mondi ABYA delle Klipot, disposti l'uno di fronte all'altro, opposti all' ABYA di Kedusha.

Capirete questo nei quattro discernimenti del conseguimento della Sua Provvidenza, e nei quattro gradi di amore. In primo luogo, spiegheremo i quattro mondi ABYA di Kedusha, e partiremo dal basso, dal mondo di Assiya.

150) Abbiamo già spiegato i primi due discernimenti della Provvidenza dell’occultamento del volto. Dovreste sapere che entrambi sono considerati il mondo di Assiya. Questo è il motivo per cui è scritto nel libro L’Albero della Vita (Cancello 48, Capitolo 3) che il mondo di Assiya è per lo più malvagio, e anche il poco bene contenuto in esso è mescolato con il male ed è irriconoscibile.

Interpretazione: Dal punto di vista del primo occultamento, ne consegue che è per lo più cattivo, con riferimento ai tormenti e le sofferenze che provano coloro che ricevono questa Provvidenza. E dal punto di vista del doppio occultamento, il bene si mescola anche con il male, ed il bene è completamente indiscernibile.

Il primo discernimento della rivelazione del volto è considerato "il mondo di Yetzira". Perciò, è scritto nel libro L’Albero della Vita (Cancello 48, Capitolo 3), che il mondo di Yetzira è metà buono e metà cattivo. Ciò significa che colui che consegue il primo discernimento della rivelazione del volto, che è la prima forma di amore condizionale, considerato un semplice "pentimento derivante da paura", è chiamato "medium", ed è per metà colpevole, per metà innocente.

Il secondo discernimento dell'amore è anch’esso condizionale, ma non c'è nessuna traccia di qualsivoglia danno o pregiudizio tra di loro. Inoltre, il terzo discernimento dell'amore è il primo discernimento dell'amore incondizionato. Entrambi sono considerati il mondo di Beria.

Quindi è scritto nel libro L’Albero della Vita (Cancello 48, Capitolo 3) che, il mondo di Beria è per la maggior parte buono e solo la sua minoranza è cattiva, e quella minoranza di male è indiscernibile. Ciò significa che, dal momento in cui il “medium” è ricompensato con una Mitzva, egli giudica se stesso sulla scala del merito. E per questa ragione, è considerato "per lo più buono", intendendo il secondo discernimento dell'amore.

Il male minuscolo ed indistinto che emerge in Beria si estende dal terzo discernimento dell'amore, che è incondizionato. Inoltre, egli ha già condannato se stesso su di una scala di merito, ma non lo ha ancora fatto per il mondo intero. Quindi, una minoranza in lui è malvagia, poiché questo amore non è ancora considerato eterno. Tuttavia, questa minoranza è indiscernibile perché lui non ha ancora sentito nessun danno o pregiudizio, nemmeno nei confronti degli altri.

Il quarto discernimento dell'amore, l'amore incondizionato, che è anche eterno, è considerato il mondo di Atzilut. Questo è il significato di ciò che è scritto nel L'albero della vita, ossia che nel mondo di Atzilut non c'è nessun male, e lì "Il male non dimorerà con Te".

Questo perché dopo che uno ha sentenziato anche il mondo intero sulla scala del merito, l'amore è eterno, completo, e nessun occultamento e copertura saranno mai concepiti, poiché lì è il posto della rivelazione assoluta del volto, come è scritto: "E il tuo Maestro non dovrà più nascondersi, e i tuoi occhi vedranno il tuo Maestro". Questo perché ora egli conosce tutti i modi di rapportarsi che il Creatore ha con tutte la gente, come vera Provvidenza che appare dal Suo nome, che è quello di: "Il Bene che fa il bene al buono e al malvagio".

151) Ora potete anche comprendere il discernimento dei quattro mondi ABYA di Klipa, posto in opposizione ad ABYA di Kedusha, come in: "Dio ha fatto tanto l'uno quanto l'altro". Questo perché la Merkava [carro/struttura] delle Klipot di Assiya deriva dal discernimento dell’occultamento del volto in entrambi i suoi gradi. Quella Merkava domina per far sì che l'uomo condanni tutto sulla scala della colpa.

E il mondo di Yetzira della Klipa raccoglie nelle sue mani la scala del peccato, che non è corretta nel mondo di Yetzira di Kedusha. Così, esse dominano il ‘medium’, che riceve dal mondo di Yetzira, per mezzo di: "Dio ha fatto tanto l'uno quanto l'altro".

Il mondo di Beria della Klipa ha lo stesso potere di cancellare l'amore condizionale, ossia di cancellare la sola cosa alla quale l'amore si aggancia, cioè l'imperfezione nell'amore del secondo discernimento.

E il mondo di Atzilut di Klipa è ciò che agguanta quella minoranza del male la cui esistenza in Beria non è manifesta, a causa del terzo discernimento dell'amore. E anche se è vero amore, per la forza del Bene che fa il bene al buono ed al malvagio, che rappresenta Atzilut di Kedusha, anche qui, poiché egli non ha sentenziato tutto il mondo sulla scala del merito, la Klipa ha la forza di far fallire l'amore nei confronti della Provvidenza verso gli altri.

152) Questo è il significato di quanto è scritto nel L'Albero della Vita, ossia che il mondo di Atzilut del Klipot si trova opposto al mondo di Beria, e non in opposizione al mondo di Atzilut. Questo perché solo il quarto discernimento dell'amore si estende dal mondo di Atzilut di Kedusha. Non c'è quindi alcun dominio delle Klipot, poiché egli ha già sentenziato il mondo intero sulla scala del merito, e conosce tutti i modi di comportarsi del Creatore nella Sua Provvidenza, anche nei confronti della gente, in base alla Provvidenza del Suo nome, ossia in termini di "Il Bene che fa il bene al buono e al malvagio".

Tuttavia, nel mondo di Beria, da cui si estende il terzo discernimento, non c'è ancora nessun giudizio riguardo tutto il mondo. Pertanto, c'è ancora un appiglio per le Klipot. Eppure, queste Klipot sono considerate Atzilut delle Klipa, poiché sono di fronte al terzo discernimento, l'amore incondizionato, e questo amore è considerato Atzilut.

153) Ora abbiamo spiegato a fondo i quattro mondi ABYA di Kedusha e le Klipot, che sono il "rovescio" di ogni mondo. Sono considerati la carenza che esiste nel loro mondo corrispondente in Kedusha, e sono quelli chiamati "i quattro mondi ABYA delle Klipot".

154) Queste parole bastano a qualsiasi osservatore per sentire in qualche misura l'essenza della saggezza della Kabbalah. Dovete sapere che la maggior parte degli autori dei libri della Kabbalah hanno non hanno rivolto i loro libri, se non solo a quei lettori esclusivamente a quei lettori che hanno già raggiunto una rivelazione del volto e tutti i sublimi conseguimenti.

Non dovremmo chiedere: "Se sono già stati ricompensati con dei conseguimenti, allora loro sanno tutto attraverso il loro stesso conseguimento. Perché allora dovrebbero avere ancora bisogno di approfondire con i in libri di Kabbalah di altri?”

Tuttavia, non è saggio porsi questa domanda. È come uno che si impegna nella Torah letterale ma che non ha nessuna conoscenza delle condotte di questo mondo rispetto ai discernimenti di “Mondo, Anno e Anima” di questo mondo, e che non conosce il comportamento delle persone ed i loro modi di relazionarsi con se stessi e con gli altri. Ed inoltre, non conosce le bestie e gli uccelli di questo mondo. Potresti anche lontanamente considerare che una tale persona sia in grado di capire correttamente anche un solo problema della Torah? Egli capovolgerebbe i problemi della Torah da buoni a cattivi e da cattivi a buoni, e non troverebbe una logica in nulla.

Lo stesso vale per la questione di fronte a noi: anche se uno è stato premiato con un conseguimento, e perfino al livello della Torah di Atzilut, egli non percepirà comunque più di quanto faccia riferimento alla propria anima. Nondimeno, bisogna conoscere tutti e tre i discernimenti, “Mondo, Anno, Anima”, in ogni loro caso e condotta in piena coscienza, per essere in grado di comprendere i problemi della Torah che si riferiscono a quel mondo.

Questi problemi sono spiegati nel Libro dello Zohar e nei libri genuini di Kabbalah con tutti i loro dettagli e complessità. Perciò, ogni saggio e chi è capace di comprendere con la propria mente deve contemplarli giorno e notte.

155) Perciò dobbiamo chiedere: perché allora i Kabbalisti hanno obbligato ogni persona a studiare la saggezza della Kabbalah? In verità c'è una grande cosa in essa, che è degna di essere pubblicizzata: c'è un rimedio meraviglioso e inestimabile per coloro che si impegnano nella saggezza della Kabbalah. Sebbene non capiscano ciò che stanno imparando, attraverso la brama ed il grande desiderio di capire ciò che stanno imparando, risvegliano su se stessi le Luci che circondano le loro anime.

Questo significa che ogni persona di Israele ha la garanzia di raggiungere finalmente tutte i meravigliosi conseguimenti che il Creatore aveva contemplato nel Pensiero della Creazione per deliziare ogni creatura. E chi non è sia stato premiato in questa vita lo sarà nella vita successiva, ecc. fino a quando non sarà ricompensato completando il Suo Pensiero, che Egli aveva progettato per lui, così com’è scritto nello Zohar.

E mentre uno non ha raggiunto la perfezione, le Luci che sono destinate a raggiungerlo sono considerate Luci circostanti. Ciò significa che sono pronte per lui, ma stanno aspettando che egli purifichi i suoi vasi di ricezione, e in quel momento queste luci rivestiranno i vasi idonei.

Perciò, perfino quando egli non ha i vasi, quando si impegna in questa saggezza, citando i nomi delle Luci e dei vasi legati alla sua anima, esse risplendono immediatamente su di lui in una certa misura. Tuttavia, brillano per lui senza vestire l'interiorità della sua anima, per mancanza di vasi in grado di riceverle. Eppure, l'illuminazione che uno riceve di volta in volta durante il suo impegnarsi attira su di lui grazia dall'Alto, conferendogli abbondanza di santità e purezza, che lo portano molto più vicino al raggiungimento della perfezione.

156) Però, durante l'impegno in questa saggezza, esiste una condizione rigorosa da osservare: non materializzare questi argomenti con questioni immaginarie e corporee. Questo perché altrimenti essi violano: "Non farai per te idolo né immagine alcuna".

In quella circostanza, uno viene danneggiato piuttosto che ricevere beneficio. Pertanto, i nostri saggi hanno ammonito di studiare la saggezza solo dopo quarant'anni, o da un Rav, e altre cautele del genere. Tutto questo è per il motivo di cui sopra.

Per questo motivo, ho preparato i commentari Panim Meirot e Panim Masbirot per sul L'albero della Vita al fine di salvare i lettori da ogni materializzazione. Tuttavia, dopo che le prime quattro parti di questi commentari furono stampate e diffuse tra gli studenti, vidi che la mia spiegazione non era così chiara come pensavo, e tutto il grande sforzo che avevo fatto per spiegare ed elaborare per far capire le cose con facilità è stato quasi completamente inutile.

Questo è accaduto perché i lettori non sentono la grave necessità di approfondire il significato di ogni singola parola di fronte a loro e di ripeterla più volte finché non la ricordano bene ovunque quella parola compaia nel libro. E dimenticando una parola, si confondono sulle cose, poiché la sottigliezza della materia fa sì che la mancanza di interpretazione di una sola parola offuschi tutta la materia per loro.

Per correggere questo, ho cominciato a scrivere la "spiegazione delle parole" in ordine alfabetico, in relazione a tutte le parole che appaiono nei libri della Kabbalah e che richiedono un chiarimento. Da un lato, ho raccolto i commentari dell'ARI e del resto dei primi Kabbalisti riguardo a tutto ciò che hanno detto di quella parola. D'altra parte, ho spiegato l'essenza di tutte queste interpretazioni e compilato una solida definizione per spiegare quella parola in un modo che basti al lettore per comprenderla in ogni luogo in cui incontra quella parola in tutti gli autentici libri di Kabbalah, dal primo all'ultimo. Questo è ciò che ho fatto con tutte le parole usate nella saggezza della Kabbalah.

Ho già stampato le parole che iniziano con la lettera Aleph [A], ed alcune della lettera Bet [B], ma solo su un lato. Questo è già vicino a mille pagine. Purtroppo, per mancanza di denaro, ho interrotto l'opera all'inizio e da quasi un anno ormai non ho continuato questo importante lavoro, e il Creatore sa se mai ci arriverò, perché ci sono molte spese e, al momento, nessun sostegno.

Per questo motivo, ho intrapreso un percorso diverso, come in "Meglio un passero nella mano… [che un piccione sul tetto]" e questo è il libro Talmud Eser Sefirot [Lo studio delle Dieci Sefirot] relativo all'ARI. Lì raccolgo dai libri dell'ARI - e soprattutto dal suo libro Albero della Vita - tutti i principali saggi riguardanti la spiegazione delle dieci Sefirot. Li ho posizionati nella parte superiore di ogni pagina ed ho fatto una spiegazione ampia su di esso chiamato Ohr Pnimi [Luce interiore], ed un'altra spiegazione chiamata Histaklut Pnimit [Osservazione Interiore]. Queste spiegano ogni parola e problema presentati nelle parole dell'ARI all'inizio della pagina nel modo più semplice e facile possibile.

Ho diviso il libro in sedici parti in modo che ogni parte sarà una lezione specifica su un argomento specifico nelle dieci Sefirot. L'Ohr Pnimi chiarisce principalmente le parole dell'ARI presentate in quella lezione, e l'Histaklut Pnimit chiarisce principalmente la questione in generale. In aggiunta ad esse, ho allestito una Tabella delle domande e una Tabella delle risposte per tutte le parole e le questioni presentate in quella parte.

Una volta terminata quella parte, il lettore dovrebbe mettersi alla prova per vedere se è in grado di rispondere correttamente a tutte le domande presentate nella Tabella delle Domande. Dopo aver risposto, dovrebbe guardare la risposta relativa a quella domanda nella Tabella delle risposte, per vedere se ha risposto correttamente. Perfino se è in grado di rispondere bene alle domande a memoria, egli dovrebbe ripetere le domande più volte fino a quando non è come se fossero poste in una scatola. In quel momento, egli ricorderà ogni parola quando ne avrà bisogno, o almeno ne ricorderà il posto per cercarla, "e la volontà di Dio avrà successo attraverso di lui".

[1] Vedi spiegazione nel saggio PARDES.